Last updated on Luglio 24th, 2021 at 10:49 am
Ebbene, il «ddl Zan» ce l’ha fatta. Da mercoledì 28 aprile esso e altri sono nel calendario del dibattito parlamentare. Ma non tutto è finito. Andrea Morigi su Libero di ieri, 29 aprile, lo spiega bene. Fino a quando il testo rimarrà nell’ordine del giorno della Commissione Giustizia del Senato se ne potrà discutere, ovvero lo si potrà modificare, invece di doverlo ingoiare a scatola chiusa.
Per questo il comunicato della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), diramato appunto il 28 a stretto stretto giro, coglie nel segno. Alcuni suoi critici troppo frettolosi hanno acceso subito un fuoco a cui hanno immediatamente aggiunto tanta benzina, accusando la CEI di sbracare: i vescovi accetterebbero cioè l’impianto del «ddl Zan» in cambio della possibilità di decidere se scegliere qualche inutile merletto. Una ennesima democristianata, insomma, per cedere senza averne l’aria. Non è così. Il comunicato della CEI risponde invece a una situazione concreta precisa, quella in cui versa dal 28 aprile la proposta Zan, ovvero l’essere ancora modificabile nel merito.
Chi avrebbe voluto che la CEI tuonasse sputando fuoco da ogni orifizio per dire peste e corna, in nome di princìpi di qui e valori di là, ha sperato in una cosa in sé bella e però semplicemente non adatta alla situazione. Se sono costretto in cella dal nemico, posso pure sbraitare contro la guerra, ma l’unica cosa che posso provare a fare è guadagnarmi un guanciale vero invece della pietra su cui sono costretto la notte. La palma del duro e puro è meta ambita, ma non al prezzo di concrete occasioni di miglioramento.
Io faccio quotidianamente voti (l’ho scritto e ripetuto, scomodando pure il Cielo) affinché la proposta liberticida dell’onorevole Alessandro Zan (Partito Democratico) non passi mai, ma potrei essere sconfitto. Adesso che c’è ancora tempo, dunque, spero che tutti gli spazi di manovra possibili per modificarne in bene il senso, sino a snaturarne il senso che a essa dà il suo promotore, vengano sfruttati al meglio. Il comunicato della CEI dice grosso modo la medesima cosa. Si poteva scriverlo meglio? Sempre. Intanto quello è.
Mercoledì la proposta Zan è rimasta nella Commissione Giustizia del Senato, ovvero resta aperta alla modifica, grazie al voto di 13 senatori favorevoli che hanno prevalso su 11 contrari. Del maiale non si butta via mai nulla, ma soprattutto questa piccola vittoria va ad accrescere altre già sul tabellone.
Ora, a presiedere la Commissione Giustizia del Senato, che potrà ancora modificare il «ddl Zan» c’è Andrea Ostellari (Lega). Intervistato da Libero, dice che sta lavorando per programmare «le audizioni e il dibattito sulle proposte emendative». E visto che «il regolamento prevede che il relatore di ciascun disegno di legge sia il presidente della commissione, che ha la facoltà di delegare questa funzione ad altri commissari», Ostellari ha deciso che «per garantire chi è favorevole al ddl e chi non lo è, tratterrò questa delega», ma «seguendo le regole e nessuno me lo potrà impedire».
Ostellari lo farà ascoltando «[…] i suggerimenti delle associazioni, degli accademici, delle professioni, da Arcilesbica al mondo cattolico». Arcilesbica non è una novità, il mondo cattolico, gli accademici e le professioni, dove esiste anche un pensiero diverso dall’omologazione LGBT+, sì. Altra piccola vittoria.
Sull’articolo 1 del «ddl Zan», che vorrebbe introdurre nell’ordinamento giuridico italiano le definizioni di orientamento sessuale e di identità di genere, Ostellari afferma: «Sicuramente avvieremo il dibattito soprattutto sull’art. 1, che è scritto male. Lo dico da giurista: quelle definizioni nulla hanno a che fare con il diritto». Nuova piccola vittoria.
Ostellari aggiunge inoltre che «[…] sarà interessante capire sentendo degli esperti. Siamo in una democrazia. Il Senato non è tenuto ad approvare senza leggere. Semmai a migliorare. Anche la Lega ha annunciato il deposito di un testo che mira a tutelare tutte le persone oggetto di violenza. E forse basta intervenire nel codice penale prevedendo aggravanti specifiche». Forse questo spunterà le scuse con cui il «ddl Zan» mira a tappare la bocca a chi non la pensa come il manovratore. Ancora una piccola vittoria.
Il «ddl Zan» prevede iniziative che peseranno sulle tasche dei contribuenti. Ostellari osserva: «Comunque occorrerà valutare anche da dove arriva la copertura, se quella posta di bilancio ci sia ancora. Un’analisi andrà fatta, perché il quadro è cambiato». Ennesima piccola vittoria.
La proposta Zan strumentalizza i disabili, gettandoli nel mucchio del suo impianto ideologico liberticida. Ostellari commenta: «Va contrastata ogni forma di discriminazione, ma coinvolgendo tutte le caratteristiche, ampliando la portata del provvedimento. È importante che la punizione colpisca chi usa violenza e disprezzo nei confronti di chiunque. Non solo contro alcune categorie».
E poi c’è la necessità del consenso dei genitori senza il quale i figli non possono assistere a iniziative LGBT+ nelle scuole che nella proposta Zan, glossa Ostellari, «[…] non compare più, ma si istituisce la giornata nazionale contro l’omotransfobia, in particolare nelle scuole, anche elementari. È giusto farlo? Lo chiedo riguardo ai bambini, per ribadire che l’educazione è un diritto dei genitori». Ovviamente no, e a questo punto il tabellone piccole vittorie dice che siamo in vantaggio: invece della marcia trionfale annunciata la proposta Zan avrà un percorso accidentato. Come auspica la CEI, come auspichiamo noi che ne abbiamo appoggiato il comunicato del 28, come auspicano le persone di qualsiasi credo, fede e convincimento che abbiano a cuore la libertà. Tutto il resto è noia.
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