Last updated on marzo 18th, 2020 at 03:33 pm
L’ha definita una «manovra poderosa», il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. 25 miliardi stanziati per medici, lavoratori, famiglie e imprese, tutte categorie sociali piegate, in un modo o nell’altro, dall’emergenza coronavirus. Che si tratti di un provvedimento varato in piena sciagura sanitaria lo si evince già dal titolo: decreto “cura-Italia”. Il primo ministro sottolinea che, oltre a quanto stanziato, sono stati mobilitati finanziamenti per 350 miliardi. E non sarebbe finita: stando infatti alle dichiarazioni del sottosegretario all’Economia, Laura Castelli, tra circa venti giorni, cioè il mese prossimo, potrebbe arrivare un nuovo decreto «basato sugli sviluppi della situazione».
Le misure
Aspettando aprile, marzo fa i conti con la realtà. Milioni di cittadini sono reclusi coercitivamente in casa, autorizzati a uscire solo per lo stretto necessario e privati, in molti casi, della possibilità di lavorare e dunque di avere un reddito. Se oggi gli effetti di questa situazione non sono ancora tangibili, domani potrebbero trasformarsi in una vera e propria bomba sociale. Le più a rischio, come sempre, sono le famiglie. Grande enfasi è stata data, negli annunci del decreto, alle misure che avrebbero riguardato il nucleo fondante della società. Ma ecco, in linea generale, cosa è previsto.
«Abbiamo inserito all’interno del decreto un importante stanziamento per il sostegno ai lavoratori e alle famiglie italiane di circa 10 miliardi di euro», ha affermato, in conferenza stampa, il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ponendo l’accento, in particolare, sull’introduzione del congedo parentale, di cui le famiglie potranno usufruire per 15 giorni e che potrà prevedere, in alternativa, la possibilità di utilizzare un bonus per baby-sitter di 600 euro. Un benefit, quest’ultimo, che sale a mille euro per medici e personale sanitario. La richiesta del buono, che sarà erogato come voucher dall’INPS, è riservata ai genitori con figli minori di 12 anni.
Sospese inoltre le rate dei mutui e dei prestiti, ma solo per chi dimostrerà di avere perso il lavoro (anche per cassa integrazione) o di avere avuto un calo di fatturato nel periodo dell’emergenza. Stop al pagamento delle cartelle esattoriali e rinvio dei versamenti fiscali. Parzialmente accontentato il Forum delle Associazioni Familiari, che nei giorni scorsi aveva chiesto, oltre alla sospensione dei mutui e dei tributi, anche quella degli «affitti sulla prima casa per tutte le famiglie almeno fino al termine dell’emergenza». Non c’è traccia poi di un altro “cavallo di battaglia” del Forum, «un assegno di supporto familiare che dipenda unicamente dal numero dei figli a carico e dalla loro eventuale disabilità».
Il vero problema delle famiglie
Nell’attesa che vengano forniti i dettagli delle misure con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, per le famiglie questo decreto più che una cura sembra l’ennesima questua. Il problema, prima ancora che economico, continua a essere culturale. Lo si evince anche consultando le interpretazioni al cosiddetto decreto #IoRestoaCasa sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tra le varie “domande frequenti” su cosa si possa o non si possa fare cui Palazzo Chigi ha provveduto a dare risposte, non vi è traccia di chiarimenti sulla possibilità di spostarsi con bambini. Due paragrafi sono dedicati agli «animali da compagnia», laddove si precisa che si possono portare fuori per le loro «esigenze fisiologiche» e dal veterinario «per esigenze urgenti». Non una parola ai genitori di figli piccoli, se non per quanto riguarda i separati/divorziati che su provvedimento del giudice debbono raggiungere i figli minorenni. Nessuna rassicurazione sul fatto che è lecito (e sarebbe anche salutare) accompagnare i figli piccoli a fare una passeggiata all’aria aperta, evitando ovviamente assembramenti. Se le pur importanti «esigenze fisiologiche» degli animali vengono anteposte alla necessità di evitare ai bambini una reclusione senza soste, non è difficile capire che il problema per le famiglie affondi nel campo culturale prima ancora che politico.
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