Last updated on Maggio 29th, 2020 at 09:54 am
Andrea Gagliano (II media) e Lorenzo Corsaro (V elementare), Ragazzi Sindaci dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Catania e dell’Istituto Santa Maria della Mercede di Sant’Agata Li Battiati, scuole paritarie, rimaste escluse dai finanziamenti del cosiddetto «decreto Rilancio», aderendo alla manifestazione nazionale promossa dai 900mila studenti, dai 180mila docenti delle 12mila scuole paritarie, #noisiamoinvisibilialgoverno, hanno avuto l’originale iniziativa di scrivere al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Presentandosi con tanto di fascia tricolore, hanno usato espressioni di ringraziamento e di apprezzamento per la lettera inviata agli italiani il 17 maggio, in occasione dell’apertura di tanti negozi, uffici e anche delle celebrazioni in chiesa, esprimendosi con semplicità e chiarezza: «Ci spiace che non è stato possibile aprire anche le scuole, come avremmo desiderato per poterci incontrare con i compagni e salutare i nostri insegnanti che durante la pandemia ci sono stati vicini con la “didattica a distanza” e ci hanno aiutato, incoraggiato, e sostenuto nell’affrontare un’esperienza inimmaginabile».
Parole in cui si legge la positività dell’azione educativa della scuola e la vicinanza dei docenti in questa esperienza imprevista, che ha tracciato un solco profondo nello stile di vita e nelle relazioni sociali. Determinati, scrivono «con la speranza che non si ripeta mai più!».
La lettera continua poi con alcuni riferimenti all’esperienza vissuta nei giorni di quarantena, trascorsi tre le mura domestiche, senza contatti diretti con il mondo esterno: «In quest’avventura Lei, Signor Presidente, ci è stato Amico, Lo abbiamo visto tante volte in TV e con i nostri genitori abbiamo seguito le conferenze stampa e le comunicazioni che hanno accompagnato i diversi DPCM, che hanno stravolto la nostra quotidianità».
I due piccoli “sindaci”, citando parole di Conte «l’Italia si sta rimettendo moto e […] il Governo è tenuto a dover ridimensionare il disagio, a lenire le ferite degli italiani», da “amministratori in erba” che hanno ben compreso il vero significato della politica come ricerca del bene comune, sanno che non bastano le promesse o le buone intenzioni, ma che occorrono i fatti concreti. Pertanto scrivono «grazie per questo impegno, che si auspica possa essere concretizzato nei fatti».
Nella seconda parte della lettera i due studenti affrontano però il problema emergente ora nelle scuole paritarie, con riferimento al 19 e al 20 maggio del «rumore educativo e costruttivo» generato mediante video conferenze e social media in nome della libertà di scelta educativa nella parità nel diritto di apprendere senza discriminazione tra scuole pubbliche non statali e statali.
La richiesta dei ragazzi va quindi ben oltre la questione dei “grandi” e dei problemi economici, orientandosi alla soluzione di un problema di concreto. «Alcuni di noi, Ragazzi Sindaci», scrivono, «frequentano le scuole paritarie, che, purtroppo sono rimaste escluse da qualsiasi sostegno da parte dello Stato e i nostri genitori, senza lavoro per 70 giorni, hanno il dovere di pagare la retta, per non fare chiudere la scuola e retribuire gli insegnanti che hanno lavorato. Adesso che i nostri genitori riprendono le attività lavorative, noi ragazzi restiamo a casa da soli, davanti alla TV, mentre potremmo andare nelle nostre scuole, che hanno ampi cortili e palestre attrezzate e stare con i nostri compagni». Con un po’ d’intraprendenza, i piccoli “sindaci” ricordano insomma al presidente del Consiglio: «tutto ciò non potrebbe essere un regalo del Governo e non un ulteriore carico per le nostre famiglie?». Per loro la cosa è già fattibile e, responsabilmente, aggiungono: «Potremmo accogliere anche i ragazzi delle scuole statali che resteranno chiuse fino a settembre e noi abbiamo bisogno di stare insieme, pur rispettando il distanziamento fisico e tutte le precauzioni per evitare il pericolo di contagio». Non a caso i due studenti sono stati eletti dai compagni con mandato annuale per indossare il Tricolore come (im)pegno di servizio ai compagni, cittadini della “scuola piccola città”.