San Valentino di Terni, o da Terni, è stato un vescovo e martire cristiano. La datazione della sua nascita è incerta, pare però sia stato giustiziato a Roma il 14 febbraio del 346 o del 347 d. C., dopo avere ottenuto la conversione al Cristianesimo di alcuni personaggi importanti, rampolli dell’aristocrazia senatoria. In epoca postcostantiniana, quindi, quando già la religione cristiana era divenuta perfettamente lecita, eppure le faide che opponevano la classe dirigente romana non si spegnevano e il vescovo Valentino ne fece le spese.
Il santo è considerato il protettore degli innamorati da quando, nel 496, papa Gelasio I istituì la ricorrenza a loro dedicata sostituendola ai lupercalia, festa pagana invero piuttosto “disordinata”, legata al ciclo di morte e rinascita della natura, alla sovversione delle regole e alla distruzione dell’ordine che avrebbe permesso al mondo di purificarsi e rinascere, da cui ha avuto origine anche il Carnevale.
I lupercalia cadevano alla metà del mese di febbraio e Gelasio fissò al 14 del mese, giorno della morte del vescovo Valentino, una festa dedicata all’amore nel solco della tradizione biblica, fertile e fruttuoso, ponendola sotto la protezione del santo. Più una festa degli sposi che non degli innamorati, a ben guardare.
La connotazione religiosa si è poi persa nel tempo e nel 1969 la Chiesa Cattolica l’ha cancellata dal calendario delle festività ecclesiastiche.
Da molto tempo infatti San Valentino è la festa cheap dei cioccolatini, dei menù a tema al ristorante, dei fiori bruttini nei supermercati, dei biglietti con i cuori. Povero vescovo Valentino, colto e profondo, dotato anche di poteri taumaturgici con cui curava, pregando, le malattie di nervi. È pure patrono degli epilettici, infatti, che forse ci tengono di più.
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