Si tratta di uno dei passi “più importanti” compiuti dal ‘Tempio Satanico’, un’organizzazione americana con sede a New York, divenuta famosa per aver eretto con successo un monumento a Baphomet – una rappresentazione di Satana. Secondo quanto riportato mercoledì 1 febbraio sul loro sito web, intendono con questa nuova clinica “permettere ai membri di avere accesso ad aborti sicuri e legali, indipendentemente da dove vivono o dalla loro situazione finanziaria”. Anche se inizialmente si tratterà di un centro di “teleassistenza”, il ‘Tempio satanico’ ha anticipato di avere strutture fisiche in Nuovo Messico, dove l’aborto rimane legale in tutto lo Stato, senza divieti o limiti. A questo proposito, dichiarano di “avere personale medico autorizzato a disposizione dei residenti nello Stato che abbiano almeno 17 anni, con bambini di non più di 11 settimane di gestazione e che siano medicalmente idonei per un aborto”.
La proposta di un rituale abortivo religioso del Tempio satanico, è in linea con lo scopo principale dei satanisti : eliminare ogni moralità cristiana da qualsiasi legislazione e da qualsiasi angolo dello spazio pubblico. L’apertura di cliniche abortive, dove si offrono rituali satanici abortivi, non è solo “uno dei passi più importanti dell’organizzazione”, ma è un “contrattacco” all’abrogazione della Roe v. Wade e, con essa, al duro colpo inferto all’aborto negli Stati Uniti.
Il nome scelto per la prima clinica abortiva satanista è “Clinica abortiva satanica della madre di Samuel Alito”, l’estensore della Sentenza che nel giugno scorso aveva la Roe v Wade negli Stati Uniti. Erin Helian, direttore esecutivo delle campagne e direttore dei diritti religiosi riproduttivi del Tempio Satanico, ha spiegato alla Daily Caller News: “Prima del 1973, i medici che praticavano aborti potevano perdere la licenza e finire in prigione. Nel 1950, anno della sua nascita, la madre di Samuel Alito non aveva alternative. Il nome della clinica serve a ricordare alle persone quanto sia importante avere il diritto di controllare il proprio corpo e le possibili conseguenze della perdita di tale diritto”.
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