«Sostenere leggi filoabortiste non è cattolico»

Lo scrive il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede ai vescovi americani che da oggi si riuniscono in assemblea

USCCB

Last updated on Luglio 8th, 2021 at 05:57 am

Un grazie sincero e laico alla Chiesa Cattolica per avere espresso chiaramente il punto. L’argomento è l’incompatibilità fra il cattolicesimo e il non cattolicesimo. Chi pensasse che questo non sia tema da «iFamNews», mi usi la cortesia di arrivare in fondo all’articolo.


L’argomento è per esempio l’incompatibilità fra il violare apertamente, frontalmente, coscientemente, volutamente, reiteratamente, sistematicamente e persino spavaldamente la dottrina cattolica e il professarsi cattolici. Non c’è affatto bisogno di aggiungere, qui, che nessuno sia perfetto, dunque che non esista il cattolico perfetto, quindi che non ci sia il cattolico che non pecchi, insomma che il cattolicesimo sia fatto proprio per i peccatori. Non ce n’è bisogno perché qui il tema è un altro. Il tema non è essere peccatori, peccare anche cento, mille volte al giorno, macchiarsi financo delle colpe più turpi, ma riconoscersi appunto peccatori, inginocchiarsi al Signore della vita, domandare perdono, confessarsi, impegnarsi a non peccare più, ricevere l’assoluzione, uscire rinnovati, seppur poi per ricadere, anche subito, e quindi pentirsi ancora.

No, qui il punto è il contrario: non fare alcuna di quelle cose. Peccare cioè pubblicamente (il foro pubblico è qui condizione decisiva), affermando che va benone così, quindi non pentirsi sentendo di non avere commesso alcuna mancanza, dunque non confessarsi, insomma continuare come se nulla fosse.

Grazie dunque alla Chiesa Cattolica per essere intervenuta alla vigilia dell’assise dei vescovi cattolici degli Stati Uniti che, fra l’altro, da oggi discuterà, come ha indicato il suo presidente, mons. José H. Gómez, arcivescovo di Los Angeles, anche della liceità di dare la Comunione a cattolici che pubblicamente (apertamente, frontalmente, coscientemente, volutamente, reiteratamente, sistematicamente e persino spavaldamente) sostengano una violazione grave della dottrina e della morale cristiana qual è la soppressione della vita di un innocente ancora nel grembo della propria madre dicendo che va benissimo. Per esempio eminente il presidente federale degli Stati Uniti, Joe Biden, e il presidente della Camera federale, Nancy Pelosi.

Il grazie alla Chiesa Cattolica è del resto molteplice per la chiarezza con cui, in una lettera del 7 maggio inviata a mons. Gómez , il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Luis Francisco Ladaria Ferrer, ha espresso punti forti che segnano i confini invalicabili della discussione sul tema che parte oggi nella Chiesa Cattolica che è negli Stati Uniti.

Il primo grazie è per avere il prefetto riconosciuto l’importanza e la validità (e come potrebbe essere altrimenti?) del memorandum «privato» inviato ai vescovi degli Stati Uniti dall’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede nel 2004, dove tra l’altro è scritto: «Vi può essere legittima diversità di opinioni anche tra i cattolici sul dichiarare guerra e sull’applicare la pena di morte, ma in nessun caso su aborto ed eutanasia».

Il secondo per avere scritto che quel memorandum non può (e come potrebbe essere altrimenti?) che venire letto alla luce della Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica promulgata nel 2002 dalla stessa Congregazione per la dottrina della fede presieduta dall’allora cardinal Ratzinger, motivo per cui poi (nel 2004) l’allora card. Ratzinger ha inviato appunto un memorandum «privato» che ovviamente richiama il documento pubblico precedente.

Il terzo è per avere richiamato i vescovi statunitensi al dialogo affinché, «in quanto Conferenza [episcopale], concordino sul fatto che sostenere leggi filoabortiste non è compatibile con l’insegnamento cattolico», citando un passo della “Nota” del 2002 dove si dice che il cattolico «[…] è […] chiamato a dissentire da una concezione del pluralismo in chiave di relativismo morale, nociva per la stessa vita democratica, la quale ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di principi etici che per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale non sono “negoziabili”» (n.3). È cioè bene che i vescovi cattolici degli Stati Uniti, come di ogni altro Paese, come qualunque fedele cattolico, non esprimano «secondo me» su dottrina e morale, e si conformino al reiterato, costante, indefettibile magistero della Chiesa.

Il quarto e per ora ultimo è per avere scritto che «sarebbe fuorviante» qualora si «dovesse dare l’impressione che solo aborto ed eutanasia costituiscano materie gravi» nel quadro dell’insegnamento morale e sociale cattolico, immaginando che solo il sostegno ad aborto ed eutanasia chiedano conto.

Infatti, come evidenzia il passo della lettera dal cardinale prefetto appena citata, l’espressione «princìpi non negoziabili» è ancora ottima per descrivere l’oggetto in questione e quel gioiello di documento, da leggere e da rileggere, che è la “Nota” del 2002 dice pure: «È oggi verificabile un certo relativismo culturale che offre evidenti segni di sé nella teorizzazione e difesa del pluralismo etico che sancisce la decadenza e la dissoluzione della ragione e dei principi della legge morale naturale. A seguito di questa tendenza non è inusuale, purtroppo, riscontrare in dichiarazioni pubbliche affermazioni in cui si sostiene che tale pluralismo etico è la condizione per la democrazia. Avviene così che, da una parte, i cittadini rivendicano per le proprie scelte morali la più completa autonomia mentre, dall’altra, i legislatori ritengono di rispettare tale libertà di scelta formulando leggi che prescindono dai principi dell’etica naturale per rimettersi alla sola condiscendenza verso certi orientamenti culturali o morali transitori, come se tutte le possibili concezioni della vita avessero uguale valore» (n. 2).

Oltre all’aborto e all’eutanasia ci sono infatti altre violazioni gravi della legge morale naturale che un cattolico non può appoggiare: l’ideologia LGBT+, l’impoverimento dell’istituto familiare, l’ecologismo estremista che considera l’uomo un virus da combattere, la negazione della libertà religiosa, la resa in schiavitù operata dalle ideologie, la negazione della proprietà privata, la negazione della libertà di educazione. Senza sconti, nemmeno al presidente del Paese più importante del mondo.

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