Allarme del sen. Gasparri contro l’«utero in affitto»

Il «Salone della fertilità” di Milano: «Nessuno organizza raduni per insegnare come si rapina una banca»

Maurizio Gasparri

Image from Radio Radio TV (YouTube)

Last updated on marzo 7th, 2022 at 02:08 am

Il caso di Tiziano Ferro fa il paio con quello della fiera dell’«utero in affitto» denunciato da Isabella Rauti, Chiara Valcepina e Matteo Forte.

In settembre Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, aveva rivolto un’interrogazione al ministro della Salute, Roberto Speranza, per sapere se intendesse fermare l’iniziativa del «Salone della fertilità», in programma a Milano, a maggio. L’interrogazione non ha mai avuto risposta, ma Gasparri, pur in un’ottica di grande realismo, non intende arretrare nella denuncia.

Senatore, la sua denuncia ha avuto qualche riscontro?

Non ho avuto nessuna risposta, come purtroppo avviene per la maggior parte delle interrogazioni. Però rimango dell’idea che quell’evento sia qualcosa di veramente aberrante. È un’iniziativa che va contro la legge e andrebbe vietata dalle autorità. Sarebbe come organizzare un raduno in cui si illustrano tecniche utili per svaligiare una banca. L’«utero in affitto» è una pratica orrenda, vietata in Italia, ma purtroppo radicata nel mondo. Dovrebbe essere vietata ovunque, come è vietata qualunque “scuola di scippo” sulle metropolitane. Dovrebbe intervenire l’autorità pubblica. Ci vorrebbe un’intesa mondiale per vietare l’«utero in affitto» a livello planetario: invece ci ritroviamo con il “salone” di Milano, qualcosa di paragonabile a una kermesse di spacciatori di droga o di scassinatori! E gli diamo pure il patrocinio? Il prefetto dovrebbe impedirlo. Si tratterebbe di andare lì, prendere tutti gli estremi, nomi, cognomi, siti e denunciarli. Invece c’è l’assuefazione generale..

Alcuni esponenti del Centro-destra, come Giorgia Meloni, propongono di rendere l’«utero in affitto» un «reato universale», in modo da perseguire anche gli italiani che ne usufruiscono all’estero. La crede un’ipotesi praticabile?

Ci vorrebbe un’intesa tra tutti i governi, ma oggettivamente è molto difficile, quindi è più che altro un auspicio. Ora, però, nel mondo è in corso una guerra, quindi figuriamoci quanta attenzione potrebbe destare. In ogni caso è un auspicio che si dovrebbe perseguire, anche le organizzazioni internazionali, a partire dalle Nazioni Unite, dovrebbero portare avanti questo obiettivo a tutela della donna e di persone che, afflitte dalla povertà, sono portate a compiere questa scelta estrema di vendere i propri figli. Servirebbe quindi un impegno internazionale per pretendere dal maggior numero di Stati il divieto di queste pratiche. Non so se ci riusciremo, comunque è un’affermazione di principio che va sollecitata.

La Legge 40/2004 è molto chiara nel sanzionare l’«utero in affitto». Eppure la magistratura italiana, varie volte, ha emesso sentenze che vanno in direzione opposta. Come il Tribunale di Milano, che in novembre ha autorizzato la trascrizione all’anagrafe di un bambino come “figlio” di due “padri”. Ritiene che questi pronunciamenti favoriscano il lassismo attorno alla norma?

C’è una politicizzazione di settori della magistratura, che purtroppo abbiamo patito anche in altri campi, e che cerca di incoraggiare comportamenti di questo tipo. Ci sono politici e amministratori locali che ne usufruiscono e, al tempo stesso, ci sono uomini e donne che, per disperazione, vendono i bambini che mettono al mondo. Chi appoggia queste cose è un irresponsabile, uno sciagurato e una persona da disprezzare. Chi lo fa è un propagandista dello sfruttamento del corpo delle persone e della povertà. È un atto ignobile e turpe quello di chiunque appoggi queste pratiche e le promuova. Alla base, c’è un’inversione di valori per cui l’idea di genitorialità e di maternità vengono “tritati” in questa ansia di distruggere la natura umana. Nemmeno un ateo potrebbe negare quale sia l’origine della vita. Quindi è una questione antropologica, non tanto ideologica o politica.

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