Vi spiego la natura di un plurale

Perché difendiamo l’univocità delle famiglie plurali dagli attacchi livorosi di chi vorrebbe che la famiglia fosse un’utopia plurima

WCF

Last updated on Ottobre 13th, 2022 at 03:09 am

Il 30 settembre si apre a Città del Messico il XIV Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families, WCF). È un evento che già si annuncia, come sempre, straordinario, non fosse altro che per la qualità e il numero degli oratori, degli ospiti, dei delegati e del pubblico registratosi per presenziare. La bellezza della vita e della famiglia meritano questo e altro, e almeno questo noi, noi dell’International Organization for the Family (IOF) e di «iFamNews» (il primo editore del secondo e manager del WCF), noi questo siamo ancora una volta riusciti, grazie a partner messicani grandiosi, a organizzarlo.

«iFamNews» sarà al WCF di Città del Messico e ne parlerà da queste colonne. Qualche giorno prima «iFamNews» offrirà a tutti i propri lettori una sorpresa, importante e certamente gradita. Non mancate di visitare «iFamNews» dalle 6 del mattino del 28 settembre onde godervi, e per diffondere, la nostra sorpresa per voi.

Il WCF di Città del Messico è però anche l’occasione utile a spiegare un particolare ai nostri lettori, un particolare di cui diversi nostri lettori ci hanno chiesto conto.

WCF: World Congress of Families, in italiano appunto Congresso Mondiale delle Famiglie. È il nome ufficiale del grande newtork mondiale della bellezza della vita e della famiglia, che dal 1997 è la casa comune di un movimento mondiale non-mondialista delle patrie fatto di persone coraggiose, orgogliose, sempre attive.

Ma perché «families», «famiglie»? Perché il plurale?

Il plurale, in questi ambiti, è da tempo ostaggio e preda del pensiero sballato, che usa la sovversione del linguaggio per far avanzare la rivoluzione nel costume, nella società, nella morale. Di solito «famiglie» lo usa l’antilingua, cioè la neolingua ideologica, e spesso ideocratica (quando per esempio riesce a conquistare il potere, imponendosi nell’Organizzazione delle Nazioni Unite, nell’Unione Europea e in altri importanti, o presunti tali, consessi internazionali), per dire che non esiste affatto una famiglia: che non esiste per niente la famiglia naturale, quelle che noi definiamo «famiglia naturale», quella che la natura dimostra essere la famiglia naturale, e «naturale» meglio che «tradizionale» giacché le tradizioni pure avvizziscono e sono appannaggio di una sola cultura. La famiglia naturale, invece, come spiega bene The Natural Family: A Manifesto di Paul T. Mero e Allan C. Carlson (il fondatore del WCF), da cui The Natural Family, il periodico scientifico dello IOF, è la famiglia che così è, non perché piaccia a qualcuno, a me, a voi, ad «iFamNews», all’IOF o al WCF, ma perché tutto il resto non è famiglia.

La famiglia è di suo, per definizione, naturale, o non è, perché ci vogliono sempre e solo un uomo e una donna per costruire quella casa dove la vita nasce che chiamiamo famiglia. Persino due maschi o due femmine che volessero avere figli avrebbero bisogno di quell’atto che è imprescindibilmente eterosessuale per farlo, ricorrano all’inseminazione artificiale o affittino uteri altrui.

«Famiglie» viene però usato da chi appunto pensa che siano «famiglie» le unioni diverse da quelle fra un uomo e una donna, tutte le unioni immaginabili diverse dall’unione fra un maschio e una femmina. Ma non è possibile: ancora, non perché lo dica io, ma perché la natura delle cose è così.

L’unione fra due persone dello stesso sesso, o fra un essere umano e un animale, un vegetale, un oggetto (non è strafare, il mio: la cronaca racconta abbondantemente queste surrealtà) non è una famiglia semplicemente perché non fa quel la famiglia vera, maschio più femmina, fa: generare una vita. Potrà essere qualsiasi altra cosa, ma non è una famiglia. Non perché lo diciamo noi, ma perché è così nelle cose.

«Famiglie» dunque è un sofisma. Pretende di accreditare e giustificare una cosa che non si dà, che non si pone, che non esiste. «Famiglie» per dire che esistono forme plurime di «famiglia» è una bugia.

E allora perché il WCF, che è il massimo organismo mondiale di difesa della famiglia naturale, quella che per come sono fatte le cose da sempre non tollera eccezioni, l’unico modello di famiglia possibile in natura, usa l’ambiguo plurale «famiglie»? Perché la famiglia è un’ipostasi nobile, ma la realtà quotidiana della bellezza della famiglia reale sono le famiglie, tante, tantissime che esistono hic et nunc, che sono la società civile vera, che sono modello anche politico, che sono e debbono essere sovrane e intangibili.

Il pensiero disfatto attuale usa «famiglie» per sabotare l’unicità della famiglia, noi lo usiamo per rafforzare la realtà storica dell’istituto famigliare. È la differenza tra la coppia di fatto polisemia più omonimia contro l’univocità di ciò che è. La realtà non funziona mai a seconda di quello che ne è il nostro pensiero, ma il contrario. La prova del nove la ottiene subito chiunque pensasse che i corpi fisici non siano impenetrabili e attraversasse di corsa veloce un muro: a quel tale succederebbe quello che succede quando le «famiglie» come plurale di famiglia possibile si scontrano con le famiglie tante che difendono l’unicità del dato di natura.

E poi c’è Telmo Pievani, che non è un biologo, bensì un filosofo, e che dunque dovrebbe conoscere la differenza fra natura biologica e natura come normatività dell’essere, evitando svarioni e figuracce.

Exit mobile version