«Nostradomus». La lavanda

La bellezza della famiglia attraverso storie, apologhi, aneddoti e spunti raccolti oggi per seminare un domani migliore

Abbazia di Sénanque

Fioriscono, a partire dal mese di giugno, numerose piante che accompagneranno tutta l’estate con i loro colori e i loro profumi. Una di queste è la lavanda, nome scientifico Lavandula L. 1753 secondo la classificazione dello scienziato svedese Carl Nilsson Linnaeus, Carlo Linneo (1707-1778), che con il testo Species plantarum diede avvio alla nomenclatura botanica moderna.

La lavanda è nota sin dall’antichità e già i Romani ne aggiungevano le spighette viola alle acque dei bagni. Le proprietà terapeutiche della lavanda sono rilassanti, antidepressive e antidolorifiche.

La pianta è diffusa in tutto il bacino del Mare Mediterraneo, nell’Africa del Nord e in Asia, dalla Penisola Arabica all’India.

In Europa, sono famosi i campi di lavanda della Provenza, nel Sud della Francia, eredità preziosa dei monaci cistercensi che diedero inizio alla sua coltivazione. Ancora oggi, anzi, alcune abbazie provenzali continuano questa tradizione, creando una voce importante per l’economia locale, come per esempio l’abbazia di Sénanque, piuttosto famosa, che è possibile visitare.

La leggenda narra che la lavanda giunse in Provenza grazie a una fata, di nome Lavandula, che aveva gli occhi blu intenso e violaceo e i capelli biondi. Lavandula desiderava trovare un posto dove stabilirsi e, sfogliando un libro di paesaggi, giunse alla pagina della Provenza. Quelle terre all’epoca erano brulle e aride e la fata nel vederle iniziò a piangere dal dispiacere per quei luoghi che le apparivano tanto tristi. Le sue lacrime, di colore blu lavanda, caddero sulle pagine del libro, macchiandole in modo indelebile. Per rimediare, la fata strappò un pezzo di cielo per coprire le macchie e così facendo tutti i campi brulli in Provenza per incanto si ricoprirono di distese di fiori blu profumatissimi, la lavanda, che divenne la preziosità e la caratteristica di quei luoghi.

Nell’antichità si attribuivano alla lavanda proprietà magiche. In particolare, si pensava che Venere, la dea dell’amore, ne utilizzasse il profumo per attrarre gli uomini e farli innamorare. Per questo motivo è nata poi la tradizione, diffusa in molti luoghi, di inserire sacchetti con le spighette profumate dei fiori di lavanda nel corredo delle spose, simbolo di buon auspicio per una vita coniugale di amore e felicità, con il beneficio aggiuntivo di profumare la biancheria in modo raffinato e piacevolissimo.

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