Alla televisione ungherese sta girando uno spot foriero di discussioni. L’annuncio vede protagonista una madre che chiede alla figlia come sia andato il compito di matematica a scuola. La ragazzina risponde che è stato annullato e che al suo posto è stato svolto un incontro con una docente che ha spiegato agli alunni: «Ci sono ragazzi che sono ragazze e ragazze che sono ragazzi. E anche io potrei essere un ragazzo, se lo desiderassi». Alla fine del filmato compare la scritta: «Sostieni la promozione di trattamenti di riassegnazione del sesso per i minori? Esprimi la tua opinione nel referendum sulla protezione dell’infanzia».
I contenuti della legge
La messa in onda dello spot alza la temperatura del dibattito politico, in Ungheria, sulla data chiave di domenica 3 aprile. Quel giorno gli elettori magiari, oltre a votare per le elezioni parlamentari, si esprimeranno anche sulla tanto dibattuta legge approvata dal parlamento di Budapest in giugno. Balázs Hidvéghi, europarlamentare del partito Fidesz, oggi al governo a Budapest, ne ha spiegato i contenuti a «iFamNews»: «Si tratta di un pacchetto di norme per la protezione dei bambini. Spetta ai genitori decidere come educare i propri figli alla sessualità in linea con le proprie convinzioni. Ed è compito dello Stato garantire che questa priorità educativa dei genitori venga rispettata».
Nessuna discriminazione
La legge è stata ferocemente vituperata in Occidente. È stata anche motivo di un ennesimo attrito tra Budapest e Bruxelles. Eppure, sottolineava sempre Hidvéghi, «non si applica agli adulti, al loro orientamento e alle loro pratiche sessuali. Non influisce in alcun modo sull’espressione di sé degli individui». E nemmeno vieta l’educazione sessuale nelle scuole, bensì «fa in modo che sia svolta da professionisti qualificati e autorizzati e in maniera adeguata all’età». Questo perché, proseguiva l’esponente di Fidesz, «non vogliamo che nessuna lobby radicale si intrometta nelle scuole e dia lezioni sui cambiamenti di sesso e sui trattamenti ormonali ai nostri figli».
Urne decisive
Il 3 aprile, dunque, spetterà ai cittadini d’Ungheria esprimersi al riguardo. L’appuntamento con le urne potrebbe rappresentare un tornante decisivo del Paese. Il referendum sulla legge di tutela dei minori, per il quale il governo si è speso molto, si tiene insieme a un’elezione parlamentare in cui il premier Viktor Orbán e il suo partito Fidesz dovranno sfidare un fronte unito di partiti di opposizione. Difesa dei valori cristiani e della famiglia, freno all’immigrazione clandestina e politiche LGBT+ sono temi attorno ai quali si snoda la campagna elettorale. È per questo che il referendum è strettamente legato alle elezioni e il risultato che uscirà dalle urne darà, presumibilmente, una risposta univoca: sostegno alle politiche del governo o non.