Last updated on Febbraio 6th, 2021 at 07:58 am
La prima “Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola” risale al 7 febbraio 2017. Siamo giunti quindi alla terza edizione, e alunni e insegnanti di ogni ordine e grado sono pronti ad animarla anche quest’anno attraverso le iniziative promosse dal ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca sul portale Noi Siamo Pari con il claim «Un nodo blu contro il bullismo». La giornata è cioè dedicata ad azioni in grado di sensibilizzare l’intera comunità scolastica e civile alla problematica del bullismo nelle scuole, anche nella particolare declinazione del cyberbullismo, ovvero legata al diffondersi sempre più pervasivo dell’uso dei social network e delle app di messaggistica anche fra i giovanissimi.
Iniziativa meritoria, certo. Ma enorme è il rischio di ridurre il tutto a qualche bel cartellone rifinito durante le lezioni di arte e immagine, e a indossare il simbolo dell’iniziativa, un braccialetto con un nodo blu. Più preoccupante, piuttosto, la base su cui poggia l’intera questione.
La piattaforma ELISA, inclusiva
L’articolo 4 della legge 71/2017 stabilisce che ciascun istituto scolastico individui uno o due docenti referenti per la lotta al bullismo e al cyberbullismo. Gli insegnanti dovranno naturalmente essere formati a tale ruolo e potranno approfittare di quella formazione attraverso la piattaforma online ELISA, che propone corsi di e-learning dedicati. Fra questi c’è il corso n. 5, dedicato al Bullismo basato sul pregiudizio, vale a dire quattro ore suddivise in altrettanti moduli per approfondire, fra gli altri, voilà, il bullismo omofobico.
Ora, non dovrebbe neppure essere necessario dire che la violenza e la prevaricazione, contro chiunque e in qualunque situazione, debbano essere fermamente rigettate e punite, ma non si può fare a meno di pensare che si tratti di un ennesimo grimaldello in mano a chi vuole propagandare nelle scuole italiane un’ideologia gender che sfiora l’indottrinamento.
Già il fatto che gli insegnanti che partecipano ai corsi debbano registrarsi come «femmina», «maschio» o «altro» suggerisce una linea assolutamente precisa di pensiero, che continua poi con le indicazioni a includere nei programmi didattici le «minoranze sessuali», a dare una «rappresentazione positiva delle persone LGBT+» (con quel «+» a indicare infinite sfumature di sessualità e sessualismi), a «stimolare conoscenza e curiosità sulle tematiche inerenti sessualità e minoranze sessuali».
Studenti indottrinati all’ideologia gender
Non sarebbe la prima volta che iniziative e progetti apparentemente neutri e rivolti alle scuole nascondano forzature in tal senso: per esempio, già nel 2011, Le avventure di Piccolo Uovo mettevano in scena “due papà”. E il 17 maggio il portale Noi siamo pari promuoverà nelle scuole la “Giornata contro l’omofobia“, che pure non è oggi esattamente un’emergenza educativa.
La Giornata contro il bullismo di domani sarà insomma l’ennesimo tentativo di esautorare le famiglie, sottraendo loro il sacrosanto diritto di educare i propri figli in base ai princìpi in cui credono: quelli della famiglia naturale.