Assegno unico: le famiglie beffate ancora

Mancano i decreti attuativi. E troppe richieste “in istruttoria” per la «misura ponte»

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Last updated on Ottobre 8th, 2021 at 09:44 am

Tanto tuonò che ‒ per ora ‒ non piovve. Si potrebbe usare una delle più classiche metafore meteorologiche per descrivere la genesi dell’assegno temporaneo per figli minori. Annunciato in giugno dal ministro per la Famiglia, Elena Bonetti, il sostegno per molte famiglie italiane è ancora fermo al palo. Per restare alla metafora di cui sopra, l’aiuto di Stato ai nuclei familiari resta molto arido.

L’assegno unico e universale

Ma andiamo con ordine. In marzo il Senato ha approvato l’assegno unico e universale, che molti ‒ compreso il presidente del Consiglio, Mario Draghi ‒ hanno salutato come una «svolta epocale». La nuova misura cancella infatti tutti i bonus e i benefici fiscali per i genitori al fine di concentrarli in un’unica misura elargita mensilmente. Per ogni figlio, quindi, fino al compimento del 21esimo anno di età, ogni famiglia riceverà una somma variabile in base al proprio Isee. La misura “rivoluzionaria” dovrebbe partire dal 1° gennaio prossimo.

L’assegno temporaneo

Intanto però, il parlamento ha approvato anche una cosiddetta «misura ponte», ovvero di transizione, verso l’assegno unico. Si tratta dell’assegno temporaneo, in vigore da luglio e fino al dicembre prossimo, rivolto ai nuclei familiari che non hanno diritto all’assegno per il nucleo familiare (ANF), vale a dire lavoratori autonomi e disoccupati. Il via libera alle domande, che si possono presentare sul sito dell’Inps, è partito il 1° luglio scorso. Inizialmente era previsto che fino al 30 settembre si potesse fare richiesta per le mensilità retroattive da luglio a settembre. Nei giorni scorsi, tuttavia, il governo ha prorogato la scadenza al 31 ottobre. Ma come si è arrivati a questa decisione?

Domande “in istruttoria”

Negli ultimi giorni di settembre è stato il Forum delle Associazioni Familiari a sollecitare l’esecutivo in tal senso. Il presidente Gigi De Palo, tra i più strenui sostenitori dell’assegno unico, rilevava lacune del governo in termini di comunicazione: «In questo periodo abbiamo ricevuto migliaia di messaggi da parte di numerose famiglie italiane che chiedevano informazioni su come accedere all’assegno temporaneo». De Palo chiedeva inoltre che venissero sbloccate «il prima possibile tutte le pratiche “in istruttoria”»: come rivela il quotidiano Avvenire, sono tanti i nuclei familiari che hanno inoltrato la domanda all’INPS e che ancora sono in attesa non di un primo bonifico, ma addirittura di sapere se la pratica è andata a buon fine. Di qui la stringata frase che si trovano davanti quando accedono alla propria pagina personale sul sito dell’INPS: «Stato domanda – In istruttoria».

Nubi anche sull’assegno universale

Chissà se questi 31 giorni di supplemento aiuteranno la burocrazia a dissipare le nubi consentendo a tutte le famiglie italiane di vedere, finalmente, gli effetti concreti di questa «svolta epocale». Nulla si sa, per ora, del numero di domande ricevute e delle erogazioni avvenute. Ma troppi dubbi, come spiega Chiara Saraceno, portavoce dell’Alleanza per l’Infanzia, aleggiano attorno all’assegno unico e universale, che dovrebbe partire in gennaio. Mancano tre mesi, dice al Redattore Sociale, ma non sono stati ancora approvati i decreti attuativi. Non solo. Ancora non si sa chi ne avrà diritto e a quanto, sulla base di quali criteri di progressività ed eventualmente esclusione, quale sarà l’importo minimo, quanto inciderà la parte variabile. Eppure sono criteri determinanti a valutare l’effettiva universalità dell’assegno.

Incognita clausola di salvaguardia

C’è infine un altro aspetto su cui occorre fare chiarezza. Molte famiglie che già percepiscono dei sussidi, continuano a chiedersi se con l’assegno unico e universale non finiranno per rimetterci. In gennaio il ministro Bonetti, interpellata al riguardo da «iFamNews«, rispondeva: «Stiamo lavorando perché non solo non ci siano penalità ma anzi sia allargato lo spettro dei beneficiari». Sono passati dieci mesi e finora l’unico “spettro” che incombe sulle famiglie italiane è quello di restare con le pive nel sacco pure stavolta.

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