Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:05 pm
Non più sussidi per la famiglia, ma investimenti sulla famiglia. Mentre a Palazzo Chigi sembra salire l’intensità della crisi di governo, il ministro per la Famiglia, Elena Bonetti, partecipa a una conferenza organizzata dalla FAFCE, la Federazione europea delle associazioni familiari cattoliche, per rivendicare il Family Act. L’esponente di Italia Viva, lasciando trapelare il clima di competizione interna alla maggioranza, definisce il pacchetto di misure come «la unica vera riforma di questo governo».
Placet al Family Act
Al dibattito, moderato dalla giornalista francese Solène Tadié, ha preso parte anche Vincenzo Bassi, presidente della FAFCE. «Non è possibile rispettare i parametri di Maastricht, se non c’è un equilibrio intergenerazionale», osserva. Del resto, prosegue il presidente della FAFCE, «quando aumenta l’età media della popolazione», inevitabilmente aumentano anche le spese di previdenza sociale nonché quelle sanitarie. E questi rincari lasciano alle casse dello Stato una sola prospettiva: fare deficit. «Spendere risorse per l’assistenzialismo e non per le politiche produttive crea ulteriore inflazione», aggiunge Bassi. Di qui il plauso al Family Act, perché, dice, «è finalmente una politica familiare intesa come investimento».
Il potenziale della famiglia
Il consenso di Bassi viene raccolto dalla Bonetti. «Ho voluto promuovere una riforma attesa da anni», spiega il ministro, «che cambia prospettiva al modo di affrontare le politiche in favore della famiglia, vista non più come soggetto fragile da sostenere ma come potenziale da attivare». Un potenziale che, secondo la titolare del dicastero per la famiglia, si è espresso durante la pandemia: «L’Italia ha retto perché hanno retto le famiglie». Ma è anche un potenziale che rischia di vanificarsi. «Il calo demografico è una condanna», osserva, «perché colpisce il welfare».
I cinque punti della Bonetti
E senza famiglia non c’è futuro. Per questo, sottolinea la Bonetti, è importante il Family Act, il quale ruota attorno a cinque punti: l’assegno unico universale; una decontribuzione delle spese educative affrontate dalle famiglie («per la scuola, ma non solo»); i congedi parentali garantiti a una più ampia rosa di lavoratori; una conciliazione tra maternità e lavoro a tutela della «integrità dell’individuo femminile» sia nell’aspetto di madre sia in quello di lavoratrice; politiche giovanili per offrire un’indipendenza economica alle nuove generazioni che incoraggi a fare figli.
La clausola di salvaguardia
Il ministro Bonetti ha quindi risposto alle domande della stampa. “iFamNews” chiede se è prevista nell’assegno unico universale una «clausola di salvaguardia» che tuteli le famiglie che già percepiscono sussidi, affinché non vengano penalizzate. «L’assegno unico universale riunifica gli attuali bonus», ribadisce il ministro, «ma stiamo lavorando perché non solo non ci siano penalità ma anzi sia allargato lo spettro dei beneficiari». Viene citato l’esempio delle partite IVA, che attualmente non hanno diritto agli assegni familiari. L’assegno unico, rileva infine la Bonetti, viene elargito fino al compimento del 21esimo anno d’età dei figli, dopo di che «subentrano altri strumenti del Family Act per dare autonomia ai giovani e consentire loro di costruire una famiglia».
Parole promettenti, la cui conversione in pratica rischia però di essere spezzata dai turbamenti nella maggioranza di governo.