Deo gratias

L’arroganza, l’ostinazione e il massimalismo giacobino dei suoi sostenitori hanno colato a picco il «Ddl Zan»

Last updated on Novembre 2nd, 2021 at 04:54 am

Dirlo stamane è la cosa più laica che ci sia. Ieri, infatti, con il voto favorevole di 154 senatori, l’Aula ha approvato gli ordini del giorno sul non passaggio all’esame degli articoli del disegno di legge intitolato all’on. Alessandro Zan, del Partito Democratico (PD), ddl che finge di tutelare alcuni per inibire tutti. Dunque l’esame della proposta non può continuare oltre. Il «Ddl Zan», cioè, è finito. Morto, sepolto, dimenticato.

La maggioranza politica che sosteneva l’approvazione del disegno senza alcuna modifica, cioè PD (con qualche eccezione), Movimento Cinque Stelle e Liberi e Uguali ha perso una battaglia storica e l’ha persa clamorosamente. L’ha persa soprattutto per l’indisponibilità cocciuta a discutere con l’opposizione modifiche ispirate a buon senso e ragione sugli articoli 1 4 e 7 di quel testo, che sono letteralmente irricevibili.

Ora, noi di «iFamNews», assieme a molti altri, sostenuti e confortati dal parere anche tecnico di diversi specialisti, abbiamo sempre ritenuto il «Ddl Zan» inemendabile, irriformabile, costruito e sviluppato su un impianto intrinsecamente errato. Ma, a nostro detrimento, diciamo che, se chi lo ha sostenuto avesse almeno dimostrato qualche spiraglio di buona volontà, sarebbe stato un gesto apprezzabile sul piano civico e civile.

Invece no. L’arroganza, l’ostinazione e il massimalismo giacobino hanno prodotto l’eterogenesi dei fini. Ne siamo contenti, perché, come pure alcuni esponenti della Sinistra e del mondo LGBT+, riteniamo in scienza e coscienza il «Ddl Zan» una grande ingiustizia, che non fa quanto millanta (difendere dalle discriminazioni), bensì preannuncia altri torti e gravi.

Il «Ddl Zan» è insomma solo un ricordo e l’Italia oggi è migliore. Più libera e più uguale, più democratica e più stellata perché mostra e dimostra di possedere ancora anticorpi sani, di essere capace di reagire ai soprusi, di sapere testimoniare la verità laica delle cose.

Ma non bisogna dormire sugli allori mai.

Ieri, infatti, mentre l’Italia stroncava il «Ddl Zan», gli Stati Uniti d’America emettevano il primo passaporto con indicatore di genere «X». Dopo questo esperimento, la nuova opzione sarà disponibile per tutti dall’inizio del 2022.

L’imperialismo LGBT+ della Casa Bianca a regia Joe Biden prosegue facendosi ogni giorno più surreale e non bisogna abbassare la guardia.

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