Per gentile concessione, riproponiamo il commento del direttore di «iFamNews» comparso sul quotidiano «Libero» il 6 settembre 2022
Domenica 4 settembre il Cile ha rigettato il progetto di riforma costituzionale proposto con fervore parareligioso dalla Sinistra. Né avrebbe potuto fare altrimenti. In un referendum obbligatorio, la maggioranza dei 15 milioni di votanti cileni, più del 62%, ha detto «no» a un radicalismo perentorio e quindi inaccettabile. Persino la Sinistra liberal l’ha ritenuta una riforma cattiva.
Definita come «la più avanzata» del mondo, cioè come «la più progressista», la bozza mescolava ambientalismo, femminismo, “quote rosa”, aborto, politiche del lavoro regressiste e sfascismo mascherato da devolution. L’idea di proporre la vigenza di diritti paralleli, per andare incontro a una presunta “riparazione filoindigenista”, avrebbe infatti trascinato lo Stato in una balcanizzazione che, affiancata a un terrorismo mai sopito che mira da decenni soltanto a disfare tutto e tutti, il Cile lo avrebbe schiacciato. Ma, appunto, i cileni hanno detto «no» a tanto estremismo.
Perché i popoli sono istintivamente portatori di buon consiglio, insegnava il maestro dei conservatori, Edmund Burke. Il quale descriveva pure la politica come l’arte del compromesso, non del cedimento e del cerchiobottismo, vale a dire di ciò che è concretamente possibile qui e ora contro le utopie massimaliste che promettono il paradiso in Terra, finendo solo per generare inferni terrestri. Si potrebbe obiettare che in alcuni Paesi le costituzioni siano partigiane. In Irlanda, per esempio, dove il testo inizia con un’invocazione alla Trinità: ma quando fu scritta, la legge fondamentale di quel Paese rifletteva senza forzature il senso comune del Paese.
In Cile, invece, la Sinistra ha perso senno e vista. Per hybris ha snobbato i cileni. E così ora il Paese si tiene la sua bella Costituzione del 1980, che non è affatto “quella di Augusto Pinochet”, visto che da allora tanti emendamenti, voluti anche dalla Sinistra, l’hanno modificata nel profondo. Non la costituzione migliore del mondo, cioè, che non esiste, ma una costituzione possibile, antidoto pratico all’integralismo elitista della Sinistra iberoamericana di oggi.