C’è chi dice no, parte seconda

Il record Biden-Harris sulla vita è agghiacciante, ma la reazione cresce

Statua della libertà

Image by Ronile from Pixabay

Last updated on Maggio 4th, 2021 at 01:55 am

Che l’amministrazione Biden-Harris sia tutt’altro che favorevole alla vita umana nascente, oltre a essere un eufemismo, non è una novità.

“iFamNews” non è l’unica voce ad affermarlo, come dimostra per esempio anche l’articolo pubblicato sul sito web di The Washington Examiner il 29 aprile con il titolo One Hundred Days of Abortion Extremism. L’autrice è Marjorie Dannenfelser, presidente della Susan B. Anthony List, organizzazione senza scopo di lucro impegnata a ridurre ed eliminare l’aborto negli Stati Uniti d’America attraverso il supporto dato ai politici pro-life, principalmente alle donne, e già tra i più stretti consiglieri (per argomenti pro-life) del presidente Donald J. Trump.

I primi cento giorni

La Dannenfelser parla senza mezzi termini di «uno tsunami senza precedenti di estremismo contro la vita», sottolineando la corsa a precipizio dei Democratici nel realizzare la propria agenda entro le elezioni di mid-term del 2022. Nulla di strano se «fin dall’inizio, l’amministrazione Biden-Harris ha cercato di ripagare la lobby abortista che ha speso milioni per farla eleggere».

Due fra i primi ordini esecutivi del presidente Biden, cioè l’abrogazione della Global Protect Life Rule e il ridimensionamento della Protect Life Rule, si mostrano come azioni di governo estremamente chiare, a causa delle quali i contribuenti statunitensi si trovano ora, volenti o nolenti, costretti a finanziare con le proprie tasse l’industria dell’aborto, sia in patria sia nel resto del mondo.

Occorre ricordare inoltre lAmerican Rescue Plan, firmato dal presidente in marzo, in cui non è stato ricompreso il cosiddetto «Hyde Amendment», il pacchetto di leggi pro-life che vieta l’uso di fondi federali per finanziare l’aborto, se non per salvare la vita della donna, o se la gravidanza deriva da incesto o stupro.

Il mese di aprile non ha portato notizie migliori. La Food and Drug Administration, infatti, con il pretesto della pandemia ha stabilito di sospendere l’applicazione della norma che prevedeva l’assunzione sotto controllo medico della prima delle due pillole del farmaco abortivo prescritto in caso di aborto farmacologico. La nuova norma è in contrasto con quanto espresso dalla Corte Suprema in gennaio e, afferma la Dannenfelser, va nella direzione auspicata dai fan sfegatati dell’aborto farmacologico “per corrispondenza”: «trasformare ogni ufficio postale in un centro abortivo».

L’opinione pubblica

C’è però un “ma”. L’agenda di morte della “strana coppia” Biden-Harris non piace, certamente non piace a tutti e l’opinione dei cittadini statunitensi è spesso lontana da quella del proprio presidente, più vicina forse a La casa nella prateria o a La famiglia Bradford che non a Sex & the City, tanto per ricalcare stereotipi.

Forse l’hanno capito i loro governatori, però, se in questi cento giorni di “estremismo abortivo” sono state circa 500 le misure legislative introdotte a livello dei singoli Stati per limitare il più possibile i numeri delle interruzioni di gravidanza, allo scopo assolutamente dichiarato, benché purtroppo ambizioso, di eliminarlo e di gettare alle ortiche tutto quanto introdotto dall’ormai famigerata sentenza Roe vs Wade del 1973.

“iFamNews” ha già raccontato di tali iniziative, oggi ne aggiunge al novero qualcuna in più, e la festeggia.

Arizona

 L’Arizona del governatore Repubblicano Doug Ducey ha sancito come legge il provvedimento che vieta l’aborto a causa di anomalie genetiche, per esempio la sindrome di Down. La pena prevista in caso di trasgressione è il carcere, è vietato l’invio per corrispondenza di farmaci abortivi ed è obbligatoria la cremazione o la sepoltura per i corpicini dei bambini non nati soppressi nel ventre materno.

Idaho

Nell’Idaho, il Repubblicano Brad Little continua la strada intrapresa e firma il progetto di legge in base al quale è vietato l’aborto dopo che sia avvertito il battito cardiaco del feto, intorno cioè alla sesta settimana di gestazione, a meno di pericolo di vita per la madre o gravidanza conseguente a incesto o stupro. Così come altri Heartbeat bill, i provvedimenti cioè che prevedono il divieto all’interruzione della gravidanza a partire dal rilevamento del battito cardiaco, anche questo dell’Idaho avrebbe effetto solo se confermato da una delle corti federali del Paese. Ma rappresenta comunque un passo in avanti.

Oklahoma

In Oklahoma è il governatore Kevin Stitt, ugualmente Repubblicano, a firmare tre disegni di legge assolutamente a difesa della vita umana nascente, fra cui un Heartbeat bill.

Stitt ha rilasciato una dichiarazione d’intenti molto netta, affermando come Henry McMaster in South Carolina, quasi in una gara, di voler essere il governatore “più pro-life” del Paese, nello Stato “più pro-life” del Paese: «We want to be the most pro-life state in the country, and I want to be the most pro-life governor». Non sarebbe male se anche i politici italiani si sfidassero con fini analoghi…

West Virginia

Qui il governatore Jim Justice, Repubblicano, ha firmato il Second Chances at Life Act, disegno di legge relativo all’aborto farmacologico che prevede che la donna sia informata della possibilità di invertire gli effetti del medicinale abortivo dopo aver assunto la prima delle due pillole prescritte. Qualora la madre avesse un provvidenziale ripensamento, infatti, l’assunzione di progesterone sotto controllo medico potrebbe “fermare” il processo di interruzione della gravidanza indotto dalla prima pillola.

Montana

Greg Gianforte, del partito Repubblicano, conferma in legge tre disegni legislativi a protezione dei nascituri: aborto vietato dopo la ventesima settimana di gestazione, e ci mancherebbe; possibilità di mostrare alle donne che desiderassero ricorrere all’aborto un’ecografia del bambino che portano in grembo; somministrazione dei farmaci abortivi di persona, sotto controllo medico, e non “per corrispondenza” o telemedicina.

Infine

Recentemente Mike Pence, ex vicepresidente dell’amministrazione Trump dal 2017 al 2021, ha lanciato Advancing American Freedom, un’organizzazione non-profit che promuove i valori e le politiche “Conservative”, fra cui come ovvio la difesa della vita umana fin dal concepimento. Non si può che augurargli buon lavoro.

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