Bambini, depressione lockdown

Lo dimostra uno studio dell’Università di Cambridge

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Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:06 pm

Si è già avuto modo, su “iFamNews”, di ricordare i gravi danni collaterali provocati dalle politiche restrittive adottate per far fronte al CoViD-19 nel mondo. Ora uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Cambridge getta luce su un aspetto in particolare: le ripercussioni psicologiche nei confronti dei bambini.

I danni delle scuole chiuse

Lo studio, pubblicato sul periodico medico Archives of Disease in Childhood, ha preso in esame 168 bambini del Regno Unito di età compresa tra i sette anni e mezzo e gli undici anni e mezzo. «Durante il blocco del Regno Unito i sintomi della depressione dei bambini sono aumentati notevolmente rispetto a prima del blocco», si legge. Gli studiosi ritengono che questo dato abbia a che fare con diverse misure prese durante il lockdown, tra le quali la chiusura totale o parziale delle scuole. Del resto, rileva ancora lo studio, la presenza a scuola, la socializzazione e il divertimento sono fondamentali per il benessere dei bambini.

Occuparsi anche del benessere dei bambini

I ricercatori hanno osservato tra i più piccoli «un aumento statisticamente significativo della depressione, con effetti di dimensione medio-grande». Di qui, prosegue lo studio, «la necessità» di tenere in considerazione «il potenziale impatto dei blocchi sulla salute mentale dei bambini» allorquando si andranno a pianificare nuove politiche di risposta alla pandemia in corso. Non solo. Gli accademici di Cambridge ritengono che sia necessario investire risorse e organizzare corsi di formazione «per fornire agli insegnanti gli strumenti con cui sostenere i bambini con umore basso».

Gioventù bruciata

Il campione è limitato, precisano i ricercatori, ma mostra comunque risultati significativi. Quello di Cambridge è tra i primi studi in assoluto sui danni del lockdown nei confronti dei bambini. Ma si colloca in linea con altre ricerche analoghe: per esempio i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC), negli Stati Uniti, hanno pubblicato dati secondo cui un quarto dei giovani tra i 18 e 24 anni afferma di aver tentato il suicidio nel mese di giugno scorso. Il 40% dei 5.412 intervistati ammette, inoltre, di essere stato vittima di ansia e di aver abusato di sostanze.

Un disastro per piccoli e vulnerabili

Dati che fanno allarmare. Ellen Townsend, professoressa di Psicologia nell’Università di Nottingham, ha lanciato un sito per influenzare i responsabili politici affinché si preoccupino anche delle conseguenze delle restrizioni su bambini e adolescenti. «Sono profondamente preoccupata per l’impatto a lungo termine sui nostri bambini e giovani», dice la Townsend al sito Foundation for Economic Education, ricordando come l’interazione e il gioco faccia a faccia siano vitali per il loro sviluppo sano. La docente inglese sottolinea poi l’impatto sulla salute mentale dei più piccoli del «vivere sotto un costante stato di minaccia», e concludere che «i blocchi sono un disastro per i giovani e per i vulnerabili».

Il parere del pedagogista

L’affermazione della docente non deve stupire: già durante la «prima ondata» del virus, in primavera, si era discusso dei rischi per la salute di bambini costretti alla segregazione. Intervistato da “iFamNews”, il pedagogista Daniele Novara aveva definito «un’assurdità» serrare un bambino tra quattro mura: «È in una fase di sviluppo molto delicata, rimanere chiuso in casa lo priva della luce solare, della vitamina D. Inoltre non sottovalutiamo i danni sul piano neuromotorio: i più piccoli hanno bisogno di sgranchirsi le gambe, di correre in luoghi che non siano chiusi. E poi è anche una questione sensoriale, è importante poter girare la vista in uno spazio ampio, aperto».

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