Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:14 pm
Per stravolgere e riscrivere la natura umana è necessario partire dal cambiamento delle regole del linguaggio e chi è impegnato in questa operazione trova ora l’appoggio concreto di alcuni celebri brand: per esempio la Oreo, una famosa marca di biscotti statunitensi che ha sbandierato la cosa con orgoglio su Twitter.
Letteralmente: «Un mondo amorevole inizia con il rispetto degli altri. Perché sono importanti i pronomi? Rispetto! Usare un pronome correttamente (come lui o lei) è segno di rispetto».
Un tentativo di promuovere il rispetto degli altri tramite il corretto utilizzo dei pronomi. Ma gli altri chi? Il tweet non riguarda infatti una questione grammaticale: la maggioranza delle persone è in grado di formulare una frase utilizzando in maniera appropriata le particelle del discorso come i pronomi. Quello che Oreo vuole suggerire è che bisogna utilizzare i pronomi in maniera corretta a seconda di chi si ha davanti. Il messaggio è sottile, ma chiaro e lo evidenzia la fila di Oreo ripieni di crema arcobaleno nell’immagine: se un uomo si identifica come una donna bisogna rivolgersi a costui con «lei», mentre se una donna si identifica come uomo bisogna interagire dandole del «lui».
In questo modo, solo apparentemente innocuo, l’azienda sta cercando di supportare le pretese di rivoluzionare la lingua avanzate dai transgender: nonostante il fatto che una donna che cerchi di diventare uomo rimanga inevitabilmente donna, per mostrare rispetto verso queste scelte il resto del mondo dovrebbe abdicare alla propria ragione e chiamarle come esse preferiscono. Sì, perché di questo si tratta: rinunciare a un’evidenza elementare, cioè il fatto che per un uomo non basti voler essere o percepirsi donna per trasformarsi in donna (e lo stesso vale per le donne che si identificano come uomini), perché altrimenti si mancherebbe di rispetto.
Del resto la Oreo non è nuova alle campagne politically correct con cui si cerca di promuovere la caricatura ideologica della giustizia sociale. Sul proprio profilo Instagram, infatti, il brand statunitense sfoggia diversi post a sostegno della prospettiva LGBT+, avendo avviato pure partnership con alcune organizzazioni del settore, come la PFLAG National, la più grande organizzazione statunitense LGBT+, il cui logo è peraltro presente anche nel succitato tweet degli Oreo.
La cosa davvero preoccupante, però, è che per mostrare rispetto si pretenda di sovvertire l’ordine delle cose e riscrivere la verità, e si è scelto, perché più efficace, di puntare ai giovani. Oreo infatti gode di un favore vasto che, inevitabilmente, dato il core business dell’azienda, riguarda anche i bambini, i quali, in questo modo, diventano bersaglio di una serie di messaggi ambigui sul funzionamento della vita umana e su temi controversi come quello dell’ideologia trans.
È però singolare che la stessa Oreo, che ha diversi account ufficiali su Instagram a seconda del Paese in cui opera, non promuova gli stessi messaggi in alcuni Paesi: per esempio il Pakistan. Il feed della pagina statunitense è infatti pieno di riferimenti LGBT+, ma l’account della versione pakistana no. Ciascuno tragga le proprie conseguenze, ma qualche osservatore potrebbe domandarsi se tale atteggiamento non sia principalmente dovuto al voler preservare il business nelle varie parti del mondo, dal momento che negli Stati Uniti risulta conveniente agli occhi del pubblico proclamarsi paladini dei nuovi diritti, mentre in Pakistan, Paese a maggioranza musulmana, ciò potrebbe nuocere gli affari.