L’Irlanda sta diventando un inferno terrestre, dove i bambini vengono programmati per essere venduti in una compravendita degna del mercato rionale del pesce. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo. L’Irlanda era un Paese cattolico, e come tale teneva ben desti certi princìpi sui cui traguardare i propri valori anche nella vita pubblica. Sì, si è fatta spesso molta retorica facilona sull’“Irlanda cattolica”, ma non tutto è stato solo ciarpame, anzi.
Il Bunreacht na hÉireann, cioè la Costituzione irlandese, fonte primaria del diritto del Paese, legge fondamentale dello Stato, redatta nel 1937, scrive nel Preambolo:
«Nel Nome della Santissima Trinità, da Cui proviene ogni autorità e a Cui, come fine ultimo, devono essere riferite tutte le azioni sia degli uomini che degli Stati, Noi, popolo dell’Éire, riconoscendo umilmente tutti i nostri obblighi verso il nostro Divino Signore, Gesù Cristo, che ha sostenuto i nostri padri attraverso secoli di prove, ricordandone con gratitudine la lotta eroica e incessante per riconquistare l’indipendenza legittima della nostra nazione, e cercando di promuovere il bene comune, con la dovuta osservanza della Prudenza, della Giustizia e della Carità, in modo che la dignità e la libertà della persona possano essere garantite, il vero ordine sociale raggiunto, l’unità del nostro Paese restaurata e la concordia stabilita con le altre nazioni, adottiamo, promulghiamo e diamo a noi stessi questa Costituzione».
Nell’Oireachtas Éireann, invece, il parlamento irlandese, si sta pensando di legalizzare disinvoltamente la barbarie misogina, consumistica, morbosa verso i minori e disumana dell’«utero in affitto»; e per chi vuole, a settembre, comperando biglietti al costo compreso fra i 15 e i 30 euro, catering incluso, si può partecipare a una full immersion dove spiegano saggezze e trucchetti di questa porcata colossale.
L’isola di Ys, sulle coste dell’Armorica celtica, sprofondò per meno.
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