Last updated on Ottobre 8th, 2021 at 01:54 pm
Il Texas non ha fatto in tempo a mettere al lavoro per salvare vite umane innocenti una delle leggi più intelligenti, lungimiranti e belle che si possano, rebus sic stantibus, immaginare, ponendo seriamente in discussione l’impianto stesso della sentenza con cui, nel 1973, la Corte Suprema federale degli Stati Uniti d’America dichiarò non illegale l’aborto, aprendo la strada allo scempio, cioè il «Senate Bill 8» (S.B. 8) varato il 1° settembre, che subito gli alfieri della soppressione dei bambini ancora nel grembo delle proprie madri sono passati al contrattacco. Ovviamente. Forti del resto di un insieme di poteri forti che si sono visti letteralmente impazzire d’ira in questi cinque giorni e che hanno nel presidente Joe Biden un capobastone indiscusso, mentre qualcuno si permette di equiparare un bimbo non ancora nato a un parassita.
La Planned Parenthood, il più vasto e potente abortificio del mondo, ha infatti ottenuto un provvedimento restrittivo di emergenza più unico che raro, muovendo causa all’organizzazione «Texas Right to Life» e trovando una sponda forte nel giudice Maya Guerra Gamble, del tribunale distrettuale della contea di Travis, appunto in Texas, che ha giocato proprio su uno dei punti cardine della legge del Texas. Siccome – lo ricordo – la legge salva vite del Texas prevede che l’aborto sia illegale, anche nei casi di incesto e di stupro, dal momento in cui è percepibile il battito cardiaco del piccolino innocente che ancora è tutt’uno con la propria mamma, e siccome ciò accade di norma attorno alla sesta settimana di vita del bimbo dentro la propria mamma, un momento, cioè, in cui molte donne non sanno ancora se siano incinte o meno, finisce che è facile portare alcuni davanti a una corte e quindi questo meccanismo scoraggia, di molto, gli abortisti, il giudice Guerra Gamble sostiene che servano protezioni di legge adeguate e solide. Mi raccomando, non per il piccolino che viene massacrato, ma per chi lo possa sopprimere senza poi doverne rendere contro alla legge.
Il giudice ha quindi decretato una sospensiva finché la faccenda non verrà chiarita. In realtà è tutto chiaro, lampante, ma certi giudici sono oscurantisti. Conta evidentemente di “chiarire” tutto presto, quel giudice, avendo fissato al 17 settembre il termine ad quem della sospensiva, con un’altra scadenza quattro giorni prima, il 13, e questo perché quattro giorni prima, il 13, si terrà l’udienza per questa ingiunzione preliminare voluta e consumata in tutta fretta.
Eccoci di nuovo. Urgenza, fretta. Quando, il 1° settembre, la benemerita legge ora stoppata del Texas è entrata in vigore, lo ha fatto con il semaforo verde della Corte Suprema, che si è pronunciata con grande rapidità essendo stata interpellata dai filoabortisti contro lo Stato del Texas sempre con procedura di urgenza.
In questo nostro mondo, cioè, ci si scapicolla per procurare la morte quanto prima e inesorabilmente possibile, senza vie di uscita, senza obiezioni, senza ritegno, senza ritardi. Mai si è vista, nella storia, una tale determinazione a sopprimere l’essere umano innocente, tant’è che il numero delle vittime uccise nel mondo dall’aborto legalizzato e/o di Stato ha ormai raggiunto vette da capogiro.
Non vi fa pensare? Non vi lascia svegli la notte? Non vi rode dentro di inquietudine profonda?