Aragona, “quote arcobaleno” nei posti pubblici

L’1% è riservato ai trans. In Italia le aziende vengono giudicate da Ivan Scalfarotto

Foto da Pixabay

Last updated on Febbraio 17th, 2020 at 04:18 am

Le persone transessuali avranno diritto a una corsia riservata nei concorsi pubblici, la stessa garantita alle persone con disabilità, alle vittime della violenza di genere e ai parenti delle vittime del terrorismo. Succede in Aragona, la comunità autonoma del nord-est della Spagna con oltre un milione di abitanti, dove la Legge sull’identità e sull’espressione di genere e uguaglianza sociale e non discriminazione prevede l’inserimento delle nuove quote arcobaleno.

La legge ha già avuto attuazione concreta in dicembre, quando il presidente socialista Javier Lambán ha riservato due posizioni a persone transessuali in un concorso per funzionari pubblici. Su 245 posti vacanti 2 sono stati riservati, si legge sulla Gazzetta Ufficiale dell’Aragona del 30 dicembre, a «chi rientra nei casi previsti dalla Legge 4/2018, del 19 aprile, su identità ed espressione di genere, uguaglianza sociale e non discriminazione». Anche in questo caso si è trattato di una legge nata contro la discriminazione che è però poi arrivata a imporre «una quota di posti vacanti non inferiore all’1% per le persone transessuali».

Natalia Salvo, direttore generale dell’Istituto aragonese per le donne (IAM), ha spiegato il varo della legge sostenendo che la categoria in oggetto riguarda persone particolarmente vulnerabili.

L’Aragona non è del resto un caso unico. Nel mondo esistono molte grandi aziende impegnate da anni in quella che definiscono «una battaglia per la parità di genere». È il caso della Countdown, una delle maggiori catene di supermercati per numero di punti vendita della Nuova Zelanda, che ha avviato una profonda rivoluzione interna volta a promuovere l’inclusione. I dipendenti che stanno effettuando la transizione di genere possono usare e far usare da subito il proprio nuovo nome, scegliere se imporre ai colleghi l’uso di pronomi maschili o femminili quando si riferiscano a loro e utilizzare servizi igienici e spogliatoi diversi da quelli riservati al loro sesso biologico. Hanno poi diritto a permessi speciali per le cure mediche necessarie alla transizione e a una consulenza riservata di supporto psicologico.

Premiate le aziende più filoLGBT+

In Italia, a valutare l’“LGBT diversity index” delle aziende, è l’associazione Parks. Liberi e uguali, diretta da Igor Šuran, che offre alle aziende «formazione e training, comunicazione interna ed esterna, consulenza sulle politiche retributive e di benefit che rispecchino le necessità dei lavoratori LGBT». Si tratta di un’associazione costituitasi nel 2010, che ha come soci fondatori Citi, Consoft, Eli Lilly, Ikea, Johnson&Johnson, Linklaters e Telecom Italia. Organizza un premio annuale per le aziende e i dipendenti più inclusivi: tra i vincitori del 2018 figurano Accenture come miglior azienda, Vector come miglior PMI italiana e Serena Chiama, Personal Assistant CEO Sky Italia, premiata come miglior alleato. Scorrendo i vincitori delle edizioni precedenti compaiono i nomi di Google, Telecom, Microsoft, Ikea e IBM. Quindi c’è il Forum annuale sulle tematiche LGBT+ People at work, un questionario, distribuito alle aziende, che consente di valutare le capacità d’inclusione e di lotta alle discriminazioni: oltre alle grandi aziende aderiscono Banca d’Italia, Politecnico di Milano e Università di Torino. A spiegare gli obiettivi del progetto è Ivan Scalfarotto, fondatore e già direttore esecutivo Parks. Liberi e Uguali, oggi membro di Italia Viva, che scrive: «Mai come in questo momento di profonda crisi e di difficoltà per l’economia, in un momento in cui le leve economiche hanno un ruolo più limitato dal punto di vista motivazionale, investire sull’intelligenza, sulla cultura aziendale, sulla propria immagine come datori di lavoro di eccellenza e come imprese socialmente responsabili può essere la carta decisiva da giocare». Le aziende già associate hanno accettato di impegnarsi: «Con le loro pratiche di gestione del personale, nella costruzione di una cultura di inclusione globale che consideri al suo interno anche la più ostica delle tematiche per il contesto italiano, ovvero l’inclusione delle persone LGBT».

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