Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:06 pm
Importanti sono state le reazioni seguite alla legalizzazione dell’aborto in Argentina, operata attraverso l’approvazione di una legge tanto accelerata quanto annunciata che potrebbe entrare in vigore in questi giorni di inizio gennaio. Un giudice federale ha infatti ammesso il ricorso contro la norma per vizio di costituzionalità.
Importanti anche le reazioni nel resto dell’America Latina. Il parlamento del Paraguay, Paese a maggioranza cattolica e conservatrice, e confinante con l’Argentina, ha dato la più efficace e straordinaria delle risposte pubbliche: un minuto di silenzio e di preghiera per le vittime che la nuova legge voluta da Buenos Aires provocherà nel Paese argentino, mamme e bambini in primis.
Quindi il presidente del Brasile, Jair Messias Bolsonaro, che via social media si è rammaricato per la decisione presa, promettendo che in Brasile « l’aborto non verrà mai né legalizzato né promosso».
Ovviamente sul versante lato opposto si è espresso Andrés Manuel López Obrador, presidente del Messico e leader del partito di maggioranza assoluta del Paese, il Morena, Movimiento Regeneración Nacional, di matrice marxista populista. Prima il governo messicano, attraverso la propria agenzia per la promozione della donna, si è congratulato con il «popolo argentino», poi è stato lo stesso presidente Obrador ad aprire le porte del Messico alla liberalizzazione dell’aborto e agli «investimenti internazionali» delle lobby della cultura di morte.
L’aborto impopolare
In realtà i poveri argentini che vivono ai margini della società, aiutati solo dalle opere di carità dei «Curas villeros», i cosiddetti «preti di strada», non chiedono affatto la libertà di uccidere i propri figli: pretendono invece di poter usufruire di cure e di aiuti sociali, come testimoniano una lunga serie di interviste rilasciate nell’immediatezza del voto del Senato.
Il 93% degli argentini, in una forbice compresa fra l’80 e il 95%, si dichiara da mesi assolutamente contrario a ogni forma di legalizzazione dell’aborto. Dunque né i poveri né le donne in difficoltà, né tantomeno la maggioranza del Paese, hanno preteso l’aborto. Chi lo ha fatto, dunque?
L’impegno e l’esultanza di Amnesty International, di Human Rights Watch, della Planned Parenthood e del loro finanziatore, la Open Society di George Soros, consentono se non altro di sospettare che dietro alle manifestazioni femministe ci siano state pressioni politiche, finanziarie e culturali profonde. Queste lobby di pressione e questi gruppi di interesse sono del resto quelli che, negli stessi giorni del voto finale del Senato argentino, hanno preso ad alzare la testa a Washington, in vista della nuova Amministrazione guidata da Joe Biden, per chiedere una totale revisione delle politica estera statunitense e un maggior impegno del nuovo governo nella promozione di aborto e «diritti riproduttivi» nel mondo. Sempre coincidenze strane.
Coincidenze, sempre
Ambienti che lucrano sulla pelle dei bambini uccisi, insomma, poi grandi filantropi e, dulcis in fundo, si scopre che il presidente argentino, dopo il tour de force che ha imposto al parlamento per l’approvazione della legge sull’aborto, sta attendendo con fiducia che gli organismi internazionali del credito siano disponibili a concedere i 5 miliardi di dollari che il suo governo ha richiesto onde risollevare l’economia del Paese. Forse è solo un’altra coincidenza.
Eppure la colonizzazione ideologica esiste, spesso foraggiata dallo strozzinaggio operato dal credito internazionale che viene concesso solo a condizione che l’aborto sia liberalizzato nel Paese richiedente con l’acqua alla gola. Lo spettro neomalthusiano ed eugenetico è vivo e vegeto, insomma; e il neo-globalismo promosso da Biden lo renderà ancora più oppressivo di popoli e nazioni, a partire proprio dall’anello debole iberoamericano della catena mondiale, seguito poi certamente da quello africano.
Image source: Dimostrazione a sostegno del voto al Senato dell’Argentina per una legge di aborto legale, photo by ProtoplasmaKid from Wikimedia Commons, self-published work, licensed by CC-BY-SA-4.0
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