Last updated on Luglio 29th, 2021 at 02:26 am
Comperate il fascicolo di Panorama ora in edicola, sono tre euro ben spesi. Comperatelo e leggete attentamente il servizio lanciato in copertina. Il tema è quell’attenzione pervicace e testarda, da apparire sospetta, alla sessualità e al sesso dei minori, che è uno dei cavalli di battaglia del mondo dell’«identità di genere». Sì, sempre quello che pensa che uno è maschio o femmina indipendentemente dall’essere maschio o femmina, che uno è maschio, femmina o X a seconda di come si pensi, si percepisca e si voglia, che uno è maschio, femmina o boh in base a come decida lui indipendentemente dalla realtà di fatto, con il mondo che dovrebbe prenderne atto, legiferare di conseguenza, agire di concerto a ogni livello, sociale, politico, culturale, religioso, economico.
La realtà, la benedetta realtà di fatto. Icaro si bruciò perché volò troppo vicino al Sole con quelle ali di cera posticce. Leonardo da Vinci si procurò fratture ipotizzando che bastasse volere volare per potere volare e che quindi fosse sufficiente separare l’essere umano volante percepito, e realizzato grazie a un po’ di ingegneria, dall’essere umano reale non fatto per volare, che noi tutti, e lui con noi, siamo. Ricordo un esame di Istituzioni di filosofia, all’università. Risposi che per sant’Agostino d’Ippona il male è mancanza di bene, cioè di essere. “Quindi”, mi incalzò il professore, “per sant’Agostino il fatto che l’uomo abbia le ali è male”. Touché. Il male è la privazione di un bene che attiene per essenza a un essere: la virtù per l’uomo, per esempio, ma non le ali.
Torno a godermi il Panorama. Si moltiplicano i casi di minori cui viene praticata, nei modi che la tecnica ha elaborato, la forzatura della sessualità per adeguarne il fisico all’identità percepita, appunto perché il sesso e il gender non coinciderebbero, come non coinciderebbe il voler volare con il fatto di non poterlo strutturalmente fare, il male essendo stato trasformato nell’assenza di un bene presunto, percepito, astratto invece che un aspetto sostanziale della propria natura.
Panorama parla della nostra cara vecchia conoscenza, la giovanissima Keira Bell, che «iFamNews» ha eletto a bandiera della riscossa. Si parla della clinica inglese Tavistock, all’avanguardia nel cercare di far volare i più piccoli tarpando loro le ali. Si parla di tanti altri esempi che ci disturbano e di tanti altri casi di piccoli esseri umani storpiati che vogliono tornare indietro, che vogliono dire «basta», che maledicono la menzogna primordiale e aberrante del gender.
Raccapriccio nel raccapriccio, la bugia del gender si accanisce esattamente sui minori. Su chi, come ho scritto, non è adulto e non sa, non prevede, non è coperto. Il nostro mondo in cui, ogni due per tre, ti chiedono l’obolo, lacrimuccia pendente dall’angolo dell’orbita oculare, per questo o per quel bambino sofferente, questo nostro mondo ipocrita passeggia invece indisturbato per le vie del centro anche di fronte a questo accanimento molesto contro i piccoli violentati dall’ideologia gender.
Pochi giorni fa, l’8 luglio, ricorreva il centenario del mostro John Money (1921-2006), la cui avventura perversa ho raccontato sulle pagine del quotidiano Libero alla vigilia. Il suo caso suscitò orrore, persino un bel libro di denuncia, ma per un quarto d’ora: poi tutto ha continuato come se nulla fosse. E così le Keira Bell hanno potuto ripetersi. L’attenzione al sesso e alla sessualità dei minori cresce, e mi spaventa. L’ideologia gender è un assurdo sostanziale e logico, storico e filosofico. Tocca i più piccoli e quindi evoca Erode. E il salmista allora direbbe: «Fino a quando, Signore?»