Ddl Zan. Airoma (Centro Livatino): «Ideologia impone di tenere alta l’attenzione»

Secondo il magistrato, il Partito Democratico è costretto a calcare la mano sui diritti civili, unico tema che tiene accesi gli animi

Domenico Airoma

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Quale altro obiettivo se non quello ideologico e propagandistico? Sul segretario del Parito Democratioco Enrico Letta che rilancia il già bocciato «ddl Zan» Domenico Airoma va subito al sodo: la questione interessa soltanto una ristretta élite di persone e continuare a parlarne a meno di un anno dalla scadenza della legislatura e con una guerra in corso è più che altro un modo per tenere alta l’attenzione sul tema. Airoma, procuratore della Repubblica di Avellino e vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino, conosce bene il dibattito sull’«omotransfobia» essendo autore di uno dei saggi di cui si comone il volume Omofobi per legge?. Per «iFamNews» il magistrato commenta gli ultimi sviluppi della discussione politica.

Dottor Airoma, che senso può avere ripresentare, a meno di un anno dallo scioglimento delle Camere, una proposta di legge già bocciata dal Senato come il «ddl Zan»?

La prima cosa che è lecito chiedersi è: cui prodest? Chi è che ne trae vantaggio soprattutto nel quadro attuale che stiamo vivendo? Da questa riproposizione sicuramente non traggono alcun vantaggio quelli che dovrebbero esserne i diretti interessati, ovvero gli omosessuali o transessuali, per la semplice ragione che gli stessi casi additati dai proponenti, sono già oggetto di accertamenti di indagine giudiziaria. Ciò significa una cosa che abbiamo ripetuto fino alla nausea: già adesso il sistema penale consente la repressione adeguata di queste offese e di questi atti di violenza, peraltro con un percorso preferenziale che è il codice rosso. Se non fosse così, gli stessi numeri – grazie a Dio contenuti – che citano, da dove li trarrebbero, se non da dati giudiziari? Quindi certamente non è un vantaggio per queste persone. Lo dicono i più avveduti e realisti tra coloro che appartengono a questo fronte.

C’è chi invoca una legge contro l’omofobia come una conquista di civiltà, in nome del bene comune…

Che il tema sia oggettivamente divisivo, lo si è visto sia in Parlamento che nel corpo sociale. Onestamente credo che questa divisione non sia nemmeno tra un mondo conservatore e uno progressista: si pensi alla contrarietà di molte femministe allo stesso «ddl Zan». La proposta di legge non arrecherebbe vantaggio nemmeno al corpo sociale, nel quale, sul tema, non c’è assolutamente uniformità di vedute. Imporre un’idea del genere in modo così arrogante, allora, mi sembra segno di una visione molto elitaria di una determinata questione che non trova riscontro nel sentire comune. Se davvero vogliamo rispettare il pluralismo culturale, se vogliamo essere realmente tolleranti, questo non è il momento di discuterne: se ne prendesse atto.

Chi è dunque che trarrebbe reale vantaggio da una simile legge?

Mi viene da pensare che gli unici che veramente se ne avvantaggiano sono coloro che intendono proporlo all’interno del Partito Democratico, che risponde soltanto a un interesse ideologico. Autorevoli commentatori lo descrivono come di un partito radicale di massa. Dopo il fallimento del socialismo, bisognava in qualche modo cercare un nuovo fronte, che è stato trovato nella mistica dei diritti civili. Adesso, ormai, credo che non ci sia più nemmeno la massa, la quale è in gran parte altrove, presa da altre cose. Mi sembra si tratti veramente la battaglia di una piccola élite che, in questo modo, pensa di poter fare la rivoluzione antropologica, cioè di andare al cuore di cos’è l’uomo. Questa è una battaglia fatta solo per interessi ideologici, non per il bene dell’uomo e nemmeno del corpo sociale.

Quindi, il loro obiettivo è tenere alta l’attenzione?

Sì, si vuol tenere elevata l’attenzione su una questione che ha soltanto una connotazione ideologica. La rivoluzione non va in vacanza neanche davanti a scenari di guerra molto più seri come quelli che stanno in questo momento dividendo ancora una volta dividendo l’Occidente dall’Oriente. È paradossale, è l’indizio di come l’ideologia accechi, di come impedisca di vedere il reale e il vero bene dell’uomo. Quando ormai gli operai guardano in un’altra direzione e la classe media ha problemi molto più seri, l’ideologia impone di tenere alta l’attenzione, altrimenti chiuderebbero bottega. Un tema come i diritti civili è l’unico collante, l’unica nuova frontiera, l’unica mistica che tiene acceso un certo furore.

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