Last updated on Novembre 4th, 2021 at 04:21 am
Entrare in un bagno pubblico senza controllare se sulla porta sia apposta la targhetta con l’omino con i pantaloni o con la donnina con la gonna. L’avanguardia dell’ideologia gender nella toilette è Piacenza. Qui, nel Liceo artistico «Cassinari», si è deciso di eliminare le distinzioni di genere sessuale per l’ingresso nei servizi igienici. La proposta è stata presentata dagli studenti, che hanno così voluto rivendicare il concetto di «inclusione». Sono rimaste le due figure iconiche che distinguono il bagno dei maschi da quello delle femmine, ma hanno perso il loro valore segnaletico.
I precedenti
L’Emilia-Romagna si conferma ricettiva nei riguardi di certe tematiche. Già nel 2019 il comune di Reggio Emilia aveva adottato un protocollo – il primo a livello nazionale – a tutela dei “diritti” LGBT+ che prevedeva, tra le altre cose, i bagni «gender free». Ma, mentre in Italia gli sparuti casi di tale risma fanno ancora notizia, altrove in Occidente le “toilette a tinte arcobaleno” sono quasi una norma. Sempre nel 2019 sul tema si era pronunciata la Corte Suprema federale degli Stati Uniti d’America. I giudici avevano infatti respinto l’istanza dell’Alliance Defending Freedom che contestava la scelta di un distretto scolastico della Pennsylvania di consentire l’uso libero dei bagni nel Boyertown Area School District. Critici i promotori dell’iniziativa, i quali sottolineavano come sia giusto difendere le persone LGBT+, ma salvaguardando la privacy di tutti.
Aggressioni negli Stati Uniti
Oltre alla privacy, alcune ragazzine di un istituto scolastico della Virginia si sono viste attentare alla propria incolumità fisica. È bufera su Scott Ziegler, dirigente della Loudoun County School: secondo un gruppo di genitori, la sua decisione di abbattere le distinzioni sessuali nei bagni della scuola sarebbe all’origine delle aggressioni ai danni di studentesse avvenute proprio nelle toilette «gender free». Un primo caso sarebbe avvenuto nel maggio scorso: stando alla denuncia di un padre, sua figlia che frequenta la prima media sarebbe stata violentata da un ragazzo «che presumibilmente indossava una gonna». Ziegler aveva respinto le accuse del genitore. «Per quanto ne sappia, non abbiamo alcuna segnalazione di aggressioni avvenute nei nostri bagni», aveva detto il dirigente scolastico.
La rabbia dei genitori
Qualche mese dopo, tuttavia, sulla scuola della Virginia è piovuta una nuova accusa. Sarebbe avvenuta un’altra aggressione sessuale. Stavolta non solo il padre della presunta vittima, ma diversi genitori hanno deciso di fare sentire la loro voce. Nel corso di un consiglio scolastico hanno chiesto le dimissioni immediate di Ziegler. «Ti abbiamo avvertito che le politiche che stavi mettendo in atto sarebbero state un pericolo per i nostri studenti, e lo abbiamo visto accadere», hanno detto i contestatori rivolgendosi al dirigente.
Nel corso del consiglio ha preso la parola anche una studentessa. «Ho 14 anni, il fatto che debba essere qui a difendere i miei diritti per non farmi infilare in gola la tua agenda radicale a scuola non è solo preoccupante, è sconvolgente», ha detto. «I miei compagni e io non siamo strumenti per promuovere un’agenda politica». Parole, quelle della giovane studentessa, che travalicano i confini della Virginia e arrivano fino a noi.