Last updated on Luglio 8th, 2021 at 05:54 am
La narrazione abortista si nutre di storie commoventi. I casi difficili di donne cui è stata negata la possibilità di abortire occupano sovente spazi sui media di massa. L’obiettivo è evidente, duplice, correlato: turbare gli animi dell’opinione pubblica e persuadere sulla necessità di rendere legale l’interruzione volontaria di gravidanza. Ma esistono storie che proprio grazie a legislazioni contrarie all’aborto conoscono un lieto fine. È il caso Yvonne Morgan, una donna nordirlandese, e del suo ultimo figlio.
La sterilizzazione mancata
La vicenda, come racconta Right To Life News, ha inizio nel 2016. A quei tempi in Irlanda del Nord l’aborto era illegale (è stato approvato nel 2020). Yvonne era appena stata lasciata da suo marito e si era vista costretta a tornare a vivere a casa di sua madre, condividendo una stanza con i suoi due figli piccoli e con suo fratello. La condizione restrittiva la aveva spinta a programmare una sterilizzazione per evitare di avere altri figli in futuro. Così aveva preso appuntamento per sottoporsi all’operazione. «Avevo deciso di non volere più figli», spiega la donna oggi 38enne a The Irish News. Poi, la mattina dell’operazione, l’evento inatteso. «Ho scoperto di essere incinta», racconta, «ho avuto quasi un infarto, ho pianto tantissimo, l’operazione doveva essere annullata».
Due gemelli
Il primo pensiero ha raggelato Yvonne: «Come avrei potuto ospitare un altro bambino a casa di mia madre, dove io e gli altri due miei figli dormivamo nello stesso letto?». La donna, come riferisce oggi, era «spaventata a morte», a tal punto da pensare di affidarsi proprio a un’opzione di morte: «Non sapevo cosa avrei potuto fare, quindi sono andata nel panico ed è per questo che ho pensato: “Ho bisogno di abortire, non posso farcela, non ho nemmeno un tetto sopra la testa”». Pensieri e paure si sono trasformati in tormenti quando Yvonne ha scoperto di aspettare due gemelli: «Sono rimasta scioccata».
Il provvidenziale incontro
In preda all’ansia, Yvonne si è immediatamente messa in contatto con la Family Planning Association di Belfast, ente affiliato all’industria abortista statunitense Planned Parenthood. Prima di fissare l’appuntamento con l’aborto (forse oltreconfine), Yvonne ha però incontrato sulla sua strada un amico, che l’ha convinta a rivolgersi a Precious Life, un gruppo nordirlandese che aiuta le gestanti in difficoltà. «Mi hanno rassicurata», dice Yvonne. «Potevano aiutarmi per tutte le ragioni che mi mandavano nel panico», comprese le difficoltà economiche e l’assenza di una relazione stabile con il padre delle due creature. Grazie a questo incontro ha scoperto che aspettare altri due figli «non era la fine del mondo, anche se sembrava così».
Grata per l’aborto illegale
Yvonne ha così dato alla luce le sue due gemelline, Eden ed Erin. «Essere una mamma single, lavorare e crescere i miei figli non è stato facile», afferma oggi. Ma ne è valsa la pena. Ringrazia Dio per la nascita delle piccole: «Hanno portato tanta gioia, non solo alla mia vita ma a tutta la mia famiglia». Le emozioni personali si intrecciano dunque con le riflessioni politiche. «Sono davvero felice che la legge sull’aborto non fosse ancora in vigore quando ho scoperto la mia gravidanza non pianificata», ammette. E rincara: «Sono grata che non ci fossero cliniche per aborti qui, perché altrimenti ci sarei entrata».
100 mila vite in più
La portavoce di Right To Life UK, Catherine Robinson, afferma che «storie come quella di Yvonne dimostrano la necessità di tutele legali per i bambini non ancora nati». La Robinson stima che oggi in Irlanda del Nord – che ha meno di 2 milioni di abitanti – ci sono 100mila persone che non sarebbero vive se l’aborto fosse stato liberalizzato come nel resto del Regno Unito. Questa cifra è stata confermata nel 2017 dalla Advertising Standards Authority, l’autorità garante della pubblicità britannica. «Le piccole Eden ed Erin possono essere aggiunte a quelle 100 mila persone», commenta la Robinson.