La settimana che si è appena conclusa ha visto la ricorrenza di due festività religiose cattoliche considerate “minori”, ma di cui è bello serbare il ricordo.
La prima è stata quella della Candelora, mercoledì 2 febbraio, in ricordo della presentazione di Gesù al tempio, osservata anche dalla Chiesa ortodossa e da alcune chiese protestanti. Nella celebrazione liturgica si benedicono le candele, simbolo di Cristo «luce per illuminare le genti», come il Bambino viene chiamato da Simeone al momento della presentazione al tempio di Gerusalemme, prescritta dalla legge giudaica per i primogeniti maschi (dal Vangelo di Luca, 2,22-35). Un noto adagio recita «Se c’è sole a Candelora, dell’inverno semo fòra, ma se piove o tira vento, de l’inverno semo dentro”», con la dizione in uso nelle regioni del Nord Italia ma con il medesimo significato anche altrove. La sostanza è che se il giorno della Candelora c’è il sole l’inverno è quasi finito, se invece il tempo è brutto, cioè piove o tira vento, esso non è ancora terminato.
Il giorno successivo, il 3 febbraio, si è festeggiato san Biagio, ossia Biagio di Sebaste, vissuto a cavallo fra il III e il IV secolo d.C., armeno, vescovo e martire, decapitato nel 313. È considerato il protettore della gola, forse perché fra le numerose attribuzioni di miracoli ricevette anche quella di aver salvato un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce. A Milano e nel milanese, si usava mangiare in questo giorno l’ultima fetta di panettone, conservata dalle feste del Natale. Pare che in un tempo lontano una donna, qualche giorno prima del 25 dicembre, portò il panettone a un frate, chiamato Desiderio, per farlo benedire. Poiché il frate era molto indaffarato, le disse di lasciarglielo e di tornare a riprenderselo, ma la donna tardò a venire e il frate fettina dopo fettina mangiò tutto il dolce. Quando infine la donna, il 3 febbraio, andò a riprendersi il panettone, con grande sorpresa il frate, invece di trovare solo briciole nel sacco, trovò un dolce grande il doppio del precedente e lo restituì alla donna.
Una data del tutto laica si è festeggiata invece il giorno 4, il primo venerdì di febbraio: giunta alla nona edizione, la Giornata dei calzini spaiati è nata in una scuola primaria della provincia di Udine e vuole sensibilizzare le persone, e soprattutto i bambini, rispetto all’autismo e a ogni diversità, compresa naturalmente la disabilità. Sta diventando un’abitudine, perciò, recarsi a scuola in quel giorno con calzini di diverso colore, per raccontare la differenza e pure l’imperfezione senza farne un dramma. Sarebbe bene per questo ricordare anche che non esistono vite «non degne di essere vissute», che la vita vale sempre, dal concepimento alla morte naturale, di qualsiasi colore si indossino le calze.
Ricorre oggi, infatti, la Giornata per la vita, che vede la 44esima edizione con il motto «Custodire ogni vita»: «iFamNews» se ne fa volentieri eco e megafono, con una “edizione” completamente dedicata.
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