Last updated on Settembre 15th, 2021 at 02:22 am
Non si è fatto in tempo a darne notizia, che già si viene raggiunti da testimonianze ulteriori della “tensione all’immortalità” che caratterizza il nostro tempo. Una tensione che nulla ha a che vedere con il desiderio trascendentale di compimento, quanto piuttosto con il tentativo di perdurare in vita per un numero indefinito di anni, con consistenza più o meno corporea. Eh sì, per tutti i tolkieniani che se lo stiano chiedendo, il verbo «perdurare» è riferimento esplicito a Sauron. Solo il bene, infatti, è; il male invece perdura quanto più può, all’incirca come Lord Voldemort sul cranio del povero professor Raptor.
Il desiderio di vivere per sempre ha un fascino invincibile anche per i più strenui materialisti, quelli per cui guardare verso le stelle non suscita domande, quanto piuttosto lo sviluppo di un progetto d’investimento al fine di andarci per fare quattro passi. Come se bastasse «volar su le nubi e noverar le stelle ad una ad una» per scoprire «a che tante facelle? […] ed io che sono?».
Altos Labs: alla ricerca dell’immortalità
Nasce così, lo scorso ottobre, Altos Labs, una società tecnologica di riprogrammazione biologica della Silicon Valley, che pare stia ottenendo importanti finanziamenti da più personaggi, tra i quali l’ex CEO di Amazon, Jeff Bezos e il miliardario russo-israeliano Yuri Milner. Forte di questi investitori da capogiro, la Altos Labs starebbe reclutando i migliori scienziati disponibili, tra cui Juan Carlos Izipisua Belmonte, biologo del Salk Institute di La Jolla, California, che sta lavorando su un metodo per riportare lo sviluppo delle cellule allo stato pluripotente del livello embrionale, con «l’obiettivo di fornire prodotti più sicuri e di qualità superiore per la medicina rigenerativa». Per far ciò «ha aperto la strada a metodologie per la coltura di embrioni, compresi i primati non umani, creando embrioni sintetici e organoidi di mammiferi. È lui lo scienziato che ha creato la prima chimera uomo-maiale, «iniettando cellule staminali umane nell’embrione di un maiale, poi impiantato nell’utero di una scrofa per permettergli di crescere». Assieme a lui, Steve Horvath, professore nell’Università della California di Los Angeles e sviluppatore di un “orologio biologico” in grado di misurare con precisione l’invecchiamento umano. Le sue competenze saranno utili per verificare l’efficacia delle tecniche di “ringiovanimento” senza attendere lo sviluppo naturale delle cellule, che necessiterebbe di una attesa di decenni. Alla compagnia si unisce Shinya Yamanaka, vincitore del Premio Nobel per la medicina con una ricerca sull’inversione dell’invecchiamento nelle cellule, che alla Altos Labs riveste il ruolo di presidente del comitato consultivo scientifico.
L’obiettivo di Altos Labs è esplicito: «comprendere come avviene il ringiovanimento», dice Manuel Serrano, ex ricercatore nell’Istituto di Ricerca in Biomedicina a Barcellona, ora approdato alla Silicon Valley rispondendo all’offerta di uno stipendio dalle cinque alle dieci volte più alto di quello che percepiva in precedenza. Serrano, che in Spagna si occupava di studi sulla senescenza cellulare e sui processi di rimodellamento dei tessuti durante lo sviluppo embrionale, ha ultimamente esteso i propri interessi al metabolismo e alla riprogrammazione cellulare in relazione all’invecchiamento. Oggi dichiara: «La ricerca scientifica più avanzata e ipertecnologica richiede finanziamenti cospicui, e qui [alla Altos Labs] li abbiamo».
Liberi di essere audaci, e di esplorare
Il fine delle ricerche ad Altos Labs sarebbe dunque sviluppare la tecnologia di riprogrammazione biologica, un modo per ringiovanire le cellule in laboratorio. Secondo alcuni scienziati questo metodo potrebbe essere esteso per rivitalizzare interi corpi animali, di fatto prolungando la vita umana.
Pare che la società, che ancora non si è espressa ufficialmente, abbia già raccolto almeno 270 milioni di dollari, con il sostegno non solo di Bezos e Milner, ma di altri ricchi personaggi del mondo della tecnologia. Con questi fondi la Altos finanzierà la ricerca senza alcuna aspettativa immediata di prodotti o ricavi.
La tecnologia in uso, peraltro, appare estremamente pericolosa.
Se infatti le cellule adulte si trasformano in cellule staminali in seguito al trattamento ricevuto, questo non le ringiovanisce semplicemente, ma cambia loro l’identità. In alcuni topi oggetto di sperimentazione questo ha comportato lo sviluppo di teratomi (tumori embrionali). Il Premio Nobel Yamanaka ammette: «ci sono molti ostacoli da superare», parlando comunque di «un enorme potenziale». Sempre Serrano, l’unico studioso coinvolto che abbia accettato di rilasciare una intervista, afferma che «la filosofia di Altos Labs è quella di fare ricerche guidate dalla curiosità. […] In questo caso, attraverso una società privata, abbiamo la libertà di essere audaci ed esplorare».
Continuare a esistere come esseri autonomi
Bezos non è nuovo a questo genere di iniziative. In passato aveva già investito in una società, la Unity Biotechnology, impegnata nella ricerca sulle malattie legate all’età, come il declino cognitivo. Significativa la citazione tratta da un testo del biologo Richard Dawkins, inclusa nell’ultima lettera inviata da Bezos agli azionisti Amazon: «Staving off death is a thing that you have to work at… If living things don’t actively work to prevent it, they would eventually merge with their surroundings and cease to exist as autonomous beings. That is what happens when they die». Se gli uomini non riusciranno a prevenire la morte, il loro destino sarà quello di fondersi con l’ambiente circostante, smettendo di esistere come esseri autonomi.
E se il premio fosse, invece, una esistenza mortale?
Connor MacLeod, impersonato dall’attore Cristopher Lambert in Hilghlander, l’ultimo immortale, storico film diretto da Russell Mulcahy nel 1985, è un guerriero scozzese soprannaturalmente invulnerabile alle ferite e destinato a un duello secolare con altri immortali come lui fino all’Adunanza finale, durante la quale, recita una frase diventata mantra, «ne sopravviverà uno solo». La storia illustra bene cosa significhi una immortalità di tipo “biologico”: una esistenza senza limiti temporali, riservata solo a pochi, nella continua sofferenza di veder morire gli amati intorno a sé. Pochi individui, proprio come i miliardari in possesso delle disponibilità economiche necessarie per godere dei risultati delle ricerche in corso, almeno per ora.
Chissà quanti ricordano la ricompensa che Connor riceverà alla fine del film, dopo la vittoria su Kurgan, il villain cinico e assassino, tra gli altri, dell’amata moglie di Connor: dopo secoli di battaglie all’ultimo sangue, Connor riceve finalmente la possibilità di vivere una esistenza mortale e di avere figli. Negli anni 1980 si aveva ancora una seppure vaga concezione di come sarebbe dovuto apparire il Paradiso. Ora si preferisce poterlo acquistare, magari con un click, comodamente dal divano. L’importante è che lo consegni Prime e non sia trascendente.