Last updated on Giugno 5th, 2021 at 03:48 am
Scrivere con linguaggio neutro è innaturale, faticoso e contrario ai parametri didattici cristallizzati da decenni? Niente paura: arriva il motore di ricerca più gettonato e potente del web, Google, con l’ennesimo tool creato e annunciato nella conferenza annuale Google I/O Tuesday. Basta un esempio: digitando la parola inglese «chairman» vengono suggerite di default l’alternativa asessuata «chairperson» o, semplicemente, «chair», una short-version già di per sé in uso nel parlato (e pure nello scritto, che oggi ricalca sempre più il parlato) ma un po’ gergale, qui arruolata senza troppe moine per la nuova battaglia.
Google gioca del resto a carte scoperte. Alla conferenza di presentazione i dirigenti lo hanno detto in modo esplicito: il linguaggio di genere va progressivamente superato e accantonato. L’obiettivo è sempre lo stesso: essere ancora più inclusivi, evitare le discriminazioni o le espressioni percepite come offensive.
Difficile pensare a un’azienda più politicamente corretta di Google. Eppure, anche nei contesti più open minded, non mancano le falangi avanguardiste. I più informati conoscono bene la vicenda di Timnit Gebru, l’ex dipendente licenziata dal colosso Big Tech per aver polemizzato sull’approccio potenzialmente razzista dei sistemi operativi. Google, ovviamente, nega tutte le accuse ma – fiutato il vento – è corsa ai ripari e ha elaborato Smart Canvas, un nuovo strumento di scrittura applicabile a più programmi. Attraverso Google Workspace, i documenti, i fogli e le presentazioni vengono integrati in modo più efficiente, per aiutare gli utenti a «rimanere connessi, concentrati» e a «utilizzare meglio il proprio tempo», spiega il sito CNET.
Le novità non si esauriscono peraltro qui. Oltre alla “scrittura inclusiva”, entro la fine dell’anno sarà disponibile la “fotografia inclusiva” che evidenzierà i tratti etnici. La persona di colore che non dovesse gradire un eventuale colorito troppo “pallido” potrà ricorrere a una nuova applicazione che aiuterà a «far risaltare i toni marroni naturali», ha annunciato il vicepresidente di Google, Sameer Samat.
Ora, a seguito delle polemiche che l’hanno travolta negli anni scorsi, dopo essersi scusata, nel 2018, Google, è stata costretta a rimuovere i pronomi di genere dalla funzione di testo predittivo di Gmail. Il software era cioè per alcuni “imbarazzante”. Secondo quanto riferito dal product manager di Gmail, Paul Lambert, a un ricercatore che aveva digitato «Incontrerò un investitore la settimana prossima», Smart Compose aveva suggerito: «Vuoi incontrarLO?», ma si trattava di una donna. Tragediona…
Altre modifiche ai suggeritori automatici includono oggi la soppressione di termini “forti”: meglio «sconcertante» che «pazzo» e invece di «controllo finale di sanità mentale» è preferibile il più rassicurante «controllo finale di completezza e chiarezza».
Google definisce l’iniziativa un modo per andare incontro a tutti quegli utenti, che, provati da oltre un anno di pandemia, smartworking e videoconferenze, starebbero mostrando «segni di stanchezza digitale» e avrebbero, quindi, bisogno di strumenti più agili, che semplifichino e rendano più fluido il lavoro digitale. Miracoli della neolingua contemporanea.
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