Last updated on Agosto 11th, 2020 at 03:28 am
Più morti che nuovi nati. Il 2019 dell’Europa si chiude con un saldo demografico negativo, esattamente come avvenuto nel 2018: due anni neri, che spezzano un trend di costante crescita durato oltre mezzo secolo.
I dati mostrano una situazione così preoccupante che Ursula von Der Leyen, presidente della Commissione Europea (CE), ha deciso di rendere pubblico il primo report sul tema, «Rapporto sull’impatto del cambiamento demografico». Cosa dice il report? Che nel mondo non ci sono mai stati così tanti europei come oggi, ma pure che non ci saranno mai più. Il calo della popolazione sembra infatti un fenomeno inarrestabile, destinato a mettere a dura prova la tenuta sociale del Vecchio Continente. In pericolo, in primis, è la sostenibilità della Sanità pubblica e la tenuta del sistema previdenziale.
In Europa si nasce sempre meno
Nonostante la quasi totale indifferenza dei media italiani, dunque, la notizia c’è: è la prima volta che la CE affronta l’emergenza denatalità con un report specifico, a conferma che l’allarme lanciato da “iFamNews” alcuni mesi fa non era affatto esagerato.
Perché un Paese abbia un saldo demografico positivo e stabile, il tasso di fecondità medio dovrebbe essere di almeno 2,1 figli per donna. Oggi in Europa questo tasso si ferma a 1,55, dato, questo, che scende ancora se l’attenzione si focalizza su alcune aree come la Sardegna, regione esplicitamente citata nel report: qui il tasso di fecondità è 1,25 figli per donna.
L’ultima spinta alla crescita demografica è stata data dall’immigrazione, ma anch’essa è destinata a fermarsi: secondo la CE, con il tempo gli immigrati tendono infatti a emulare gli stili di vita autoctoni adeguando al ribasso la fecondità. Entro cinque anni la crescita demografica europea si bloccherà quindi del tutto, per poi trasformarsi in decrescita, cosa che potrebbe portare la popolazione del Vecchio Continente dai 447 milioni di abitanti odierni ai 424 milioni del 2070.
Più anziani e meno forza lavoro
A diminuire sarà pertanto anche la forza lavoro e di conseguenza la produttività. Se nel 2004 l’Europa rappresentava oltre il 18% della ricchezza mondiale, nel 2018 ne ha rappresentato il 14% e la tendenza segnala diminuzioni ulteriori per il futuro. Se cala la forza lavoro, cresce però l’età media: oggi sono 265 milioni gli europei tra i 15 e i 65 anni, ma nel 2070 saranno solo 220 milioni. Con una crescita così significativa delle persone anziane, legata appunto alla diminuzione della forza lavoro, il sistema sanitario dei singoli Stati verrà messo a dura prova.
Aumenterà il numero delle persone che soffrono di patologie croniche e che dunque necessitano di terapie prolungate così come di assistenza anche nelle azioni quotidiane più semplici. La domanda è: saranno sufficienti le entrate per consentire allo Stato di garantire i servizi essenziali? Domanda non da poco conto, dato che a mutare è anche la famiglia: sempre meno sono infatti le famiglie formate da mamma, papà e due o più figli, laddove cresce invece il numero di single, soprattutto nelle grandi città, delle coppie senza figli e degli anziani soli.
Non è banale ricordarlo: si studia di più, si cambia città, regione, a volte anche Stato per lavoro e ci si sposa più tardi e meno. I legami con la propria famiglia di origine si fanno sempre più labili e la formazione di famiglie nuove più difficile secondo uno stile di vita da sempre incoraggiato, con l’Europa in prima linea, ma che sul lungo periodo inizia a mostrare tutta la sua fragilità sociale.
È il momento
No, in questo report non ci sono soluzioni. Non vi sono ricette per sostenere la natalità, né prospettive positive per i giovani, che spesso pagano il prezzo più alto della crisi, né rimedi per gli anziani soli. Ma c’è, finalmente, una fotografia dell’emergenza, che insiste e resiste sui tavoli che contano in Europa. Dubravka Šuica, vicepresidente della CE, responsabile per il settore demografia e democrazia, ha detto al quotidiano francese Le Figaro: «I cambiamenti demografici attuali sono una sfida gigantesca per l’Europa. Le persone si spostano dalle aree rurali ai centri urbani e migrano da est a ovest del continente. La popolazione sta invecchiando, i villaggi e le piccole città si svuotano e le persone si sentono abbandonate. Non ci sono più negozi, niente più asili, niente più dottori… Questa realtà sta erodendo la fiducia nelle istituzioni democratiche». L’analisi dunque c’è, ed è precisa. La progettazione?
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