Last updated on aprile 6th, 2021 at 05:27 am
Nel 2015 fu Angelino Alfano, ministro dell’Interno del governo Renzi, a cancellare la dicitura “madre” e “padre” dai documenti d’identità dei minori di anni 14 e nel 2019 fu Matteo Salvini, in carica sulla medesima poltrona, ma con il governo Conte II, a introdurla nuovamente. La voce alternativa era ed è stata poi “genitori”, oppure “genitore 1” e “genitore 2”.
Come noto a tutti, il ministro dell’Interno attualmente in carica, l’onorevole Luciana Lamorgese, ha di nuovo messo mano alla questione e si prevede a breve la nuova cancellazione di mamme e papà, derubricati a “genitore 1” e “genitore 2”. Che poi chissà quanti litigi nelle case degli italiani, per stabilire chi sia al primo posto e chi al secondo. Tutti sanno che chi chiede ai bambini se vogliano bene più alla mamma o al papà è di solito una vicina impicciona, o il cugino “picchiatello”, o la zia ottantenne e un poco sorda.
Le associazioni familiari hanno già espresso in ogni sede il proprio disaccordo alla cancellazione dei termini più corretti, cioè “madre” e “padre”, sia online, sia con petizioni pubbliche, sia pochi giorni fa in piazza davanti al Viminale, e “iFamNews” con grande orgoglio era presente.
Pure la politica, però, non ci sta e alza la voce, anche se, forse, non in coro unanime quanto sarebbe necessario e auspicabile. Il senatore Gasparri, per esempio, ha detto la sua.
In Toscana, però, un documento ufficiale chiede alla Regione e al suo presidente di evidenziare in ogni sede adatta e opportuna il disaccordo di alcuni consiglieri, nello specifico Marco Casucci, G. Galli ed Elisa Montemagni, della Lega, al progetto dell’on. Lamorgese.
Il motivo è presto detto: madre e padre, così come mamma e papà, non sono termini neutri né, per carità, “concetti antropologici”. Si tratta di persone fatte di carne e sangue che ricoprono un ruolo ben preciso e definito, essenziale per la crescita psicofisica di ogni bambino e di ogni bambina, essenziale anzi per la loro crescita tout court.
«L’Europa ce lo chiede», la scusa sempre buona e sempre valida, è una grande sciocchezza che non svela invece il retroscena della questione, il grimaldello ideologico che sottende a tutto quanto e che vorrebbe sfruttare l’occasione per annullare una volta per sempre le specificità legate al sesso delle persone per ricondurre invece il tutto al gender, concetto sfumato e opinabile, in un panorama in cui tutte le vacche sono bigie.
Come afferma Marco Casucci, primo firmatario della richiesta, «in nome del politicamente corretto si tenta nuovamente di rimettere in discussione uno dei capisaldi della società: la famiglia imperniata sui ruoli della madre e del padre».
Nulla da aggiungere.
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