Il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha chiosato uno dei propri messaggi all’Italia nella serrata del coronavirus sottolineando l’importanza del giorno di oggi, la Pasqua della tradizione cristiana. Per non peccare di lesa laicità ha parlato del senso della Pasqua per i cristiani aggiungendo che il passaggio simboleggiato dalla Pasqua ha però anche un significato per i laici. Evidenzio il «però» avversativo. Sbagliato. La Pasqua che oggi rinnova il mondo è una festa cristiana dunque laica, christiana ergo laica, sarebbe stato d’accordo anche Cartesio (1596-1650).
Non può infatti né essere l’una oppure l’altra cosa, né essere l’una cosa giustapposta all’altra, e per il medesimo motivo.
Sia l’opposizione sia la giustapposizione non capiscono, non comprendono, non si capacitano. Che se ne farebbe infatti il cristianesimo di una fede che non abbracciasse anche il mondo laico, secolare, secolarizzato, pure ogni tanto brutto (abbruttito da noi), e comunque quello che è? Cosa se ne farebbe un cristiano di una fede spiritualista, ideale, teorica, buona solo per i libri? Nulla. La fede, delle due l’una: o è una bugia, o investe ogni cosa.
La fede è dunque laica per eccellenza, libera, potente, capace di abbracciare tutto. La Pasqua è cristiana perché laica, e laica perché cristiana. La Pasqua oggi, ancora una volta, da duemila anni, rinnova il mondo, che il mondo lo voglia o no. Molta parte del mondo non se ne accorge, ma la Pasqua tira diritto.
Noi, che siamo laici per davvero, auguriamo allora a tutti e ciascuno buona Pasqua a squarciagola e con tutta la libertà di cui siamo capaci. Sappiamo quello che diciamo, sappiamo bene quello che facciamo.
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