Qualcuno la vede come una risposta al vessillo arcobaleno dei movimenti LGBT+, ma in realtà la bandiera pro life, tra l’altro appena adottata ufficialmente dallo Stato noramwericano del Nebraska è nata, in realtà, fuori dal contesto politico-istituzionale, come simbolo voluto per unire i movimenti a favore del diritto alla la vita di tutto il mondo.
Il vessillo è stato scelto attraverso un concorso di progetti che ha coinvolto più di settanta associazioni. Al Pro-Life Flag Project hanno preso parte, tra gli altri, il March for Life Education and Defense Fund, Students for Life of America, New Wave Feminists, Democrats for Life, Save the Storks, Maryland Right to Life e Focus on the Family.
L’idea di uno stendardo che rappresentasse diverse realtà associative è dell’attivista pro life Will McFadden, che, in occasione della Marcia nazionale per la vita di Washington del 2017, si rese conto per la prima volta dell’assenza di un logo unificante.
Come riferisce James Chapman, portavoce del «Pro-Life Flag Project», il concorso per la sua ideazione ha coinvolto «diverse migliaia» di candidati da tutto il mondo. La votazione finale è avvenuta a luglio, in due turni, concretizzandosi in quasi 6mila voti. L’immagine vincente è stata realizzata da Nanda Gasperini, designer italo-brasiliana di San Paolo.
Divisioni da ricucire
Erin Younkins, direttrice dell’Ufficio per la vita, la giustizia e la pace dell’Istituto per l’evangelizzazione dell’arcidiocesidi Baltimora, auspica che il vessillo adottato aiuti a cementare l’unità all’interno di un movimento pro life in cui, purtroppo, talora non mancano diatribe. «C’è molta divisione nel movimento, viste le diverse ideologie politiche, i diversi background e le diverse appartenenze religiose», afferma la Younkins. «Soprattutto l’anno scorso abbiamo riscontrato parecchi litigi e “fuoco amico” tra i gruppi a favore della vita». E così, «riunire il più possibile il movimento è a mio avviso un obiettivo importante».
Rosa e azzurro
La bandiera mostra i minuscoli piedi di un neonato circondati dalle mani protettive della mamma. I colori e i segni scelti sono importanti. Lo sfondo bianco, tondo, simboleggia la protezione dalla violenza nell’utero materno e al contempo l’innocenza del bambino. In questo modo il movimento pro life vuole esplicitare l’amore tanto per il figlio quanto per la madre.
Il rosa e l’azzurro rappresentano sia i due sessi sia la compresenza delle vite del figlio e della mamma. Le strisce – altrettanto rosa e azzurro, in omaggio ai genitori – che completano la bandiera riproducono il simbolo matematico dell’uguale (=) per ribadire che il nascituro è «ugualmente e pienamente umano, quindi meritevole di uguali diritti umani».
Più la bandiera avrà visibilità, sostiene Chapman, più si rafforzerà la consapevolezza intorno alla causa della vita, sia tra i contrari all’aborto sia tra i suoi sostenitori.
«Pensiamo che l’esistenza di una bandiera pro life», spiega Chapman «consentirà ai pro-lifer di mostrare con evidenza nel quotidiano sostegno e solidarietà con l’intero movimento mondiale».
«Speriamo di vedere il simbolo pro life su vestiti, sulle spille da bavero, sui magneti, sui cartelli nei cortili delle abitazioni, sulle immagini per il diritto alla vita, sui loghi, sugli striscioni, ovunqueo», afferma l’ideatore del Pro-Life Flag Project. «Speriamo cioè che diventi onnipresente come la bandiera arcobaleno».
Sul piano giuridico, il logo vuole essere libero da copyright di modo che qualunque organizzazione possa adottarlo, riprodurlo e diffonderlo in tutti im modi possibili, senza mai farne un vessillo proprio ed esclusivo.
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