«Nostradomus». L’arcobaleno ritrovato

La bellezza della famiglia attraverso storie, apologhi, aneddoti e spunti raccolti oggi per seminare un domani migliore

Arcobaleno

Image from Pixabay

Rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto. Sono i colori dell’arcobaleno, simbolo di gran moda in questi tempi tribolati.

«Fenomeno ottico atmosferico che produce uno spettro quasi continuo […] nel cielo quando la luce del Sole attraversa le gocce d’acqua rimaste in sospensione dopo un temporale, o presso una cascata o una fontana», l’arcobaleno è stato osservato dagli antichi Greci, descritto dagli astronomi persiani, misurato dal filosofo Roger Bacon (1214 ca-1292) nel XIII secolo, ricondotto alla riflessione della luce solare dall’accademico e teologo Teodorico di Freiberg (1250 ca-1310) nel XIV, precisato dagli studi sulla rifrazione di René Descartes, Cartesio, (1596-1650) nel 1637, spiegato compiutamente dallo scienziato Isaac Newton (1642-1726) nella sua opera Opticks nel 1704.

Newton fu il primo a dimostrare che la luce bianca è composta dalla luce di tutti i colori dell’arcobaleno, che potevano essere separati in uno spettro completo di colori attraverso un prisma di vetro.

Queste le note, assolutamente sommarie e rudimentali, per quanto riguarda l’aspetto scientifico e storico.

Per quanto riguarda invece il fascino che un fenomeno naturale tanto complesso e misterioso ha esercitato sull’uomo sin dalla notte dei tempi, e le spiegazioni che egli se ne è dato, si apre invece un capitolo lunghissimo.

Nella Bibbia (Genesi 9, 13), l’arcobaleno è il simbolo del patto fra Dio e l’umanità, dopo che Noè e la sua famiglia sono sopravvissuti al diluvio a bordo dell’Arca, in base al quale il Signore promette che mai più avrebbe inondato la Terra per punire i peccati umani.

Nel buddhismo tibetano, il «corpo di arcobaleno» sarebbe lo stato di sola luce, che successivamente scompare, raggiunto al momento della morte tramite la pratica di meditazioni speciali, riservate a persone particolarmente formate nella pratica.

Per gli Egizi l’arcobaleno era costituito dalle sette stole colorate di Iside, dea della fertilità e della maternità, mentre per i Babilonesi dalla collana tempestata di pietre iridate di Ishtar, dea, anch’ella, legata alla fertilità della terra e della donna.

Nella mitologia indiana è Indradhanush, l’«arco di Indra», dio del fulmine e del tuono. In quella greca, l’arcobaleno è il sentiero fra la Terra e l’Olimpo creato da Iris, messaggera degli dei. Per la mitologia cinese, invece, si tratterebbe di una spaccatura nel cielo sigillata con pietre di sette colori differenti dalla dea Nüwa, divinità legata al mito della creazione, simile a una sirena, con busto e testa di donna e coda di pesce, o di serpente, o di drago.

Per i Norreni, popolazioni scandinave del IX-XIV secolo, un arcobaleno chiamato «Ponte di Bifrǫst» collega il regno di Ásgarðr, dimora degli dei, e quello di Miðgarðr, dove vivono gli esseri umani. Il nascondiglio segreto del leprecauno, una sorta di gnomo o folletto inoffensivo tipico del folklore irlandese, si troverebbe in una pentola piena d’oro, posta alla fine dell’arcobaleno, cioè in un luogo impossibile da raggiungere. Sorprendentemente sussiste in Sardegna una leggenda analoga, per cui si dice che sotto l’arcobaleno vi sia una pentola colma di monete d’oro o un tesoro simile che, in dialetto campidanese, è chiamato su scruxoxu.

Si tratta, in tutti i casi e a ogni latitudine, di un simbolo forte, sempre connotato di un significato religioso, che rimanda costantemente al legame inscindibile fra l’umanità e la divinità, fra il terrestre e il divino, fra l’uomo che teme e non vuole essere lasciato solo e il Cielo che si protende su di lui.

Ma non è finita qui. L’arcobaleno ha, appunto, la forma di un arco, di una mezzaluna, legata alla femminilità, alla fertilità, alla prosperità, cui riconducono guarda caso molte delle leggende che mitologia e folklore hanno tramandato in popolazioni anche molto lontane fra loro. Ricorda il grembo di una donna incinta. Sarebbe bene ricordarlo, prima di attribuire all’arcobaleno significati che, invece, esso non ha.

Exit mobile version