Bioetica, ecco il navigatore

Le virtù si apprendono anzitutto sotto il tetto familiare

Last updated on aprile 6th, 2021 at 05:30 am

Ama definire la bioetica «uno sguardo sull’uomo attraverso l’uomo» la giovane bioeticista e filosofa, Giulia Bovassi, research scholar alla cattedra UNESCO in Bioetica e Diritti Umani, già comparsa sulle pagine di “iFamNews” e autrice del volume Guida bioetica per terrestri. Da Fulton Sheen al cybersesso. Ma l’uomo «è se stesso attraverso la verità. La sua relazione colla verità decide della sua umanità e costituisce la dignità della persona» avvisa immediatamente la Bovassi, aprendo il testo con una citazione di Karol Wojtyła (1920-2005) e mettendo così immediatamente in relazione l’indagine bioetica con l’indagine sul vero.

Il compito che la studiosa si prefigge è del resto quello di «tracciare il fil rouge che collega gli insegnamenti in tema di teologia morale familiare e sessuale dell’arcivescovo statunitense Fulton John Sheen [1895-1979] contenuti in una delle sue più famose pubblicazioni, Tre per sposarsi, con un particolare settore di indagine bioetica, quello dei dilemmi cosiddetti di “inizio vita”, legati a problematiche su sessualità, famiglia, aborto, procreazione».

Il coraggio di citare, già nel titolo, niente meno che un arcivescovo, Fulton Sheen – arcivescovo titolare di Newport, già vescovo di Rochester – solleva immediatamente la questione del rapporto tra bioetica e teologia, sempre più ferocemente negato in base a un pluralismo presunto che diviene strumento ideologico per escludere l’indagine sul vero, dunque la ragione stessa, dal dibattito sulla difesa della vita umana da ogni attacco alla dignità dell’uomo.

Come insegna Giorgia Brambilla, dottore di ricerca in Bioetica e teologa con specializzazione in Morale familiare e sessuale, professore aggregato nell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, nonché incaricato nella Pontificia Università Lateranense, nel volume, da lei curato, Riscoprire la Bioetica. Capire, formarsi, insegnare, l’etica, «pur non essendo deducibile da una ontologia, ha bisogno di fondamenti antropologici e ancor più di una metafisica che la giustifichi. […] Il discorso rigorosamente razionale della Bioetica trova un suo naturale prolungamento nella Teologia, e nella fattispecie in quella morale, la quale intende argomentare a partire dalla Rivelazione avanzando la pretesa irrinunciabile di dire la verità sull’uomo e una verità da proporre pubblicamente […] La Bioetica inserita nella scienza teologica, allarga il proprio campo di competenza scientifica alla vita dell’uomo nella sua interezza».

Metafisica della liberalizzazione secolarizzata

La Bovassi contribuisce dunque all’argomentazione aiutando a riflettere su alcune delle tematiche più significative del dibattito bioetico contemporaneo – contraccezione, aborto, «maternità surrogata» e così via – senza tentare di definire immediatamente risposte puntuali a domande puntuali, quanto piuttosto partendo da uno sguardo più vasto, che riguarda l’uomo anzitutto per quello che l’uomo è in se stesso e in quanto inserito in una trama rapporti, prima di tutto quello affettivo, dall’innamoramento all’amore coniugale.

Una splendida immagine dell’arcivescovo Sheen chiarisce le conseguenze della «metafisica della liberalizzazione secolarizzata», che celebra la “licenza” intesa come «libero arbitrio individualista assolutizzato, ovvero senza responsabilità e privo di evoluzione prolifera»: «una locomotiva può esprimersi in due modi: o mantenendo la pressione entro i limiti imposti dal costruttore e dal tecnico, oppure scoppiando e uscendo dalle rotaie. La prima autoespressione è la perfezione della locomotiva; la seconda è la sua distruzione. Analogamente, una persona può esprimere se stessa tanto obbedendo alle leggi della propria natura quanto ribellandosi ad esse: tale ribellione finisce nella schiavitù e nella frustrazione».

Civiltà usa e getta

Non è difficile riconoscere la locomotiva che scoppia, sbanda ed esce dai binari, seguendo il percorso della seconda parte del testo, in cui siamo condotti noi “terrestri” – felicissima scelta laica e pluralista per indicare la fruibilità del testo per chiunque abbia desiderio di approcciarsi alle questioni bioetiche senza bisogno di prerequisito alcuno – in modo particolare nella finestra aperta su una tematica più originale e meno diffusa, quella del cybersesso: «decaduta la sessualità umana a forza istintiva irriflessa pari a quella animale, dominatrice e non dominata, ogni cosificazione della persona diviene pensabile e, nel pensabile, ammissibile […] L’individuo non potrà narcisisticamente bastare a se stesso finché non indulgerà sulla sufficienza umana, vedendo nella banale ripetitività della promiscuità sessuale un appagante nulla, mai sazio di bisogni, che anche gli animali perseguono».

Quale speranza allora per noi “terrestri”, noi che viviamo in una civiltà “usa e getta”? Parla chiarissimo Fulton Sheen, confermandoci sulla nostra strada, pur accidentata e non priva di inciampi: «Quanto minore sarà il numero di sacrifici richiesti a un uomo, tanto più egli sarà insofferente anche di quei pochi. Ben presto i suoi lussi diventano altrettante necessità, i figli un peso, il suo ego un dio. E allora, se non avremo più eroi nella famiglia, dove troveremo gli eroi in tempo di crisi nazionale? Se un uomo non vuol sopportare i fastidi che danno la moglie e i figli, come tollererà le dure prove dei periodi di emergenza? Solo una nazione che riconosca come aspetti normali della vita l’operosità, i sudori, le difficoltà, il sacrificio, potrà salvarsi, e queste virtù si apprendono anzitutto sotto il tetto familiare».

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