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«Transizione di genere? I vostri figli meritano di meglio»

L’avvocato Andrea Williams riferisce al parlamento italiano le controversie che hanno tormentato scuole e cliniche britanniche

Luca Marcolivio di Luca Marcolivio
07/04/2022
in Famiglia, In evidenza
274
Reading Time: 5 mins read
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Arcobaleno LGBT+ Pride

Image from Flickr

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Last updated on aprile 19th, 2022 at 06:35 am

Per un’ironia del destino, lo stesso giorno in cui il Regno Unito fa marcia indietro sulla transizione di genere, qualcuno in Italia prova a tessere le lodi di questa pratica. È davvero paradossale: i britannici, nel bene o nel male, sono sempre stati avanti in tutto, anche nel tornare sui propri passi. Cosicché, per un Boris Johnson che auspica lo stop agli atleti maschi nelle gare femminili, c’è una Elisabetta Ferrari che sostiene la bontà del cambio di sesso per i minori, fin dalla più tenera età.

La Ferrari, presidente dell’associazione GenderLens, è stata ascoltata in videoconferenza ieri, 6 aprile, dalla Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’adolescenza in relazione all’Affare sulle pratiche della transizione di genere dei soggetti minori di età. A sbugiardare le sue tesi ha trovato un’agguerritissima Andrea Williams, l’avvocato britannico, fondatrice di «Christian Concern», che tra l’altro è recentemente stata protagonista di una vicenda giudiziaria davvero importante a conclusione della quale sono stati finalmente riabilitati, come proprio la Williams ha raccontato dettagliatamente ad «iFamnews», i trattamenti salvavita proposti nel Regno Unito da due medici pro-life che erano stati ingiustamente e anti-scientificamente censurati.

«GenderLens» e i presunti diritti violati dell’infanzia

Secondo la Ferrari bisognerebbe smettere di «far finta» che la transizione di genere tra i minori «non esista». A detta sua vi sarebbero bambini che «già a tre anni d’età non si riconoscono nel genere assegnato alla nascita e chiedono di vivere con un genere diverso, sia nello spazio pubblico che privato». E così il presidente di GenderLens auspica allora la fine della «visione adultocentrica» che impedirebbe a tanti minori di «essere se stessi».

Le famiglie che vorrebbero iniziare i propri figli alla transizione di genere si troverebbero allora «abbandonate dalla società», vivendo «ostilità e stigma». Eppure, questi stessi genitori, sostiene la Ferrari, sarebbero «correttamente informati sui vantaggi nel benessere psicofisico delle loro creature». Anche la separazione «binaria» di spogliatoi e di bagni determinerebbe, secondo la Ferrari, una «mancanza di sicurezza» nei bambini e nei ragazzi gender fluid, i quali, patendo un «clima ostile» a scuola, avrebbero «quattro volte in più la possibilità di abbandonare la scuole per le molestie subite». Una «chiara violazione dei diritti umani che il mondo degli adulti non può più ignorare».

Oltremanica: la libertà d’opinione messa in croce

Di segno appunto opposto la relazione dell’avvocato Williams. La fondatrice di «Christian Concern» ha infatti anzitutto messo in luce l’exploit della transizione di genere tra i minori britannici: se nel 2009 i bambini e i ragazzi indirizzati alle cliniche specializzate nel cambio sesso erano stati 97, nel 2020 il loro numero è schizzato a 2748.

Un caso particolarmente clamoroso, citato dalla Williams, è quello dei coniugi Nigel e Sally Rowe, i cui due figli, di 6 e di 8 anni nel 2017, erano rimasti traumatizzati dagli insegnamenti ricevuti a scuola (peraltro un istituto d’ispirazione religiosa legato alla Chiesa d’Inghilterra) all’insegna dell’ideologia gender più spinta.

