Chiesa e omosessualità: il cardinale Pell meno clericale dei prelati progressisti

Le ragioni della dottrina difese dal porporato australiano, in risposta alle affermazioni dei vescovi Hollerich e Bätzing, si fondano su un principio laico e razionale

Cardinale George Pell

Image from Sky News Australia (YouTube)

La disputa sull’omosessualità all’interno della Chiesa Cattolica è tutt’altro che sopita. Nelle ultime settimane, al contrario, sta conoscendo un ardore rinnovato: un dibattito sostanzialmente polarizzato da un lato sui vescovi mitteleuropei, che spingono per una revisione dei numeri 2357-2358 del Catechismo della Chiesa Cattolica, dall’altro su una nutrita fetta dei cattolici anglosassoni, statunitensi in particolare, con un ruolo di primo piano giocato dal cardinale australiano George Pell.

L’ex segretario del Dicastero dell’Economia ed arcivescovo emerito di Sydney, dopo l’assoluzione dalle accuse di violenza sessuale su due chierichetti, è tornato più che mai in prima linea. A Pell non piace affatto la piega che sta prendendo il Sinodo biennale dei Vescovi sulla sinodalità.

In particolare il porporato australiano ha parole di biasimo sulle posizioni di due prelati di spicco dell’episcopato europeo: il cardinale Jean-Claude Hollerich, gesuita, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europa (COMECE), e monsignor Georg Bätzing, arcivescovo di Limburgo e presidente della Conferenza Episcopale Tedesca.

Una dottrina «non più vera»?

Il 3 febbraio, il cardinale Hollerich, intervistato dall’agenzia KNA, aveva ritenuto che il «fondamento sociologico-scientifico» alla base dell’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità «non sia più vero».

L’affermazione del porporato era stata stimolata da una domanda sul coming out di 125 membri della Chiesa Cattolica tedesca – sacerdoti e laici – che si erano dichiarati LGBT+. «Penso che sia ora di fare una revisione fondamentale della dottrina», aveva aggiunto Hollerich.

Sulla stessa lunghezza d’onda, monsignor Bätzing, che, dopo avere auspicato un cambiamento dottrinale sulla castità extramatrimoniale, ha rincarato la dose, dichiarando ammissibili anche le relazioni omosessuali: «Sì, va bene se è fatto con fedeltà e responsabilità. Non intacca il rapporto con Dio», dichiara il presidente della Conferenza Episcopale Tedesca all’agenzia CNA Deutsch.

«Come qualcuno vive la propria intimità personale non sono affari miei», aggiunge il presule, sostenendo che nessuno dovrebbe «perdere il lavoro» a causa del proprio orientamento sessuale.

I Comandamenti non sono un «esame»

Rispondendo alle affermazioni di Hollerich e Bätzing, il cardinale Pell ne constata il «rigetto totale ed esplicito» dell’etica sessuale della Chiesa e chiede alla Congregazione per la Dottrina della Fede di «intervenire e di esprimere un giudizio» sulle posizioni dei due alti prelati europei.

Pell non si limita tuttavia a definire le posizioni di Hollerich e Bätzing «erronee» e contrarie alla «dottrina giudaico-cristiana sui comportamenti omosessuali», ma sottolinea come le loro convinzioni «minino e rigettino l’insegnamento sul matrimonio monogamico, l’unione esclusiva tra un uomo e una donna».

L’ex capodicastero aggiunge che «nessuno dei Dieci Comandamenti è opzionale» e che «non possiamo avere nessuna versione speciale tedesca o australiana» del Decalogo, né pensare, come suggeriva Bertrand Russell, che i Comandamenti possano essere paragonati a «un esame dove è sufficiente rispondere a sei domande su dieci».

Le contraddizioni dei vescovi mitteleuropei

Sarebbe errato, comunque, considerare le problematiche sollevate da Pell come una mera disputa interna alla Chiesa Cattolica. Se così fosse, ricadremmo nel riduzionismo e nel relativismo. È l’universalità («cattolico» significa «universale») delle questioni antropologiche legate – anche ma non solo – all’omosessualità o al matrimonio egualitario, che spinge alcuni uomini di Chiesa a pronunciarsi. Se la Chiesa non fosse nel mondo, se non avesse a cuore anche il destino terreno degli uomini, non avrebbe alcun titolo a intervenire pubblicamente nel dibattito.

Quindi, quelle del cardinale Pell sono affermazioni a difesa del magistero cattolico e, al contempo, a difesa di principi laici, suscettibili di essere giustificati senza argomenti confessionali. Il presidente del COMECE e il presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, invece, non entrano nel merito della questione etica e non portano alcuna reale argomentazione positiva o negativa nei confronti dell’omosessualità. Si limitano a dire che la Chiesa dovrebbe sdoganarla. Bätzing in particolare difende le posizioni degli LGBT+ stipendiati in quanto dipendenti della Chiesa e, nel far ciò, è molto più clericale di Pell.

Quando poi Hollerich ritiene l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità «non più vero», sta sostanzialmente negando la capacità della Chiesa di darsi un’autonomia etica rispetto alle istituzioni secolari. In altre parole il cardinale lussemburghese sta sminuendo la libertà della Chiesa, rendendola schiava del proprio tempo. Del resto, abbiamo argomenti per dimostrare che una maggiore libertà di costumi nella chiesa e nella società tutta sarebbe, di per sé, un bene?

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