C’è una «Bibbiano» anche in Abruzzo?

E quindi si tratta di un sistema distruggi-famiglie?

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Last updated on Maggio 25th, 2021 at 03:04 am

Il ritorno a casa dei bambini di Bibbiano, avvenuto neanche due mesi fa, è stato una buona notizia, ma resta solo una goccia nell’oceano. Le Bibbiano d’Italia sono ancora tante, e sparse a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale. Con una costante: ovunque si verifichi un caso, non è mai isolato, ma tende a fare sistema.

In Abruzzo, per esempio, vi sono almeno cinque casi accertati di bambini sottratti a uno o a entrambi i genitori e mai restituiti. La vicenda è approdata al Consiglio Regionale già nel febbraio 2020, quando il consigliere Guerino Testa (Fratelli d’Italia, FdI) richiese formalmente l’attivazione di un’indagine conoscitiva sulla situazione dei minori dati in affido in Abruzzo. Obiettivi: effettuare un monitoraggio dettagliato degli affidi giudiziali, classificare gli affidi intrafamiliari, extrafamiliari e quelli in case di accoglienza; verificare le distanze dei bambini dalle famiglie d’origine, i costi sostenuti, ecc.

La più emblematica delle cinque vicende abruzzesi è probabilmente quella di Piero Angelini e Gabriella Di Tullio, coppia cinquantenne di San Giovanni Teatino, in provincia di Chieti, genitori di due figli di 13 e 11 anni. I coniugi né vedono i bambini né hanno più notizie di loro dal 2017. Per Piero e Gabriella è stata un’escalation straziante.

Il loro incubo inizia il 13 maggio 2015, giorno in cui i servizi sociali dispongono una relazione totalmente sfavorevole nei loro confronti sulla scorta della quale, due anni dopo, il Tribunale dei Minori dell’Aquila decreta lo stato di adottabilità di Claudio e di Alessandra (allora rispettivamente 7 e 5 anni), nonché la decadenza della responsabilità genitoriale di Piero e Gabriella, incluso il divieto di ogni contatto, anche telefonico, con i figli.

Motivazione del provvedimento: un disegno di Alessandra con riferimento a un fantomatico amico di famiglia, tale Leonardo, nei cui confronti i bambini avevano manifestato paura e preoccupazione. Il padre non ha mai creduto a questa versione e nega che l’autore di quel disegno sia la figlia. Anche i servizi sociali avrebbero smentito quella ricostruzione: Leonardo risulterebbe insomma un personaggio di fantasia. Il disegno rappresentava effettivamente cinque figure che potevano essere interpretate come persone coricate a letto, accanto a ognuna delle quali era stato apposto un nome: Piero, Gabriella, Claudio, Alessandra e Leonardo. La calligrafia, però, è verosimilmente quella di una persona adulta.

Stranezze intollerabili

Inizialmente Claudio e Alessandra venivano portati, durante il week-end, dai genitori, ai quali, in seguito, è stato concesso di vedere i bambini soltanto in incontri protetti presso la casa-famiglia. Da un certo momento, però, i coniugi Angelini hanno potuto comunicare con i piccoli soltanto telefonicamente, appena dieci minuti a settimana. Infine, dal 2017, Piero e Gabriella hanno smesso di avere la benché minima notizia dei propri bambini. Il loro ricorso alla Corte d’Appello dell’Aquila è stato rigettato nella sentenza del 20 aprile 2018. Poco meno di un anno dopo, il 1° aprile 2019, la Corte di Cassazione ha rigettato a propria volta.  

Nell’esposto alla Procura di Campobasso, Piero Angelini riferisce di avere parlato con la referente della casa-famiglia, suor Giovanna, da cui ha appreso che i suoi figli vivono un «profondo disagio emozionale che manifestano in crisi di pianto», isolandosi dal resto del gruppo e chiedendo continuamente di tornare a casa.

Dopo avere effettuato lunghe sedute di terapia di coppia, affrontando gli «aspetti disfunzionali rilevati in passato e ritenuti problematici rispetto alla dimensione familiare», ora gli Angelini rivendicano il diritto di rivedere i figli. Dopo essere stati ascoltati dai carabinieri di Sambuceto, che avrebbero mostrato loro apertura e disponibilità, Piero e Gabriella stanno cercando di comprendere, via esposto, se il trattamento loro riservato sia «frutto di una prassi consolidata» che avrebbe coinvolto anche altri genitori oppure se si sia costituito un «gratuito attacco» nei loro confronti, che «ha annientato la potestà genitoriale in pregiudizio del diritto dei figli di poter vivere nella propria famiglia, luogo da sempre privilegiato della formazione emotiva dei bambini».

La lesione del diritto alla genitorialità per i due coniugi si è del resto manifestata anche nel mancato ascolto del punto di vista dei figli in sede giudiziaria.

Non è un caso isolato

Ebbene, i risultati dell’indagine porterebbero a ritenere che il caso Angelini non sia una vicenda isolata. Il dipartimento Famiglia e pari opportunità di FdI della Provincia di Pescara ha infatti raccolto decine di segnalazioni, presentando a propria volta un esposto alla Procura di Campobasso. Le ipotesi di reato sono abuso d’ufficio e rifiuto di atti d’ufficio: entrambe le accuse sono rivolte contro ignoti.

Per la prima volta dopo le archiviazioni degli anni passati, l’estate scorsa la Procura ha aperto un fascicolo e sta indagando. Oltre al caso degli Angelini, vi sarebbero infatti almeno altre quattro famiglie coinvolte in allontanamenti di uno o di entrambi i genitori dai propri figli. Denominatore comune delle cinque vicende giudiziarie: gli stessi giudici e le stesse consulenze tecniche d’ufficio.

«I magistrati del Tribunale dei Minori dell’Aquila in qualche modo hanno a che fare con il sistema formativo del CISMAI, il Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia, lo stesso ente che formava gli addetti ai lavori nella vicenda di Bibbiano», ha dichiarato Carola Profeta, presidente di Fa.Vi.Va. «Probabilmente c’è un modus operandi anomalo che va monitorato».

Leggi la seconda e ultima parte dell’inchiesta

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