Il presidente del Consiglio italiano dei ministri, Mario Draghi, ha presentato le dimissioni al presidente della repubblica italiana, Sergio Mattarella, il quale le ha respinte. A Mattarella va bene Draghi e va bene il governo Draghi.
In queste ore si parla di tutto e del contrario di tutto. Si parla persino molto e si parla addirittura poco. Oltre il bla bla, il cicaleccio, l’ovvio, il tira-e-molla e il cipicì-cipiciò manca infatti l’asse. Quelle cose, cioè, che di una società sono i muri portanti. Costruireste mai una casa senza fondamenta, incominciando dal tetto e senza i pilastri che reggono tutti l’edificio? La politica italiana lo fa, da molto, troppo tempo.
Ancora una volta, nel minuetto Draghi, Mattarella, palla al centro, ricominciamo, guarda che porto via il pallone ché l’ho portato io, manca il diritto alla vita, manca la famiglia, manca la crisi che ammazza le famiglie, mancano le libertà basilari della persona. Perché in un Paese dove aborto, eutanasia, droga e illibertà di educazione sono costantemente in agguato per aggredire la persona a ogni angolo e la famiglia in ogni pertugio non si può affatto dire che regni la democrazia vera e che la libertà trionfi.
Mattarella ha detto a Draghi che per lui va bene così. Che riprovi, sarà più fortunato. Lo ha rimandato al parlamento, spingendo il parlamento a rimetterlo in gioco. Minuetto e tre carte.
A Mattarella, presidente della repubblica di tradizione democratico-cristiana, interessa tutto tranne ciò che non interessa nemmeno a Draghi e, a sentire commenti e commentatori famosi od oscuri, non interessa nemmeno ad alcun altro tra le forze politiche italiane. Si tratta di quei benedetti princìpi non negoziabili, che non sono la fissa del sottoscritto e di qualche altro matto che non ha nulla di meglio da fare la sera, bensì i criteri e i limiti, i parametri e gli argini, irrinunciabili e imprescindibili, della società della società italiana e di ogni società.
Mattarella respinge le dimissioni di Draghi e quindi (vorremmo tanto esser smentiti) il governo Draghi continuerà uguale a se steso, fotocopia intonsa, con i suoi dicasteri e con i suoi ministri. Il ministro Roberto Speranza, il ministro Elena Bonetti, il ministro Luciana Lamorgese. Cito loro perché si occupano, male, anzi peggio, delle questioni che costituiscono il proprium di «iFamNews», e poi c’è il resto. Lo diciamo e ripetiamo dal giorno in cui Draghi è diventato primo ministro, anzi da prima.
Grazie, presidente Mattarella. Grazie per averci mantenuto Speranza, Bonetti e Lamorgese, tutti Draghi. E grazie a tutti quegli uomini politici e a quei partiti che criticano l’operato di Speranza, Bonetti e Lamorgese, ma sostengono convinti il governo di cui Speranza, Bonetti e Lamorgese sono protagonisti inamovibili. No, per l’Italia non è affatto un bel giorno.
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