L’organizzazione religiosa Focus on the Family ha lanciato una nuova campagna pubblicitaria intitolata “It’s a Baby” (È un bambino), in cui si contesta l’uso del termine “feto” per descrivere i bambini nati prima della nascita. La campagna arriva a pochi giorni dall’anniversario di un anno della sentenza Dobbs v. Jackson Women’s Health della Corte Suprema, che ha ribaltato l’accesso all’aborto a livello nazionale stabilito da Roe v. Wade. L’annuncio presenta vari scenari in cui le persone si riferiscono al bambino pre-nato come “feto”, per poi essere corrette da altri che insistono nell’usare il termine “bambino”. L’obiettivo della campagna è sottolineare l’umanità del bambino pre-nato e incoraggiare un più ampio riconoscimento di questa verità.
Secondo Jim Daly, presidente di Focus on the Family, l’organizzazione voleva sfidare la disumanizzazione del bambino pre-nato utilizzando “termini scientifici antisettici”. L’annuncio mira a dimostrare che è più accurato e significativo riferirsi al nascituro come a un “bambino”. Daly sottolinea che anche il sito web della Mayo Clinic si riferisce al nascituro come a un “bambino” più volte nei suoi articoli sullo sviluppo. La campagna spera di suscitare conversazioni e di portare l’attenzione sulla realtà dell’umanità del bambino pre-nato.
I sostenitori pro-life hanno risposto positivamente all’annuncio, lodandolo come un messaggio di “buon senso” e “brillante”. Ritengono che ritragga efficacemente il modo in cui le persone discutono e si riferiscono naturalmente ai bambini, rafforzando ulteriormente il messaggio che il bambino pre-nato deve essere riconosciuto come un bambino.
Dopo la sentenza Dobbs, la questione dell’aborto ha guadagnato maggiore attenzione a livello statale. Alcuni Stati stanno introducendo restrizioni sull’aborto, mentre altri promettono di garantire l’accesso all’aborto. La campagna “È un bambino” mira a contribuire alla conversazione nazionale in corso sulla santità della vita umana.
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