La chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, detta anche e più semplicemente chiesa del Purgatorio ad Arco, è una chiesa barocca che più barocca non si può, commissionata nel 1616 dalla congregazione laica Opera Pia Purgatorio ad Arco all’architetto Giovan Cola di Franco e consacrata nel 1638. Si trova a Napoli, «su» via dei Tribunali, nel centro più antico della città.
È sede di un complesso museale suggestivo, e si compone di due livelli: una chiesa superiore che nell’intenzione del suo ideatore rimanda alla dimensione umana e terrena e un ipogeo, l’area cimiteriale sottostante, a rappresentare il Purgatorio. «La cura delle anime del Purgatorio era uno dei punti principali della nuova chiesa controriformata e tutto l’apparato decorativo del Complesso venne ideato per ricordare, a passanti e fedeli, che le anime attendevano una preghiera in suffragio per potersi liberare dal fuoco del Purgatorio e ascendere al Paradiso».
La parte sotterranea della chiesa, in realtà, era concepita non semplicemente come cripta, ma come una chiesa vera e propria, «soprattutto, pensata per rendere materialmente, nella sua scarna e austera semplicità, quel mondo ultraterreno che ospitava le anime da salvare con l’ausilio di messe e preghiere».
È lì che nasce il culto delle «anime pezzentelle», le anime che domandano (dal latino petere, chiedere) preghiere utili al riscatto dell’anima e all’ingresso nel Paradiso. Il culto pare essere sorto spontaneamente, quando la nuova chiesa propose la cura delle anime dei defunti come una delle principali pratiche religiose per stabilire, attraverso preghiere e messe in suffragio, un legame liturgico tra i vivi e i morti. «Ma a Napoli la relazione diretta con l’anima va oltre, scavalca il limite del tempo della vita e penetra in quello che oltrepassa la vita attraverso rituali dove la pietas popolare mostra tutta le sue più profonde sfaccettature. Oggetto di culto diventano le anime anonime, quelle abbandonate e senza nome, quelle i cui corpi, che non avevano beneficiato dei riti di compianto, venivano sepolti nelle fosse comuni. Il rapporto si stabilisce attraverso l’adozione di un teschio, che secondo la tradizione è sede dell’anima, che viene scelto, curato, accudito e ospitato in apposite nicchie. L’anima pezzentella […], anima anonima o abbandonata, invoca il refrisco, l’alleviamento della pena, e colui che l’ha adottata, la persona in vita, a lei chiede grazia e assistenza».
Piccoli altari adorni di fiori, lumini, ex voto. Cuscinetti, rosari, bigliettini con messaggi e preghiere. Tutto testimonia la cura e il culto resi alle anime di sconosciuti per cui pregare e che pregano per i vivi. La più famosa è Lucia, corona preziosa e velo nuziale, principessa giovanissima morta subito dopo le nozze, eletta dall’amore e dalla devozione popolare a protettrice delle spose.
Oggi il culto vero e proprio di queste anime non è previsto, forse sono poche, fra l’altro, le persone che conoscono la storia e la tradizione di questa chiesa. È dolce però ricordarle, in attesa, fra poco, della commemorazione di tutti i Defunti.