Un nuovo ISEE per far ripartire l’Italia

Intervista al senatore Simone Pillon, promotore dell’ordine del giorno nel Senato e della proposta di modifica dell’Indicatore

Fra gli ordini del giorno, presentati in Senato, che non hanno ricevuto grande eco mediatica, vi è quello relativo alla riformulazione dell’Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE).

L’ISEE, come si legge sul sito web ufficiale del governo della repubblica, nelle intenzioni dovrebbe servire «[…] per valutare e confrontare la situazione economica dei nuclei familiari che intendono richiedere una prestazione sociale agevolata. L’accesso a queste prestazioni, infatti», continua il testo online, «come ai servizi di pubblica utilità a condizioni agevolate (telefono fisso, luce, gas, ecc.) è legato al possesso di determinati requisiti soggettivi e alla situazione economica della famiglia. L’ISEE serve a determinare in modo equo la partecipazione al costo delle prestazioni sociali e sociosanitarie dei residenti ed è soggetto a controlli».

«iFamNews» ne parla con il sen. Pillon, appartenente al partito della Lega, promotore in Senato dell’iniziativa di modifica del testo.

Qual è, senatore Pillon, la forza politica che in origine ha sollevato la necessità di rimodulare o modificare l’ISEE?

Certamente, è stata la Lega. Poi, debbo dire che anche le altre forze politiche ci hanno seguito su questa strada, ma il punto cardine utile per aprire il tavolo su questa trattativa è stato proprio la posizione presa dal nostro partito.

Quale è stato il ruolo che lei personalmente ha rivestito?

Ho fatto parte della commissione del Forum delle associazioni familiari, che a suo tempo cercò di operare con modifiche opportune durante la stesura dell’ISEE, quindi conosco bene questi meccanismi purtroppo “perversi”, perché fondamentalmente l’ISEE è costruito male. Abbiamo cercato in quel frangente di intervenire ma l’allora funzionario e oggi sottosegretario nel ministero dell’Economia e della Finanze Cecilia Guerra non sentì ragioni. Ci troviamo tuttora, pertanto, a fare i conti con uno strumento iniquo.

Potrebbe per piacere evidenziare brevemente i punti di forza essenziali della modifica da lei proposta, per un lettore comune, non preparato tecnicamente, ma interessato a comprenderla, per esempio per il bene e l’interesse della propria famiglia?

I punti di forza della nostra proposta sono molto semplici. Innanzitutto, l’ISEE è un “misuratore di ricchezza”, che andrebbe utilizzato per tutte le politiche di contrasto alla povertà. Le politiche familiari però non sono politiche di contrasto alla povertà e quindi debbono essere universali, esattamente come il bonus 110, tanto per fare un esempio pratico, a prescindere dal reddito di chi lo richiedesse. Un figlio è un bene che non giova solo alla propria famiglia, ma all’intera comunità. Una famiglia che rimane unita è un bene che giova a tutti. Un anziano che resta in famiglia, sostenuto dai figli e dai parenti, è un bene che giova a tutti. Quindi le politiche familiari dovrebbero rimanere al di fuori del meccanismo dell’ISEE.

Cosa si potrebbe fare, allora?

L’ISEE va decisamente rimodulato. Si deve intervenire per togliere alcuni cespiti che oggi pesano nei conteggi. La casa familiare non può pesare sull’ISEE, per esempio, perché non è un investimento o un bene che genera ricchezza, ma una base che serve per adempiere agli obblighi costituzionali di mantenere, istruire ed educare i figli: non può essere considerato un cespite che aumenta l’ISEE. La stessa valutazione vale per il calcolo sulla base del reddito lordo, l’ISEE non può essere calcolato su di esso, bensì sul netto, altrimenti equivale a pagare le tasse sul proprio ISEE.

Volendo fare l’”avvocato del diavolo”, è possibile che in alcuni punti la proposta non semplifichi a sufficienza, che rimanga troppo complessa e presenti troppi “distinguo” che rischiano di creare confusione?

È possibile che non semplifichi a sufficienza, e questo perché la Sinistra a parole afferma di essere d’accordo con una rimodulazione dell’ISEE, ma in realtà, siccome ha l’obiettivo sempre identico di renderci tutti uguali e tutti più poveri allo stesso modo, non ha l’intenzione reale di mettervi mano.

Quando, realisticamente, sarà possibile giungere a una risoluzione a livello parlamentare della vicenda ISEE?

Mi auguro di sbagliarmi, ma temo che su tutta questa faccenda scenderà nuovamente il silenzio e che la riforma vera dell’ISEE riusciremo a farla solo quando saremo noi al governo.

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