Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:06 pm
Chi scrive, come ovvio, non è citata nell’elenco, e pertanto potrebbe apparire gelosa o invidiosa (fra donne, spesso le accuse sono proprio queste). Ebbene, no: chi scrive è talmente lontana dal poter essere citata in un elenco qualsiasi di donne famose, e ci si augura competenti, da essere immune ai sentimenti (brutti, e nemici delle donne) di cui appena qui sopra. Per la verità sono stata a lungo rappresentante di classe nella scuola dei miei figli, ma immagino non conti.
Il riferimento, chiaramente, è all’elenco delle 110 donne del 2020 stilato dal Corriere della Sera, e già l’annata è di per sé problematica.
Tra le figure femminili incluse nella lista, vi sono nomi illustri e illustri sconosciute, figure splendenti e altre meno brillanti, eroine e mezzecalzette. Qui se ne calcoleranno solo alcune: non per superficialità, ma per necessità di spazio (premesso il rispetto umano a tutte, il va sans dire).
La prima (ma in rigoroso ordine sparso): Anna Claudia Cartoni, 57 anni, italiana, mamma di Irene, «una bimba diventata grande grazie all’amore di sua madre», una bimba nata con gravi problemi di salute e che oggi «ha sedici anni, non parla, sorride. Sua madre ha voluto regalarle un libro: “Irene sta carina“. La storia di un amore che soltanto le madri sanno regalare». E le donne in elenco allora diventano 111, contando anche e soprattutto Irene, alla faccia di chi affermasse che vi siano vite «non degne di essere vissute».
La seconda (stesso ordine): Armine Harutyunyan, 23 anni, armena, modella. Dopo aver sfilato per Gucci, questa “bellezza non convenzionale” ha catalizzato l’attenzione dei media (specie in Italia, occorre notare tristemente) e scatenato una polemica placata a fatica. Non è bello ciò che è bello, per carità, e i canoni estetici variano fra epoche e fra Paesi. Personalmente la trovo elegante in modo straordinario, ma esistono punti fissi da cui credo sia difficile prescindere e qui il discorso è un altro: una sorta di «politicamente corretto» che investe tutti e tutto, persino una giovane donna fino a quel momento conosciuta solo agli addetti agli lavori, esposta invece al pubblico ludibrio e all’insulto pubblico pur di passare da progressisti e da disinvolti. Lo stesso discorso si potrebbe fare per Ellie Goldstein, modella della medesima casa di moda, con sindrome di Down. Non è in elenco, ma se lo fosse le donne sarebbero 112.
Al terzo posto (ma solo del nostro interesse): Jacinda Ardern, 40 anni, neozelandese e presidente della Nuova Zelanda. Bella, giovane, pragmatica, molto amata in patria. Ha varato la «[…] “finanziaria del benessere”, cioè la prima legge di bilancio al mondo a contenere indicatori sociali e psicologici tra gli obiettivi, accanto alla crescita». Peccato che, però, abbia «in pochi mesi sdoganato la legge sull’aborto più estrema del mondo, e ora sta preparando la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito».
Ah, naturalmente al quarto posto c’è Kamala Harris, 56 anni, statunitense, vicepresidente degli Stati Uniti d’America. Chissà perché di lei si sottolineano sempre e soprattutto le origini (è in parte indiana e in parte giamaicana, benché spesso sia “classificata” come afro-americana), e il fatto che sia una donna, la prima vicepresidente donna nella storia degli Stati Uniti. Che sia un’abortista convinta e feroce è lasciato spesso sottotraccia, se non per parlare del suo impegno “in favore” delle donne. Quelle già nate, però.
Quinta donna dell’elenco, immancabile: Keira Bell, 23 anni, britannica, informatica. Non è nota per il suo mestiere, bensì perché «ha portato in tribunale il Tavistock & Portman NHS Center per averla sottoposta con troppa facilità alla transizione di genere. Lei era un’adolescente confusa, un maschiaccio come si dice, si sentiva rifiutata dai coetanei e, all’età di 16 anni, dopo solo tre colloqui, ha ricevuto trattamenti bloccanti della pubertà, poi una doppia mastectomia all’età di 20 e iniezioni di testosterone senza sapere bene a cosa andasse incontro. Oggi Keira si dichiara semplicemente lesbica ma il suo timbro di voce è maschile, ha la barba e il suo corpo è mutilato. Il primo novembre i giudici le hanno dato ragione e in Inghilterra ora sarà proibito prescrivere tali farmaci ai minori di 16 anni senza l’autorizzazione di un tribunale». “iFamNews” ne ha raccontato la vicenda e le traversie giudiziarie, con la speranza che nessun bambino e nessun adolescente patisca mai più il calvario che ha subito Keira.
Al sesto posto ci sono le Donne polacche per l’aborto, di età diverse, ovviamente polacche, dai ruoli e dai mestieri più vari: si oppongono a una sentenza della Corte costituzionale che vieta l’aborto anche in caso di malformazione del feto, contemporaneamente assaltano le chiese in odio alla religione cattolica e le mettono a ferro e fuoco. Impossibile giudicare il cuore di una madre, ma l’aborto è un omicidio, non è possibile dire altrimenti, occorre essere sinceri.
Vi sono poi registe e attrici e cantanti e ballerine, attiviste e imprenditrici, influencer di casa nostra, studentesse che hanno giocato a tennis sui tetti dei palazzi durante il lockdown, donne prestate alla politica e politiche di professione, medici e infermiere, atlete, maestre e ministre, la regina del Regno Unito Elisabetta II e una suora, benché non quella che ci saremmo aspettati.
L’universo femminile è magnifico e molto ha da dare, a casa e nel mondo, in Italia e ovunque. Forse, bisognerebbe avere maggior coraggio e stilare elenchi meno “politically correct”. Non è detto che qui non si decida di farlo, prima o poi.
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