Last updated on aprile 30th, 2020 at 12:39 pm
Lo spunto lo offre il sito della BBC in data 14 aprile riprendendo, quasi parola per parola, il rapporto dell’Office for National Statistics (ONS) diffuso lo stesso giorno sulle stime relative ai matrimoni celebrati in Inghilterra e in Galles nel 2017.
L’ONS, analogamente a quanto in Italia fa l’ISTAT, si occupa della raccolta, dell’analisi e della diffusione di dati sullo stato dell’economia, della società e della popolazione della Gran Bretagna. Il rapporto citato sottolinea non solo il calo di matrimoni nelle due nazioni appartenenti al Regno Unito rispetto all’anno precedente, il 2016, con 242.842 matrimoni complessivi e una diminuzione in percentuale del 2,8%. Ma evidenzia anche un dato che colpisce in misura certamente maggiore: «Le percentuali di matrimonio per coppie di sesso opposto [il corsivo è mio] nel 2017 sono state le più basse mai registrate, con 21,2 matrimoni per 1.000 uomini […] e 19,5 matrimoni per 1.000 donne […]».
Nello stesso documento, Kanak Ghosh, della Vital Statistics Outputs Branch dell’ONS, commenta così: «Il tasso dei matrimoni tra le coppie di sesso opposto [il corsivo è mio] sono ora al livello più basso mai registrato. Questo prosegue il graduale declino a lungo termine rilevato dall’inizio degli anni 1970, con numeri che sono diminuiti di un terzo negli ultimi 40 anni»: dal 1972 il calo è stato del 45%.
Sempre nel 2017 si sono registrati 6.932 “matrimoni” di coppie di sesso opposto, di cui il 56% è stato tra coppie di donne; nel 2016 il numero era stato pressoché uguale, 7.019, con percentuali identiche fra coppie di maschi e di femmine.
Il same-sex marriage è stato introdotto nel Regno Unito con il Marriage Act 2013 ed è entrato in vigore in Inghilterra e in Galles nel dicembre 2014, laddove Scozia e Irlanda del Nord riconoscono invece solo la civil partnership di coppie omosessuali.
E l’Italia? I dati dell’ISTAT relativi al 2017 indicano come i matrimoni siano stati 191.287, circa 12mila in meno rispetto al 2016, con un crollo preoccupante che si avvicina al picco minimo raggiunto dal Paese nel 2014. Inoltre rilevano come le seconde nozze (e successive) pesino sul totale per il 19,9% e che il loro aumento, nel quadro della lieve ripresa complessiva dei matrimoni registrata nel biennio 2015-2016, sarebbe dovuto agli effetti del Decreto legge 132/2014, che introdusse l’iter extra-giudiziale per le separazioni e per i divorzi consensuali, e della Legge 55/2015, ovvero il cosiddetto «divorzio breve», norme, cioè, che hanno semplificato e velocizzato la possibilità di porre fine ai matrimoni e che pertanto hanno consentito di “risposarsi” a un numero maggiore di persone rispetto al passato.
Ovviamente si parla di matrimoni fra persone di sesso opposto: le coppie omosessuali italiane hanno infatti accesso solo alle unioni civili. Nell’anno preso in esame, il 2017, negli Uffici di Stato civile dei Comuni italiani sono state costituite 4.376 unioni civili tra coppie dello stesso sesso, seguendo il trend del secondo semestre 2016 (2.336 coppie), anno di entrata in vigore della Legge 76/2016. Il 2018 ha visto invece la registrazione di 2.808 unioni civili fra due uomini o fra due donne, con una diminuzione del fenomeno, come immaginabile, dopo il picco concretizzatosi subito dopo l’entrata in vigore della nuova legge.
La diminuzione del numero dei matrimoni fra persone di sesso opposto, nel nostro Paese come altrove, non può dunque che rispecchiarsi in un crollo della natalità, che inizia a configurarsi come un vero e proprio inverno demografico: nel 2018, dicono sempre i dati ISTAT, i bambini nati in Italia sono stati 439.747, oltre 18mila in meno rispetto all’anno precedente e quasi 140mila in meno a confronto con il 2008.
Le picconate inferte per cinquant’anni all’istituto del matrimonio, insomma, si rivelano ormai in tutta la loro valenza: zappe che ci siamo dati sui nostri stessi piedi.
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