Anche in Turchia ci si sposa meno e si divorzia di più

Fotografia di un Paese sempre più “europeo”. Ed Erdogan rilancia il «matrimonio riparatore»

Image by Gerd Altmann form Pixabay.com

Last updated on marzo 12th, 2020 at 02:53 pm

La crisi dei matrimoni non colpisce solo l’Italia. Sempre meno sono le persone che si sono sposate anche in Turchia nel 2019, mentre più coppie hanno divorziato rispetto all’anno precedente. Lo documenta l’Istituto statistico turco, TurkStat, che ha appena pubblicato i dati aggiornati su matrimoni e divorzi: «laddove il numero di coppie che si sono sposate era di 554.389 nel 2018, nel 2019 sono state 541.424, con un calo del 2,3%». I divorzi, al contrario, hanno visto un incremento di ben l’8%: «il numero delle coppie che hanno divorziato nel 2018 era di 143.573, mentre nel 2019 hanno divorziato 155.047 coppie». Il tasso di divorzio “grezzo” (cioè il numero di divorzi per mille abitanti) ha raggiunto così l’1,88. Sorprendente, se paragonato al medesimo dato (grezzo) per i matrimoni: 6,56 (più di un punto in meno rispetto al medesimo dato nel 2010). L’indicazione che se ne trae è che un matrimonio su tre sarebbe insomma destinato a non durare.

Nonostante il decremento significativo di matrimoni nel corso degli anni, la Turchia continua però a mantenersi parecchio sopra la media europea, che è di 4,9 matrimoni per mille abitanti. L’Italia è il fanalino di coda con 3,2 per mille, come il Lussemburgo, davanti solo alla Slovenia, che, con 3,1 matrimoni per migliaio di abitanti, chiude la classifica.

Anche l’età media registrata al primo matrimonio non è incoraggiante: per un uomo si parla di 27,9 anni (solo nel 2001 il dato registrato era 26 anni). Per le donne l’incremento è addirittura maggiore: 25 anni nel 2019, laddove nel 2001 l’età media delle nozze era 22,7 anni. Si tratta comunque di numeri ben lontani dai dati italiani, dove, secondo i dati ISTAT, l’età media per un uomo era nel 2017 di 35 anni e di 32,2 per le donne.

Estremamente significativo il dato che descrive la durata dei matrimoni: nel 2019 in Turchia il 36% è terminato prima del quinto anniversario, e il 20,6% tra il sesto e il decimo anno.  Più della metà dei divorzi avviene prima del decimo anno di matrimonio. Conseguenza stretta di questa condizione è l’elevato numero di figli che si trova ad affrontare il divorzio dei genitori: nel 2019 ben 139.666 bambini erano in questa condizione. Nel 76% dei casi la custodia dei figli è stata concessa alle madri e solo nel 26% ai padri.

In tutto ciò, poco prima della pubblicazione di questi dati, e precisamente il 26 gennaio, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan era intervenuto sulle “questioni matrimoniali”, nella fattispecie rilanciando il cosiddetto «matrimonio riparatore», secondo una norma che solleverebbe da conseguenze penali gli autori di violenze sessuali contro le donne. Già nel 2016 era stata avanzata una proposta analoga, rigettata però da un’ondata di proteste. Il partito di Erdoğan torna quindi all’attacco, con una norma “calmierata” – se si può usare un termine del genere in circostanze simili – da una specificazione: la differenza di età tra gli “sposi” non deve superare i 10 anni. Lo scopo sarebbe sanare le tante “situazioni di fatto” che riguardano le zone rurali del Paese, dove non è raro, purtroppo, il fenomeno delle “spose bambine”. D’altra parte per gli imam turchi sono autorizzati i matrimoni con bambine anche di 9 anni, e questo nonostante la legge vieti il matrimonio con donne di età inferiore ai 17 anni. Aggirare la norma è in realtà molto semplice una volta approvata la legge che rende validi i matrimoni celebrati dai mufti, i quali, nel contesto islamico, sono autorità religiose riconosciute come funzionari pubblici.

Una Turchia, dunque, che da un lato tende sempre più ad allinearsi agli standard europei e dall’altro difende le antiche usanze musulmane. Il tutto, drammaticamente, sulla pelle dei bambini.

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