Last updated on Ottobre 28th, 2021 at 05:31 am
In alcuni Paesi del mondo, quali per esempio gli Stati Uniti d’America e il Canada, ma anche, per rimanere in Europa, la Francia, è vietato manifestare contro l’aborto all’interno e nei pressi di ospedali e di strutture che pratichino interruzioni volontarie della gravidanza. Di più, in quei luoghi è vietato anche pregare, come hanno sperimentato nel passato recente attivisti pro life più o meno assertivi e financo medici e sacerdoti.
In Italia una legge siffatta non c’è, ma è del 2015 la notizia del divieto di recitare il rosario contro l’aborto davanti all’Ospedale Maggiore di Bologna, invocato dall’allora sindaco Virginio Merola. Pensare che proprio nella città emiliana in quegli anni, fra il 2012 e il 2016, anche grazie al sindaco era viva una bella tradizione raccontata pure da «iFamNews» che poi, è il caso di dirlo, si è spenta tristemente nell’incuria: a ogni nuova nascita in uno dei raparti maternità bolognesi, grazie a un sistema di telecontrollo sul lampione antico situato fra piazza Nettuno e via Rizzoli, accanto al palazzo di Re Enzo, variava l’intensità della luce, ad annunciare e celebrare la vita nascente.
Il rosario davanti all’ospedale quel giorno poi non si fece, la giornata di preghiera fu trasferita in piazza San Domenico, davanti alla basilica che dà il nome alla piazza, e i manifestanti cosiddetti pro choice non mancarono di far sentire la propria non garbata protesta.
Pochi giorni fa, a Crema, in provincia di Cremona, nel cuore della Pianura Padana, l’associazione spontanea di preghiera Ora et labora si è vista negare la possibilità di recitare un rosario a favore della vita nascente davanti all’ospedale cittadino. In verità la questura, che sempre viene interpellata in questi casi a garanzia della sicurezza pubblica, non aveva espresso alcun parere contrario, ma a non concedere il permesso è stata la direzione generale dell’Azienda socio-sanitaria territoriale (ASST).
«Siamo rimasti sorpresi e dispiaciuti», ha raccontato ad «iFamNews» Marco Mantovani, referente dell’associazione, con toni pacati ma di grande rammarico. «Il direttore generale in servizio sino a poco tempo fa ha sempre concesso il permesso per richieste analoghe, ma la nuova direttrice insediatasi di recente, la dottoressa Ida Ramponi, ha fatto sapere tramite il direttore facente funzione di “non ritenere opportuno dare concessione” alla nostra iniziativa, senza altre spiegazioni».
Il momento di preghiera si sarebbe tenuto alle 9.30 del mattino, al di fuori dei cancelli del nosocomio, nella zona alberata antistante, e avrebbe radunato come di consueto forse una dozzina di persone. «In passato», continua Mantovani «abbiamo organizzato il rosario davanti ai cancelli sei o sette volte. Siamo stati poi bloccati dal CoVid e dalle limitazioni che tutti conosciamo, ma ora il desiderio di riprendere questa tradizione è forte. A ben vedere non saremmo tenuti a chiedere il permesso all’ASST, visto che il tutto avviene al di fuori degli spazi ospedalieri, né per altro in zone in cui si possa essere d’intralcio, ma l’abbiamo sempre fatto, per educazione, per cortesia».
Alla domanda se per caso non si potesse ravvisare un intento polemico o in qualche modo “accusatorio” nel rosario recitato in quella sede, Mantovani risponde in modo deciso e incisivo: «No, assolutamente. La nostra preghiera non è contro l’aborto né tantomeno contro una donna che decida di abortire. La nostra preghiera è per e a favore della vita nascente, vita considerata bene indisponibile, per credenti e non credenti, la cui difesa è un principio non negoziabile. Questo è il nostro messaggio».
Il giorno dopo la direttrice dell’ASST ha fatto sapere tramite la stampa locale di aver «[…] ritenuto di non consentire la recita del rosario negli spazi di pertinenza del presidio ospedaliero non perché sia inopportuna la preghiera, bensì in quanto essendo istituzione pubblica non ritengo opportuno concedere spazi a manifestazioni di opinioni specifiche, che possono assumere la veste di prese di posizione aziendali».
Pure «iFamNews», per completezza d’informazione, avrebbe voluto sentire anche la voce della direttrice dell’ASST, ma tramite l’ufficio Comunicazione è stato fatto sapere che la dichiarazione già rilasciata «[…] esaurisce ogni ulteriore commento».
In merito alla questione non è pervenuta alcuna comunicazione da parte del cappellano dell’ospedale, don Alberto Guerini, né da parte del vescovo di Crema, monsignor Daniele Gianotti. «Questo mi dispiace», continua Mantovani. «Avrà certamente le sue ragioni per ritenere opportuno di non intervenire, però in tal modo sembra mancare un sostegno alla preghiera che invece sentiamo quanto mai necessario». «Il rosario si farà comunque, non appena riusciremo a riorganizzarci, in maniera sobria come per altro già previsto, arretrando un poco rispetto ai cancelli», conclude.
La politica locale, invece, sempre a mezzo stampa ha fatto sentire qualche voce e qualche battibecco, con la Lega e Fratelli d’Italia critici nei confronti della dirigenza ASST e il Partito Democratico che ne condivide invece la decisione, in nome di un preteso vulnus alle libertà personali, fra cui quella di abortire, che la preghiera pro life comporterebbe.
Anche sui quotidiani locali, cartacei e online, l’accento è stato posto sull’aspetto della preghiera, e ancora della preghiera in quel luogo, davanti al presidio ospedaliero, ed è ricorsa anche in buona fede la domanda piena di sgomento se dunque ai cattolici sia ormai vietato pregare. Forse pregare ancora no, forse pregare in quella sede un pochino sì, forse pregare in quella sede per la vita e contro l’aborto quasi certamente sì.
Quel che risulta evidentemente insopportabile, però, è il messaggio che quella preghiera, quella preghiera in quel posto lì, comporta: che la vita è sacra e indisponibile, che lo è dal momento del concepimento e sino alla morte naturale, che lo è e deve esserlo per credenti e non credenti, per bianchi gialli rossi o blu e, se esistessero, pure per gli UFO.