Urrà per Keira, ma non è finita

Non è ancora giunto il momento per abbassare la guardia

Bandiera arcobaleno che sventola nel cielo

Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:07 pm

Il 2 dicembre tre giudici dell’Alta Corte di giustizia di Londra hanno stabilito che gli adolescenti non possano dare consenso informato ai trattamenti medici e chirurgici atti a trasformarne il sesso. Il “caso Keira Bell” si è dunque chiuso con una vittoria, della realtà, della ragione e del buon senso.

Il diritto contro gli abusi

Oggi Keira Bell ha 23 anni. Da adolescente pensava di voler “cambiare sesso” diventando uomo e fu quindi indirizzata alla clinica Tavistock dove, a 16 anni, dopo soli tre appuntamenti di un’ora, le sono stati prescritti agenti bloccanti della pubertà e quindi somministrate dosi massicce di testosterone chimico. «A 20 anni», ricorda, «mi sono sottoposta a una doppia mastectomia, credendo di poter raggiungere la felicità». Ma non è stato così e, l’anno scorso, la giovane Bell ha iniziato un percorso di de-transizione : «È stato straziante rendersi conto di aver preso la strada sbagliata». Pentita, ha fatto dunque causa e, appunto, ha vinto.

In tribunale la giovane ha affermato che le questioni di fondo del caso non sono mai state esaminate dalla Tavistock, la quale si è invece affrettata a inserirla nei «trattamenti di transizione» approfittando della sua giovane età e della sua incoscienza. Insomma, approfittandosi di lei per condurre un esperimento vero e proprio.

L’Alta Corte ha invece preso in considerazione l’età di tutti i giovanissimi interessati dai trattamenti della clinica, concludendo: «È altamente improbabile che un bambino di 13 anni o anche meno sia in grado di dare consenso alla somministrazione di agenti che ne blocchino la pubertà. […] È dubbio che un bambino di 14 o 15 anni possa capire e soppesare i rischi e le conseguenze di lungo termine dell’assunzione di farmaci per il blocco della pubertà. […] Per quanto riguarda i maggiori di 16 anni, giuridicamente si presume che abbiano la capacità di acconsentire alle cure mediche», ma, «date le conseguenze di lungo termine di questi interventi, e dato che questi trattamenti sono innovativi e ancora sperimentali», per poterli praticare è necessaria «l’autorizzazione preventiva del tribunale».

L’indottrinamento dei piccoli

È un punto di non ritorno, a cui il portavoce del Servizio sanitario nazionale britannico ha subito dato seguito. I giovani e i giovanissimi meritano cioè di essere protetti da trattamenti sperimentali dannosi e potenzialmente irreversibili.

Gli attivisti LGBT+ usano sempre argomenti emotivi e dunque manipolatori che negano la scienza e la realtà. L’Alta Corte del Regno Unito ha preso una decisione giusta e ragionevole, basata sui fatti. Lezione imparata, dunque? Sembra di no, nemmeno nel Regno Unito dove, negli stessi giorni in cui la Corte ha emesso questa sentenza storica, la televisione di Stato BBC, che in pendenza di CoViD-19 e chiusura delle scuole si prodiga in programmi educativi e scolastici, ha dato spazio a una serie di interventi scopertamente a favore del transgenderismo indirizzati ai bambini e alle bambine. Shane Jenek, l’australiano noto nei panni di drag queen con il nome di «Courtney Act» è infatti intervenuto parlato nel corso del programma televisivo Celebrity Supply Teacher propagandando ai piccoli ascoltatori il “verbo gender”: «Va bene che ai ragazzi piacciano i ragazzi, che alle ragazze piacciano le ragazze o che alle ragazze piacciano i ragazzi», ha predicato ai piccoli, oppure « tutte queste cose assieme» e pure «che i nostri ascoltatori non siano nemmeno un ragazzo o una ragazza». Mentre ci si domanda cosa diamine dovrebbero essere le persone, grandi e piccine, se non maschietti e femminucce, l’offensiva è più che scoperta. In barba alla suprema magistratura del Paese.

Image source: Bandera LGBT, photo by Ludovic Bertron from Flickr, licensed by CC BY 2.0

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