Last updated on Luglio 30th, 2020 at 03:57 am
Chi veglia con un libro in mano e chi gli ride in faccia. C’è un divario apparentemente insanabile tra le migliaia di persone che in tutta Italia sono scese in piazza per la campagna #RestiamoLiberi e chi si è organizzato per contestarle. Le veglie contro il «Ddl Zan», promosse dalle Sentinelle in Piedi in 100 piazze italiane, sono state generalmente ignorate dai grandi quotidiani, oppure derubricate a piccole manifestazioni di “ultra-cattolici”. “Piccole” manifestazioni alle quali, ovviamente, si sono opposte “grandi” manifestazioni per i “diritti di tutti”, manifestazioni “corali” di giovani e di vecchi, di persone aperte e colte, dalla parte migliore della società. A “iFamNews”, però, le etichette non bastano: per questo sabato scorso in piazza c’eravamo anche noi a curiosare.
Chi veglia
Pavia, piazza della Vittoria. Mancano pochi minuti alle 16.30, orario fissato per l’inizio della veglia. Due banner alti circa due metri annunciano l’evento ai passanti. I primi partecipanti si radunano, indossando mascherine ed evitando assembramenti. Davanti a loro sono parcheggiati quattro mezzi delle forze dell’ordine, mentre diversi agenti fra polizia e carabinieri camminano attorno al luogo. Le campane della vicina basilica di Santa Maria del Carmine suonano: i convenuti si dispongono nella piazza, distanti un metro l’uno dall’altro, con un cartello in mano.
Una donna si avvicina al microfono e spiega: «Oggi siamo in questa piazza per la libertà». Legge un discorso uguale per tutte le 100 piazze che manifestano, raccontando storie di chi si è opposto al pensiero unico in Paesi dove esistono leggi analoghe al «Ddl Zan»: per esempio quella di Kelvin J. Cochran, capo dei pompieri di Atlanta, distintosi durante il disastro dell’uragano Katrina, e cristiano evangelical, licenziato per aver scritto un libro in cui si ribadisce la morale biblica sulla sessualità. Oppure il caso della Germania, dove due genitori sono stati arrestati per essersi rifiutati di mandare la figlia alle lezioni di educazione sessuale a scuola. O la Polonia, dove un dipendente dell’Ikea è stato licenziato per essersi rifiutato di partecipare alla giornata sull’omofobia.
Alcuni passanti, convinti o forse solo incuriositi, si fermano. A vegliare sono circa una sessantina di persone, ma la manifestazione è stata organizzata in fretta: poco tempo per annunciarla, poco anche per i contro-manifestanti.
Sono tante le domande pronte per chi è in piazza, ma ecco l’annuncio: «Non risponderemo ad alcun tipo di provocazione. Queste verranno eventualmente gestite dal servizio d’ordine. Non rilasceremo interviste e non risponderemo ai giornalisti». Peccato. La veglia inizia, in silenzio.
Chi ride
Passa una coppia di maschi. Dopo aver capito di che si tratta, i due si prendono per mano e si allontanano alzando le mani unite, con aria stizzita. Un ragazzo passeggia con un’amica, rallenta fino a fermarsi davanti ai cartelli, mostra fastidio evidente bisbigliando «sono le Sentinelle», più qualcos’altro non riferibile qui, poi si toglie la gomma da masticare dalla bocca e la attacca al banner dove campeggia la scritta #RestiamoLiberi. Qualche altro ragazzo avvia una diretta social, carica di commenti astiosi.
Si avvicina un gruppetto di giovani; anzi, di giovanissimi. Una ragazza, avrà massimo 16 anni, ride forzatamente e ripete: «Sono assurdi, ma cosa dicono?». Le amiche le fanno eco. Proprio questo sorprende: il disagio. La scocciatura improvvisa ed evidente che provocano le sessanta persone in piedi, composte e silenziose. Le risate finte quasi gridate, le dirette social con radiocronaca derisoria, le battute e gli slogan, ripetuti quasi ossessivamente, come a cercare giustificazioni. «Non si rendono conto che siamo nel 2020?», «Vergognoso che possano occupare la piazza», «Triste non essere capaci di amare eh?», «Il vostro odio vi seppellirà».
Più delle parole colpisce invece la postura, che in molti giovanissimi si fa battagliera. I movimenti, che diventano rapidi, nervosi, a scatti. La voce, che trema per la rabbia. Ci sono ferite dietro questi fuochi di stizza? Come si può restare indifferenti di fronte a fiamme che ardono non per muovere contro un’ingiustizia, ma per bruciare la libertà? Fiamme sapientemente alimentate dal vento del vittimismo, che con un’abilità incredibile viene soffiato dal mondo della comunicazione nei pensieri dei giovani.
Le Sentinelle che vegliano in silenzio non sono più persone. Magari, data l’impronta a misura d’uomo di Pavia, ex insegnanti, amici di famiglia, vicini di casa. Sono un nemico che attenta alla libertà di amare. E chi non avrebbe paura di un nemico così? L’amministrazione comunale non ha espresso pubblicamente né vicinanza né distanza, ma a un certo punto in piazza arriva anche Lidia Decembrino, consigliere comunale di Forza Italia. Perché è venuta? «Il Ddl Zan rappresenta l’ennesimo provvedimento sanzionatorio che limita la libertà dei cittadini», risponde senza esitazione. «Smettiamola di ridurre tutto ai cattolici, non è una questione religiosa, ma di libertà e di democrazia».
La frattura
Un’ora intanto è passata e la manifestazione si conclude. Una Sentinella prende il microfono e legge un ultimo comunicato: «Non abbiamo risposto alle provocazioni. Sappiamo che le contestazioni non sono che il risultato del grande inganno che queste leggi alimentano». I partecipanti si lasciando andare a un applauso, i giovanissimi contestatori riprendono a ridere e se ne vanno disgustati.
Sono rimasti i volantini distribuiti ai passanti, molti dei quali completamente all’oscuro dell’esistenza di un disegno di legge contro l’«omotransfobia», è rimasto un segno per chi ha attraversato piazza della Vittoria, o un’altra delle cento piazze italiane coinvolte.
Sono rimaste però anche alcune ferite, nascoste dietro etichette rassicuranti, che in altre piazze sono sfociate in contestazioni ancor più becere e violente. Ferite profonde impresse nell’animo di ragazzi giovanissimi. Immersi in un mondo che mai come oggi parla di solidarietà e accoglienza e inclusione, eppure così rabbiosi, così offesi da sessanta persone in piedi, in silenzio. Come se quel silenzio scoperchiasse i pozzi più profondi dell’anima. Come se quel silenzio potesse azzerare per un attimo la retorica onnipresente del «sii ciò che vuoi e fai ciò che vuoi». Come se quel silenzio invitasse a perdersi occhi negli occhi con chi vegliava, per riscoprirsi tutti persone. Dietro la narrazione mainstream delle veglie #RestiamoLiberi c’è molto di più. In primis, un grande desiderio di libertà. Forse lì ci si può incontrare, tra libri e risate finalmente serene.