L’effetto domino delle restrizioni all’aborto irrompe anche nel West Virginia. La proposta di legge attualmente al vaglio del parlamento dello Stato nordamericano si prefigge di vietare l’aborto dopo la quindicesima settimana, analogamente alla legge approvata nel Mississippi e sulla quale si prouncerà la Corte Suprema federale nella garnde aspettativa di un rovercio clamoroso di fronte, e a un’altra proposta in discussione nello in Florida. Sia in Florida sia in West Virginia il divieto sarebbe posto anche in caso di stupro o di incesto, rimanendo consentito l’aborto solo in caso di gravi anomalie del bambino nel grembo materno o di pericolo per la vita della madre.
Orgoglio di una nonna pro-life
Come dice il deputato Repubblicano Ruth Rowan, prima firmataria del progetto di legge in West Virginia, all’Associated Press, il suo Stato è obbligato a proteggere il concepito, come dovrebbe essere per qualsiasi «Stato cristiano in cui le persone si prendano cura delle proprie famiglie e dei propri figli». La Rowan porta sempre con sé due foto del nipote diciassettenne, sordomuto e cieco: la prima mostra il ragazzo oggi, da studente in una scuola attrezzata per la sua disabilità; l’altra lo ritrae dento a una incubatrice, poco dopo la nascita prematura, ad appena ventotto settimane di vita.
E sua figlia i medici avevano detto chiaramente che la gravidanza fosse a rischio e, come da prassi, le avevano menzionato la possibilità di abortire. La giovane madre ha però rifiutato e oggi tutta la famiglia le manifesta ancora gratitudine per questa decisione. «Lui è il nostro miracolo. È per questo che sono così impegnata in quello che sto facendo in questo momento», spiega la nonna, non senza commozione, con riferimento alla proposta di legge in West Virginia. «La vita è preziosa e dobbiamo rispettarla». Rowan ha aggiunto che l’adozione è un’opzione per tutte le donne che affrontano gravidanze impreviste e che «Dio ha una ragione per tutti i nostri figli».
Luoghi comuni filoabortisti
Il West Virginia è uno degli Stati dell’Unione nordamericane in cui l’aborto è in felice arretramento: secondo quanto rileva il Guttmacher Institute, rispetto al 2014 il numero delel strutture che lo praticano è sceso da cinque a una. la legislazione permette infatti l’aborto fino alla ventesima settimana di vita del bimbo; al tempo stesso le donne che vogliano abortire ottenere una consulenza medico-amministrativa e attendere il nulla osta dopo 24 ore. Se la procedura coinvolge una minore, i genitori devono essere informati.
Le possibili ulteriori restrizioni per una legge statale già di suo poco permissiva hanno gettato nell’allarme fra i gruppi filoabortisti. Katie Quinonez, direttrice esecutiva del Women’s Health Center of West Virginia, unica struttura che ancora pratica aborti in quellon Stato, sottolinea le difficoltà che le donne a recarsi a Charleston, dove sorge la struttura abortiva, in un territorio in prevalenza rurale la cui rete di trasporti è poco efficiente.
Non trovando argomentazioni rerali, Quinonez è quindi caduta in un ginepraio di banalità liberal: «I divieti all’aborto sono, per impostazione predefinita, razzisti, sessisti e radicati nel senso di supremazia che hanno i bianchi, in particolare per quanto concerne lo sfruttamento delle donne nere, il controllo del corpo e le decisioni che prendono le donne», dice. Secondo lei, infatti, una legge sull’aborto così restrittiva penalizzerebbe le persone «già emarginate dai nostri sistemi sanitari», tra cui le donne di colore. Parole al vento già mille volte confutate.