Last updated on aprile 6th, 2021 at 05:25 am
«L’uomo moderno non è necessariamente più cattivo rispetto ai suoi antenati. Ha semplicemente più potere, più capacità di dominio, dunque ‒ ultimamente ‒ più capacità di bene o di male». Suonano profetiche le parole scritte da Carlo Casini (1935-2020) su Avvenire del 7 febbraio 1982. Anche trentanove anni fa, la Giornata per la Vita cadde il 7 febbraio. E già trentanove anni fa, la lungimiranza del fondatore del Movimento per la Vita italiano (MpV), scomparso il 23 marzo dell’anno scorso all’età di 85 anni, sapeva cogliere i segni dei tempi. È quantomai prezioso, allora, sfogliare i due volumi che il MpV manda in libreria in questi giorni. Uno si intitola Giornate di Vita. La storia, i messaggi e le iniziative per la Giornata per la Vita, a cura di Marina Casini Bandini, figlia di Carlo e attuale presidente del MpV, e di Massimo Magliocchetti; l’altro è Per ritrovare speranza. La Giornata per la Vita: il concepito è uno di noi, a cura di Marina Casini Bandini, Elisabetta Pittino e Giovanna Sedda.
La profezia
Questo secondo libro è una rassegna di scritti di Carlo Casini, che, come annota nella prefazione mons. Stefano Russo, segretario generale della Conferenza episcopale italiana (CEI), sono animati «da un’appassionata ricerca di unità sul tema della vita». Unità che diventa indispensabile in una fase storica come l’attuale, nella quale i progressi della scienza e del digitale, insieme a una desolante precarietà spirituale, rischiano di affermare la prometeica volontà di dominio dell’uomo sulle leggi della natura. Occorre allora colpire uniti per distruggere il titano.
Se l’eutanasia ha conosciuto degenerazioni tali da coinvolgere anche i bambini e gli incapaci di intendere e di volere, l’aborto ha finito per diventare, in tempi di pandemia e segregazioni domestiche annesse, una pratica da poter ottemperare da remoto, in solitudine e per via farmacologica. E irrompono insieme, nel percorso della storia contemporanea, vecchie tentazioni eugenetiche e nuove tecnologie in grado di generare bambini in modo artificiale. «Progresso o nubi oscure?», si chiedeva retoricamente il fondatore del MpV già nel 2001. Ecco allora che, di fronte a simili realtà, riecheggia come profetico un altro passo contenuto nell’articolo di Casini del 1982, quello in cui si denuncia che «secondo la logica “dell’avere e del fare” il feto, come il vecchio non contano». Sembra di leggere una prima radiografia di quella che, decenni dopo, Papa Francesco definirà la «cultura dello scarto».
Il nuovo attivismo pro-life
Ma non tutto è perduto. Lo stesso Casini precisava, in quel passo citato ad inizio articolo, che l’uomo moderno può declinare le sue enormi capacità non solo per il male, ma anche in favore del bene. Ancora nel 1985 scriveva sul periodico Sì alla Vita: «Il porsi della questione dell’aborto alle soglie del terzo millennio dell’era cristiana non sarà tutto in negativo se susciterà nuove attenzioni e nuovi impegni». Ebbene, ventuno anni dopo l’insorgere del nuovo millennio occorre riconoscere che, in mezzo a tante nubi, rifulge anche la luce di un rinnovato attivismo pro-life. E questo lo si deve alla costanza di figure come Carlo Casini, sempre in prima linea sulle frontiere della difesa della vita.
Come rileva mons. Russo nella prefazione, nel libro Per ritrovare speranza si apprezzano le tante iniziative che hanno impegnato negli anni Carlo Casini: dalla proposta di legge per il riconoscimento dell’embrione umano come soggetto attraverso l’iniziativa europea «Uno di Noi», al concorso per diffondere la cultura della vita in scuole e università, dallo sforzo per portare a un ripensamento della Legge 194/78 sull’aborto alla riforma dei consultori per renderli efficaci strumenti a servizio della vita nascente e della maternità, senza dimenticare la difesa dell’obiezione di coscienza. È in questo campo che sono fiorite realtà come il Progetto Gemma, una sorta di adozione di un bimbo a rischio aborto a causa delle difficoltà economiche della madre, oltre ai tanti gruppi e pensatoi che si battono per la vita nascente anche al di fuori del MpV.
L’unità
Ecco allora che torna il valore dell’unità. La quale deve essere il collante delle realtà pro-life per raggiungere il comune scopo. Ma l’unità è anche l’offerta che la difesa della vita propone alla società tutta. Nel 1985 Casini scriveva a tal proposito: «Riconoscere il valore della vita nascente vuol dire anche stabilire il più saldo principio unitivo della società. L’uomo moderno, divenuto potente sul piano tecnologico, è totalmente insicuro sulle scelte da compiere. È divenuto uomo del dubbio […]. Ma bisognerà pur trovare un comune criterio di riferimento. Riconosciamo almeno il valore della vita umana. A partire da questo capiremo di nuovo, insieme, che cosa è libertà, che cosa è civiltà. Parlare del diritto alla vita è divenuto oggi pericoloso: sembra di voler polemizzare. Ma è vero il contrario. La vita che nasce è appello all’unità di tutti gli uomini. Ma bisogna dirlo amando tutti gli uomini, avendo fiducia nella nostra comune umanità». È per questo che, come si legge nella premessa di Giornate di Vita, «non dobbiamo disperdere questa storia, questo patrimonio» di battaglie, «ma farlo conoscere, diffonderlo, farlo arrivare alle coscienze».
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