Quando Nigel Rowe si è lamentato della questione con il dirigente scolastico, gli è stato poerò risposto che chiunque non tratti i propri figli «in base al sesso con cui si identificano», è sicuramente una persona «transfobica». Secondo la scuola, quindi, l’insegnamento della «verità sull’identità di genere» è un «obbligo morale e giuridico» anche per i genitori. E in più un «approccio gender assertivo» da parte dei coniugi Rowe verso i propri bambini sarebbe stato un «dovere cristiano».

Nigel e Sally Rowe sono quindi stati vittime di una vergognosa macchina del fango, che, afferma la Williams, li ha «ampiamente diffamati» soltanto per avere rivendicato il proprio diritto alla libertà di educazione.

Tavistock: la pietra dello scandalo

La Williams ha quindi fatto riferimento esplicito a due casi particolarmente noti: quello di Maya Forstater e quello di Keira Bell. Quest’ultimo è legato alla storica vicenda della clinica Tavistock and Portman, che per anni ha effettuato una quantità impressionante di interventi per la riassegnazione di genere sui minori. Ma alla fine il Servizio sanitario nazionale britannico ha stabilito che la Tavistock «operava al di fuori degli standard clinici e di salvaguardia» sanitaria, «avviando bambini di appena dieci anni a trattamenti ormonali sperimentali».

Più di recente è stato trattato in appello il caso del dottor David Mackereth, medico licenziato dal ministero del Lavoro e delle pensioni «perché rifiutatosi, per questioni di coscienza, di applicare l’ipotesi affermativa ai pazienti transgender», esempio eminente di neolingua che indica l’idea secondo la quale sarebbe legittimo affermare il proprio genere percepito indipendentemente da quello biologico.

Ancora più assurda è la disavventura giuridica capitata a un insegnante di matematica a Oxford, licenziato semplicemente per avere detto a un corso di sole studentesse: «Ben fatto, ragazze». Una delle allieve, infatti, si identificava come maschio e, non avendo gradito, ha accusato il professore di «transfobia». Adesso il docente rischia addirittura di perdere totalmente il diritto di esercitare la propria professione.

Esperimenti sui minori (da non importare)

L’avvocato Williams sostiene insomma che, nel Regno Unito, «diversi fattori» stanno contribuendo «alla crescente diffidenza pubblica nei confronti delle ipotesi affermative del transgenderismo». Non sono soltanto un gran numero di genitori a mostrare preoccupazione per la deriva educativa, ma persino alcuni di coloro che lavorano nelle cliniche transgender «si sono espressi contro questa negazione della realtà, raccontando le conseguenze che i bambini debbono affrontare a cuasa delle le transizioni».

Le politiche sull’identità di genere «sono una ferita che un’intera generazione soffrirà per molti anni a venire», dichiara la giurista britannica. «La mia speranza è che questa mia testimonianza contibuisca a persuadere il ceto politico e gli organi decisionali di questo Paese a intraprendere un percorso diverso da quello che abbiamo segutio nel Regno Unito. I vostri figli, il futuro del vostro Paese, meritano di meglio. Vi esorto a combattere in favore loro e della loro innocenza», ha affermato la Williams. «Siamo veramente all’assurdo», dice ad «iFamNews» il senatore Simone Pillon, a margine dell’audizione. «Di fronte alle evidenze di altri Paesi che hanno percorso prima di noi questa strada e che ora stanno tornando indietro, ci troviamo ancora, per ragioni ideologiche, impelagati con esperimenti sui minori».

Tags: Gran BretagnaItaliaLGBT+/Gender
Luca Marcolivio

Luca Marcolivio

Giornalista professionista, Luca Marcolivio è accreditato alla Sala Stampa della Santa Sede dal 2011. Direttore del webmagazine di informazione religiosa Cristiani Today, collabora con La nuova Bussola Quotidiana, Pro Vita & Famiglia e con il blog del Centro Machiavelli. Dal 2011 al 2017 è stato caporedattore dell’edizione italiana di Zenit. Ha pubblicato Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato e curato La società dell’allegria. Don Bosco raccontato dai salesiani del XXI Secolo

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